Shenmue è stato uno di quei titoli che hanno rivoluzionato la concezione di videogioco, ma con la sfortuna di essere uscito su una console, il Dreamcast di SEGA, che purtroppo, nonostante le notevoli qualità, non ha avuto il successo sperato. Nonostante tutto, il gioco creato da Yu Suzuki si è creato un angolino nel cuore di molti appassionati, rimasti folgorati dal livello d’immersione del titolo, forse addirittura troppo avanti per i tempi della sua uscita, avvenuta nel lontano 1999 per il primo capitolo e nel 2001 per il secondo. Molti concetti introdotti nel titolo, come un open world immersivo che reagisce in maniera viva alle azioni del giocatore e i QTE, sono poi diventati la base di molti giochi arrivati successivamente. A distanza di 20 anni dall’inizio della saga, finalmente potremo assistere all’uscita di Shenmue 3 il prossimo 19 novembre sia su PlayStation 4 che su PC, dopo un rinvio che ha visto quest’uscita slittare di circa tre mesi rispetto alla previsione originale di rilascio a fine agosto.
Ti ricordavamo diverso… o forse no?
Questi tre mesi saranno serviti a pulire e migliorare ulteriormente il codice di gioco? Invitati da Koch Media nei suoi uffici milanesi, abbiamo potuto provare le prime due orette del nuovo gioco di Yu Suzuki; ecco le nostre impressioni.
Shenmue 3: cuore nostalgico. L’inizio del gioco riprende dal finale del secondo capitolo, che eviteremo di rivelare nel caso ci fosse qualcuno tra di voi che debba ancora recuperare i vecchi titoli, magari approfittando dell’uscita della remastered dell’anno scorso. L’avventura di Ryo Hazuki all’inseguimento dell’assassino del padre, Lan Di, prosegue in terra cinese, stavolta con il supporto di Ling Shenhua, nel tranquillo e piccolo villaggio montano di Bailu. L’area si presenta come un perfetto inizio per il terzo episodio, infatti è piuttosto contenuta nelle dimensioni, ma offre diverse attività e personaggi che introducono il giocatore al sistema caratteristico della serie. Il nostro scopo è scoprire l’identità di alcuni criminali che sembrano aggirarsi nei dintorni del villaggio e che probabilmente sono anche i rapitori del padre di Shenhua, scomparso misteriosamente. Dovremo dunque iniziare le indagini parlando con gli abitanti del posto per carpire quante più informazioni possibili.
Camminando per le strade di Bailu verremo presto rapiti dall’atmosfera del tranquillo villaggio, immerso in un’ambientazione montana ben riuscita tra mucche al pascolo libere di cibarsi nei verdi prati, un cielo cristallino contro cui si stagliano le montagne e gli abitanti immersi nelle loro attività quotidiane. I bambini giocheranno o si alleneranno sotto il vigile sguardo dei loro maestri di Kung Fu, un’anziana signora sarà intenta a preparare il cibo per il pranzo, mentre gli uomini saranno presi nelle loro mansioni. Il notevole livello immersivo che rende vivi i luoghi in cui Shenmue 3 è ambientato si sente anche in questo terzo capitolo, peccato non sia tutto perfetto. Uno dei punti più importanti del titolo è l’interazione di Ryo con i diversi comprimari, dove solitamente anche il PNG meno importante ha un nome e uno scopo, per quanto minore, nell’economia del mondo di gioco. Queste interazioni sono destinate ad evolversi man mano che i giorni passano e Ryo approfondisce la conoscenza degli autoctoni. In un paio di occasioni, però, due PNG, con cui avevamo parlato il giorno prima, hanno trattato il nostro protagonista come se fosse la prima volta che lo incontravano. Ci auguriamo che sia una svista che possa venire corretta nel gioco completo