TT Isle of Man Ride on the Edge 2 Recensione: ritorno sull’isola

TT Isle of Man Ridle on the Edge 2

TT Isle of Man Ride on the Edge 2 è un’esperienza solida, spesso appagante. Persino bella da vedere. Su quell’isola che, nel 2020, non può più custodire segreti, si respirano sensazioni positive, figlie di un evidente step produttivo che rende il secondo capitolo della serie, almeno sulla carta, qualcosa di più di un semplice update. Rinnovando il feeling di guida e ampliando lo spettro delle variabili, il simulatore su 2 ruote targato Kylotonn riesce a guadagnarsi un posto di rilievo nel sottogenere dei racing dedicati alle moto, stimolando suggestioni nella testa di chi, quel lembo di terra sperduto nel Mare d’Irlanda, lo ha sempre sognato, bramato e ammirato.

Il Mare d’Irlanda

Secondo la leggenda, pare fiocchino in quelle lande popolate da folletti e leprechaun, l’isola è stata plasmata e creata dal gigante irlandese Fionn mac Cumhail che strappò ad un rivale scozzese un’enorme porzione di terra, poi scagliata in mare. Qualche secolo dopo, però, l’isola troverà gloria e fame in uno degli eventi sportivi più affascinanti e pericolosi del globo. Ogni anno, ma non quest’anno causa coronavirus, l’isola ospita il Tourist Trophy. Una gara lunga, tecnicamente complessa e logorante che, lungo le curve e i rettilinei del Circuito del Mountain, attira, da anni e ancora oggi, migliaia di appassionati. Film, racconti e romanzi. Ovviamente, pure i videogiochi.

In era moderna, il primo capitolo di TT Isle of Man ha saputo catturare una buona fetta di appassionati, nonostante i limiti evidenti di budget. Pochi soldi, tanta gloria, però. Il gioco ha avuto un discreto successo, tanto da garantire un seguito e, pure, una certa attesa. Merito di un look evidentemente rinnovato, che ha reso il materiale promozionale particolarmente interessante. Di più: pad alla mano, TT Isle of Man Ride on the Edge 2 è persino meglio, riuscendo ad innescare nel videogiocatore più di qualche neurone sopito da anni. In sintesi, il racing è più vicino ad una simulazione, per quanto scalabile e, quindi, sempre godibile, su più livelli, con una struttura in modalità carriera piuttosto classica che, al main event, attacca una serie di gare e campionati di contorno capaci, ad ogni modo, di sorreggere l’ossatura dell’esperienza. Dato un nome al nostro alter ego e completata la prima prova, potremo scegliere una moto, ovviamente su licenza, ed un team. Da qui, partirà la scalata verso la gloria, sfruttando il Campionato Irlandese come trampolino di lancio per la nostra carriera, alternando alla competizione le gare di Junior TT e diverse sfide collocate in una sorta di Open World. Tra Irlanda, Regno Unito e l’isola, il numero di competizioni minori è piuttosto ampio e, nei limiti di una realizzazione non sempre costante in qualità, persino variegato. Il piatto forte dell’esperienza resta, però, l’evento che da il nome al gioco, raggiungibile attraverso vittorie, podi e fama. La progressione ha il giusto ritmo, scandito da un calendario di volta in volta personalizzabile e dal guadagno dei premi in denaro, necessario per potenziare il mezzo acquistato. Gomme, sospensione, cambi, forcelle: tutto fa brodo e tutto, pure, ha un costo, che giustifica il senso di sfida sempre e comunque adattabile. D’altro canto, alle abilità degli avversari bisogna, pure, affiancare le insidie del sistema di guida. Disattivando tutti gli aiuti, con freni separati e cambio manuale, Ride on The Edge 2 si affaccia convintamente sulla finestra della simulazione, restituendo a cervello e dita qualcosa di più di un classico simcade. Allo stesso tempo, chi è alla ricerca di un titolo più accessibile potrà, con i giusti settaggi, godere di un feeling con il mezzo comunque carismatico. Per quanto riguarda la nostra prova, il consiglio è di restare nel mezzo. Privarsi totalmente del supporto dell’elettronica o, più materialmente, di una fisica meno intransigente, rende l’esperienza troppo ostico. Al contrario, trovare un giusto settaggio sin dalle prime gare renderà la guida più fluida, più semplice. Praticamente più godibile. E se è vero che il controllo dei bolidi resta soddisfacente, superando in scioltezza il gameplay del prequel, è ancor più vero che anche Ride on The Edge 2 continua  presentare numerose pecche nel sistema di collisioni. Quelle con gli altri piloti sono semplicemente ingestibili, addirittura anacronistiche. Difficile, pur dopo ore di gioco, comprendere quali siano le routine che regolano gli impatti con le altre moto, evidentemente ancorate a concetti ormai obsoleti. La situazione, attenuata dalle partenze asincrone in stile rally, resta critica quando le ruote “girano” su elementi di contorno che non siano l’asfalto. Cordoli, erba, piccole e grandi insidie sulla cui gestione continuiamo ad avanzare serie dubbi. Pur nel dubbio di non aver compreso a pieno le “regole” messe in piedi dagli sviluppatori, si tratta, chiaramente, del più grande limite ludico della produzione e, a questo punto, dell’intera saga.

