Quando venne annunciata la trasposizione cinematografica di Ghost in the Shell, la maggior parte del pubblico era già pronta a linciare la produzione, sicura che sarebbe uscito un nuovo prodotto à la Dragonball Evolution. E, dopotutto, i presupposti c’erano tutti, considerando la portata del manga di riferimento. Durante l’anteprima del film, però, le nostre paure verso la direzione di Rupert Sanders sono pian piano svanite…almeno per la breve durata della proiezione. Nei pochi minuti di programmazione siamo infatti riusciti a cogliere soltanto alcuni degli elementi della regia di Sanders.
L’anteprima si avvia con la nascita del Maggiore, interpretato in maniera brillante da Scarlett Johansson. Nonostante il poco tempo a disposizione, infatti, abbiamo potuto intravedere le prime reazioni del cyborg a un mondo imperfetto; uno che potrebbe sconvolgere la sua nuova vita da essere cibernetico. Gli altri personaggi, nonostante la staticità di alcune interpretazioni, riescono a restituire un forte senso di realismo e ad immergerci nelle atmosfere della città. Quest’ultima è stata trasposta con cura dal manga originale e plasmata dalla produzione per fornirne uno sguardo più moderno senza, però, tralasciare quel rispetto dovuto per le creazioni di Masamune Shirow e Mamoru Oshii.
Tuttavia, la parte più interessante di Ghost in the Shell è stata sicuramente quella legata alla spettacolarizzazione. Nonostante possa far storcere il naso, è indubbio che le scene d’azione dell’anime originale siano alcune tra le più memorabili all’interno del franchise, e sembra che la trasposizione cinematografica voglia portare proprio questo elemento come punto focale dell’esperienza. Gli effetti speciali sono stati realizzati con una cura maniacale, e si integrano perfettamente con l’ambiente circostante. Allo stesso modo, le scene d’azione che abbiamo visto sono state condotte con una direzione fenomenale, mostrandoci fin da subito sia le capacità dei cyborg sia la loro intrinseca natura umana. Gli stessi spezzoni, poi, sono stati accompagnati da una colonna sonora che, dalle premesse mostrate, potrà sicuramente farsi apprezzare da chi non si aspetta una copia carbone dell’originale. Dopotutto, non è questo l’intento della produzione.
Com’è, quindi, questa trasposizione di Ghost in the Shell? La nuova creazione di Rupert Sanders pare una dichiarazione d’amore verso l’anime e quello che ha saputo offrire a intere generazioni senza, però, copiare a piene mani dall’opera di riferimento. Le citazioni sono ben presenti, così come altri elementi sono rimasti assolutamente invariati, ma la sensazione è che Rupert Sanders voglia offrire qualcosa di diverso al franchise, attirando il grande pubblico verso una delle storie più profonde di sempre nella storia degli anime. Considerando queste premesse, non possiamo che ritenerci estremamente soddisfatti da quanto mostrati finora del live-action di Ghost in the Shell.