e che sia magari relegata a pochi marginali PNG. Altro aspetto che nelle nostre due ore di prova ha mostrato il fianco è legato ai dialoghi e alle cutscene. Queste ultime sono davvero troppo invasive ed esagerate. Ogni due passi il gioco si ferma per far partire una cutscene che spesso non ha nemmeno una grossa rilevanza all’interno della storia. Certo, molte di queste erano realizzate per fare da tutorial ai diversi aspetti del gameplay presenti nel gioco, ma ci auguriamo che sia una tendenza legata proprio alla fase iniziale del titolo, anche se molte scene sarebbero anche evitabili. Ad esempio non vediamo la necessità di un filmato per mostrare Ryo che si toglie o rimette le scarpe per salire su un tatami in casa (cosa spesso avviata casualmente date le piccole dimensioni della casa di Shenhua). Certo alcune di queste cutscene durano pochi secondi, ma la frequenza con cui si ripetono potrebbe tediare i giocatori meno pazienti. L’altro aspetto poco convincente è legato ai dialoghi. Avremo parlato con quasi una decina di personaggi durante la nostra ricerca d’informazioni e in tutti si è ripetuta la scenetta in cui il nostro interlocutore ci rispondeva con diffidenza per poi aprirsi dopo che Shenhua ha fatto presente loro che Ryo è suo amico. Le conversazioni affrontate si sono rivelate per la maggior parte prolisse e noiose, senza mordente e soprattutto con poco coinvolgimento nella recitazione dei doppiatori, aspetto enfatizzato anche dalle espressioni facciali poco espressive dei modelli poligonali dei personaggi. Anche in questo caso ci auguriamo che quest’aspetto sia legato principalmente alla fase introduttiva del gioco e che le interazioni diventino un po’ più spigliate e varie andando avanti nell’avventura.
Combattimento e minigiochi
Anche in questo terzo capitolo sono presenti alcuni dei capisaldi della saga di Yu Suzuki, ossia minigiochi e combattimenti di arti marziali piuttosto vari. Per quanto piccolo e semplice, anche il villaggio di Bailu presenta diversi minigiochi, alcuni legati agli allenamenti nelle arti marziali, altri a lavoretti con cui guadagnare qualcosa e altri ancora al semplice svago. Nella nostra prova abbiamo potuto sperimentarne diversi: ci siamo cimentati nel taglio della legna per guadagnare qualche soldo (il gioco che consisteva nel premere il pulsante giusto al momento in cui lo sguardo di Ryo era allineato al ciocco); abbiamo scommesso nella corsa delle tartarughe, dove premendo dei pulsanti alternati abbiamo guidato la nostra tartaruga prescelta alla vittoria; abbiamo scommesso ai dadi e all’Hit Ok, un gioco in cui, scegliendo un percorso al buio, dovevamo sperare che la nostra biglia cadesse nel punto designato per vincere un premio (in entrambi questi giochi abbiamo perso miseramente!). Abbiamo anche speso soldi per ottenere una mini action figure da un distributore di gashapon, con personaggi che sono soprattutto dei rimandi ai vecchi giochi, ad esempio è presente una figura di Ryo su un muletto. Ci siamo poi allenati nella posizione del cavallo e nel tirare pugni con l’uomo di legno fuori dal dojo di Kung Fu del villaggio. La maggior parte di questi minigiochi sono molto semplici nello svolgimento e principalmente ci chiedono di premere un tasto al momento giusto o ripetutamente. Come detto da Yu Suzuki stesso, non tutti devono essere per forza divertenti, ma servono a simulare la concentrazione che ad esempio ci vuole durante un allenamento di arti marziali. In effetti nessuno di quelli provati è stato esaltante, ma nel complesso la varietà proposta non è male.
Allenarsi nelle arti marziali, in Shenmue 3, serve anche a migliorare le nostre statistiche. Nel gioco ne avremo tre: attacco, Kung Fu e costituzione. Per migliorarci potremo anche affrontare allenamenti speciali contro i monaci e altri praticanti di arti marziali. Nel gioco iniziamo già con diverse tecniche apprese, eredità che Ryo ha conseguito nei precedenti giochi. I tasti frontali del controller serviranno a eseguire gli attacchi base, tra pugni e calci che cambieranno a seconda della combo eseguita, il tasto L2 servirà a parare, mentre con L1 e R1 potremo alternare una delle tecniche speciali equipaggiate e con R2 potremo eseguirla. Queste potranno essere acquisite dai diversi rotoli di tecniche segrete sparsi nel gioco. Le battaglie affrontate non sono state moltissime e anche in questo caso il sistema ricorda molto i picchiaduro più classici e realistici, con vere mosse di arti marziali inserite all’interno. Il feedback del combattimento però non è ancora perfetto, soprattutto nella resa dell’impatto dei colpi dati e subiti e in alcune animazioni non sempre precise e reattive. Tutto sommato la speranza è che una volta presa confidenza con i comandi, e ampliato il nostro parco mosse, si possa avere un sistema maggiormente tecnico e complesso che spinga il giocatore a creare le sue combo e le sue strategie, senza limitarsi al button mashing selvaggio. L’ultima fase della nostra prova ci ha portati ad affrontare un avversario molto più forte di noi, costringendoci, per volontà di trama, ad allenarci per migliorare. Dopo alcune sessioni di sparring con i monaci e di allenamento con l’uomo di legno siamo tornati dal nostro avversario vincendo lo scontro, ma c’è voluto parecchio impegno. Abbiamo molto apprezzato la scelta che ci ha spinti ad allenarci in diversi modi per colmare le lacune di Ryo così da prepararlo allo scontro.
Molto scomoda invece la gestione della stamina, che condivide la barra con la salute, costringendoci a consumarla mentre corriamo. Nel gioco la camminata è parecchio lenta e dovremo spesso ricorrere alla corsa. Certo la stamina consumata non è così tanta, ma alla lunga ci troveremo con parecchia salute in meno e sarà necessario mangiare del cibo (e comprarne tanto) per recuperarla. La cosa diventa fastidiosa in vista di uno scontro importante dove, ad esempio, saremo costretti a spingerci fino a un negozio per comprare del cibo in modo da recuperare la stamina necessaria. Fate conto che se rimanete con gli ultimi tre pallini di vita, l’uso della corsa sarà molto limitato e saremo costretti a lunghe e noiose camminate in attesa che la vita si rigeneri di un minimo. Tecnicamente Shenmue 3 non è certo al passo con i tempi. Nonostante una buona direzione artistica, l’aspetto grafico risulta piuttosto datato, per quanto riguarda sia le texture che i modelli poligonali dei personaggi. Non ci sono stati cali di framerate, ma in compenso abbiamo notato alcuni bug nella gestione della telecamera, soprattutto durante un paio di cutscene dove l’inquadratura si è fatta molto ristretta mostrandoci molto da vicino i pixel. Dettagli tuttavia non troppo invasivi, che siamo sicuri possano essere risolti prima dell’uscita del gioco.
Shenmue 3 ci è apparso come un titolo che vuole riportare i fan nostalgici al passato, con un sistema che non sembra aver subito grandi evoluzioni rispetto ai predecessori usciti quasi vent’anni fa. Nonostante una buona direzione artistica e un’ambientazione piuttosto studiata, alcune scelte legate alla narrazione e al gameplay ci sono sembrate piuttosto anacronistiche e poco attrattive per le generazioni che non hanno potuto conoscere i vecchi lavori di Yu Suzuki. Malgrado ciò, è ancora presto per trarre le conclusioni sul terzo capitolo di Shenmue: le nostre due ore sono state perlopiù introduttive e non è detto che con il proseguire della nuova avventura di Ryo Hazuki non si possa scoprire una maggiore profondità e un’azione più immediata e meno dispersiva sia nei dialoghi che nel gameplay. Non ci resta che attendere il prossimo 19 novembre per scoprire la verità su Shenmue 3.