L’isola del peccato

Un peccato tutt’altro che marginale e che, in questa sede, limita la valutazione finale. L’anomalo comportamento delle collisioni stride, infatti, con il track design o, se si preferisce, alla conformazione stessa delle strade dell’isola, ricche, per natura, di marciapiedi, alberi, vegetazione e muretti. Il rischio è che l’ottimo feeling di guida possa, specie ai livelli di simulazione più alti, essere vanificato dalla pessima gestione delle collisioni, generando cadute continue, riposizionamenti posticci e, più in generale, un’esagerata frustrazione. A seconda degli eventi e dal numero di moto in strada, meglio: dalla frequenza degli incontri, la situazione può diventare alla lunga sgradevole.

TT Isle of Man 2 gamescom 2019

Un peccato, un vero peccato, che anche sotto il profilo tecnico persistano alcune sbavature. In generale, l’Isola di Man racchiude, anche in questa sua trasposizione video ludica, scorci suggestivi e belli da vedere. Pure, ricchi di un dettaglio inedito, invece, ad altre piste che, nei campionati minori, sono evidentemente meno curate. Un’altalena produttiva e realizzativa che, per fortuna, non trova riscontri nei rombi dei motori e , più in generale, nella cura del contorno. Musiche, menu e testi sono tutti al posto giusto e nel momento giusto, ampliando, se possibile, i rimpianti su quello che è un titolo più che discreto, ma lontano dall’eccellenza che l’Isola di Man e il Touring Trophy avrebbero sicuramente meritato. A chiudere il cerchio ci pensano le altre modalità. L’offerta, una volta spolpata la Carriera, è eufemisticamente classica. Gare singole, Time Attack e Multiplayer, sino ad un Open World atipico ma tutto sommato un po’ scialbo. Alla fine, tutto vi ricondurrà al TT del titolo, quello sì bello da vedere, vivere e giocare. Tecnicamente, la versione per Xbox One X, come sempre collegata ad un fido Oled LG 4K, pur in maniera poco costante, si comporta in maniera egregia. I 60 fotogrammi sono generalmente granitici e il sistema di illuminazione, specie sul circuito principale, regala momenti di esaltazione. Il vero protagonista del gioco, anche da un punto di vista grafico, resta sempre lo Snaefell Mountain Course. Una sequenza di curve, rettilinei ed emozioni, lunga oltre 60 chilometri, che non ha praticamente eguali per varietà e magnetismo. D’altro canto, moto e piloti presentano, in ogni situazione, un buon livello di dettaglio. A questo punto, è giusto sottolineare come il resto dei circuiti e, quindi, le scenografie che reggono il resto dell’esperienza, siano spesso sotto tono, con una cura riposta chiaramente inferiore. Limiti di budget e di tempo su cui, a poche righe dal giudizio finale, affibbiamo l’ennesimo peccato.

TT Isle of Man Ridle on the Edge 2 è un bel gioco, specie nei momenti “esclusivi” di una licenza particolare, da sempre complessa da riprodurre in formato ludico. Da sempre, pure, ricca di fascino. Non si pensi, però, che gli eventuali interessi per il titolo siano confinati alla storia dell’evento. L’aumento, pur non esponenziale, dei livelli produttivi, la realizzazione di moto e isola e, soprattutto, il particolare feeling di guida rendono il nuovo capitolo della giovane serie adatto ad una platea ben più vasta alla ricerca di un gioco scalabile e mai banale.  Insomma, scendere a compromessi, specie col sistema di collisioni, questa volta è possibile. Sarà il fascino dell’Isola e del Mare d’Irlanda o, chissà, dalla notizia che l’edizione 2020 è stata cancellata causa coronavirus. Eppure, nell’Isola di Man, statene certi, ci ritorneremo in futuro.

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo