Super Mario Party Recensione, l’invito a una festa da (s)ballo

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Mario Party è un titolo storico: il solo sentirne il nome fa tornare alla mente pomeriggi di gioco con gli amici, seduti sui cuscini intorno alla TV a sfidarsi cercando di non litigare troppo. Negli anni la serie è stata levigata e arricchita, aggiungendo (e togliendo) man mano modalità e personaggi, fino ad arrivare a Super Mario Party, raffinata ultima versione per Nintendo Switch.  In genere ogni giocatore custodisce delicate preferenze personali riguardo a come debba essere il Mario Party ideale: c’è chi rimpiange l’esistenza di una trama come nel terzo capitolo e chi apprezza particolarmente la portabilità e semplicità degli episodi per 3DS. Personalmente, da questo titolo mi aspetto solo una buona quantità di contenuti e una grande capacità di intrattenere, elementi che negli ultimi anni erano un po’ venuti a mancare. La speranza più grande è però sempre rimasta quella di poter competere online con gli amici, e finalmente su Switch ci viene permesso. Certo, questa possibilità è stata concessa pressoché in contemporanea con l’avvio del nuovo sistema di online a pagamento, e questo rovina un po’ la poesia della novità, ma nulla può spegnere l’entusiasmo di poter finalmente prendere a mazzate altri giocatori lontani, nel puro e semplice stile di Mario Party. Ovvero, con tanta cattiveria.

Super Mario Party si presenta con un hub centrale caratterizzato da una piazza dalla quale possiamo accedere a diverse modalità in stile “resort”. Quella che può sembrare solo una scelta stilistica è in realtà la rappresentazione di come si stia evolvendo la serie: sempre maggiori attività a disposizione e meno attenzione rivolta al classico tabellone. Il titolo offre davvero una apprezzabile varietà di gameplay, cercando così di accontentare tutti i giocatori, e un occhio di riguardo è stato riservato ai completisti, che saranno lieti di poter collezionare gemme, adesivi e record vari.  Tutto ciò sembra un tentativo di rendere più appetibile Mario Party per chi decide di giocarlo in single player, non avendo magari a disposizione amici appassionati o disposti a dedicargli una serata, e è in parte riuscito. Super Mario Party è in effetti un po’ più divertente da giocare da soli, grazie anche a una difficoltà massima della CPU più dignitosa, ma rimane decisamente più godibile nel multiplayer. Trovo apprezzabile questo duplice tentativo di far evolvere la serie, rimasta finora legata a doppio filo al classico gioco da tavolo a più giocatori, certamente piacevole ma con i suoi limiti, in primis quello di essere pensata principalmente per i fan Nintendo, e meno adatta ai casual che cercano solo relax per qualche minuto di gioco.

Nonostante i tabelloni siano un po’ bistrattati in questo capitolo, presentano anch’essi qualche gustosa novità che tenta di vivacizzare l’atmosfera. Ogni personaggio ha ora il suo dado personale, che può utilizzare in alternativa a quello classico, e questa aggiunta permette di differenziare tra loro gli abitanti del Regno dei Funghi: qualcuno, come Bowser, può puntare sulla potenza e permettere di ottenere 10, mentre alcuni più strateghi, come Rosalinda, possono garantire monete con il lancio. I dadi extra possono essere selezionati anche se incontriamo un altro personaggio sul tabellone, aggiungendolo alla nostra squadra come partner e supporto morale. Oltre a questa novità è stata data una bella rinfrescata alle ambientazioni, rinnovando a pieno gli schemi su cui possiamo muoverci: sono ricchi di personalità e strapieni di segreti e eventi speciali. I tabelloni si meritano tutto il mio entusiasmo, ma il punto dolente è che sono solamente quattro: il numero più basso di sempre della serie. Il titolo tenta di compensare aggiungendo la modalità Partner Party, un originale 2vs2 che remixa un po’ i percorsi e consente di collaborare con un alleato, muovendosi in contemporanea e organizzandosi al meglio per trovare più stelle possibile. Variazioni sul tema a parte, è impossibile negare che quattro tabelloni siano un numero davvero misero per gli appassionati del gameplay classico, ed è questa la più evidente (e più triste) dimostrazione di come la serie stia andando in un’altra direzione. Che sia un peggioramento, comunque, è tutto da dimostrare.

La piazza di Super Mario Party offre altre invitanti modalità, in primis Acque Selvagge, una folle corsa lungo un fiume su cui guidare il nostro piccolo gommone. Lo scopo è arrivare in fondo visitando man mano tutti i percorsi, vincendo minigiochi per guadagnare tempo extra. Tanto semplice quanto divertente, questa modalità è assolutamente perfetta per partite rapide (gioco di parole perfetto), anche coinvolgendo i più scettici. Altrettanto gradevole, seppur con meno contenuti, è Palco del Ritmo un videogame ritmico vero e proprio, palesemente ispirato alla serie di Rhythm Paradise. Qui possiamo divertirci a ballare, marciare o saltellare allegramente a tempo, spesso sulle musiche dei giochi di Super Mario. È decisamente un minigioco ben riuscito, oltre a offrire una difficoltà più che dignitosa grazie alla CPU più orientata nel tempo e nello spazio rispetto al solito. Richiede teoricamente di giocare in piedi, ma posso assicurarvi da paladina della pigrizia che si può tranquillamente procedere da seduti. Oltre a queste modalità principali il titolo offre altro: i giocattoli con cui dilettarsi, anche unendo più Nintendo Switch tra loro, la raccolta di adesivi e diverse possibilità di sfidarsi con i minigiochi, sia offline che online. Ci vuole persino un po’ per orientarsi nell’hub e capire come sbloccare ogni contenuto, e questo dimostra quanti passi avanti abbia fatto la varietà in Mario Party.  Molto meno riuscito è il trasloco della serie su Switch: ottimo da giocare in modalità docked, diventa una mezza tortura su tablet. Lo schermo è decisamente troppo piccolo per alcuni minigiochi, soprattutto considerando la necessità di utilizzare i Joy-con e poggiare la console su un supporto rigido (addio comode sedute di gioco sdraiati sul divano!). Per di più la modalità classica offre partite che partono da 60 minuti in su: decisamente troppo per essere fruibile in modalità portatile, anche se i minigiochi possono compensare questo problema.

Nel complesso trovo che Super Mario Party sia una vittoria per la saga: aggiunge tanto pepe e mette a disposizione una grande varietà di modi per divertirsi con gli amici, oltre a tentare di rendere più interessante il gioco per chi vuole goderselo da solo. Sarà interessante scoprire se questa è la strada che il titolo tenterà di percorrere in futuro, riducendo all’osso il gameplay classico e buttando nel calderone molto altro, creando una sorta di Sports Resort del mondo dei funghi. L’online, finalmente giunto e accompagnato da cori angelici, non fa in realtà gridare al miracolo, poiché limitato a pentathlon di minigiochi, ma è un’extra gradevole per passare qualche minuto e un grosso regalo per i giocatori particolarmente competitivi che vogliono scalare le classifiche. Un plauso finale alla buona varietà di personaggi: venti è un numero più che rispettabile, e aggiungere i cattivi è un vero tocco di classe, anche se tutti ci chiediamo perché diamine abbiano deciso di includere Boom Boom (chi?). Relegare Toad e Toadette al ruolo di presentatori è stata però una vera cattiveria: l’intero regno dei funghi è in lutto per la mancata possibilità di sceglierli come protagonisti.

Super Mario Party è una piazza piena di attività: si può ballare, fare rafting, attaccare adesivi, collezionare gemme o stringere alleanze improbabili. Ci si può anche dedicare ai classici tabelloni, tirati a lucido ma estremamente limitati come numero. Il titolo cerca di proporsi come evoluzione della serie, con tante potenzialità e ottimi spunti per il futuro. Ancora non ci siamo, però, per un singler player davvero degno di questo nome.

Mangiatrice compulsiva di sushi e cibarie di ogni genere, ama alla follia tutto quello che è Nintendo, non disdegnando neppure il dorato mondo dei Pokémon. Videogioca sin da quando era bambina, ed ora che è grande forse lo fa addirittura più di prima. Anzi, sicuramente.