La montagna simulativa di Polyphony Digital ha partoito la sua Topolino.
Sono passati quasi cinque anni dalla nascita di PSP e in tutto questo tempo ci si è domandati a lungo che fine avesse fatto uno dei titoli più attesi fra quelli annunciati al lancio. Già, parliamo proprio di quel gioco che più d’altri rappresenta PlayStation nel mondo, Gran Turismo. E proprio quando si apprestava a diventare il Duke Nukem Forever della console portatile Sony, Kazunori Yamauchi, durante una bizzarra presentazione all’E3 (indimenticabile il giapponese al suo fianco, che prima scriveva su un blocchetto e poi traduceva), ha sganciato la bomba: il gioco era quasi pronto e sarebbe stato il titolo di lancio della nuova PSPgo. Lacrime di gioia e pochi mesi dopo possiamo finalmente analizzare questa spremuta di GT, che tanto concentrata non è, almeno dal punto di vista dei contenuti. Sappiamo già che ci sono oltre 800 macchine e 30 percorsi, una quantità talmente esagerata da mandare in sollucchero chiunque abbia una minima passione per le quattro ruote. Le marche del resto sono un’infinità e comprendono praticamente tutte le case automobilistiche più note (BMW, Audi, Ferrari, Alfa Romeo, Chevrolet, Fiat, Ford, Honda, Jaguar, Lamborghini, Lotus, Mazda, Mercedes, Mitusbishi, Nissa, Opel e tante, tantissime altre), umiliando persino titoli come Forza Motosport sotto questo aspetto.

Ma qualche particolare sarà stata pur sacrificato, no? La risposta è – ahinoi – positiva, e se alcuni aspetti tutto sommato sono comprensibili viste le limitazione tecniche dell’hardware (vedi accelerazione e frenata analogica, impossibili su PSP), altri proprio si fa fatica a comprenderli. Si può sicuramente soprassedere sul fatto che vi siano non più di quattro veicoli su pista per esempio, del resto la grafica è di un livello tale che più di così difficilmente si sarebbe potuto fare. Le vetture sono ricreate, come d’abitudine, con un’attenzione ai dettagli strepitosa, con i tracciati che riescono a competere con quelli PlayStation 2, cui possono tutt’al più invidiare qualche texture maggiormente definita. Il tutto ovviamente nello splendore dei 60 fps, solo di rado inficiati da qualche calo di frame rate. Insomma, sotto il profilo tecnologico siamo ad altissimi livelli e i Polyphony non hanno deluso in alcun modo le aspettative.
SGOMMA, INCHIODA, MA NON VA TANTO A MANETTA…
Quel che poco convince è proprio l’impianto di gioco.
Partiamo dal discorso patenti, mutate in “Sfide”: cambia il nome, ma è immutata la forma. Bisogna sempre e comunque affrontare delle prove di difficoltà crescente, cercando di ottenere l’agognato oro. Unica variante rispetto al passato, le patenti H e I, dove occorre battere un avversario per vincere: il problema è che per farlo dovrete adottare uno stile di guida da campioni veri, non è infatti previsto il secondo posto e ogni collisione è punita con il fallimento. Molto, molto frustrante, ve lo possiamo garantire. In ogni caso queste sfide non sono obbligatorie e hanno come unico bonus il fatto che vi premiano in crediti, il denaro di Gran Turismo in pratica. Per tanto, se ottenete un bel po’ di ori, potrete facilmente comprarvi una Ferrari, sempre che sia disponibile. E qui entra in ballo la prima grossa magagna: avete presente le 800 auto di cui si parlava? Ecco, non le potete comprare quando vi pare e piace. In pratica GT sblocca di volta in volta un certo numero di concessionari, quindi un giorno vi trovate con Bugatti, Citroen, Subaru e Chrysler, un altro con Fiat, Toyota, Pagani e McLaren… volete la Ferrari F430? Sperate di imbroccarla prima o poi, perché anche se salta fuori il cavallino di Maranello, non è detto che il modello in questione sia disponile, il tutto è infatti gestito nella più assoluta casualità. Magari piacerà da matti ai giapponesi, a noi onestamente proprio no.
Ma nemmeno questo è il lato peggiore di GT. Quel che proprio rimane incomprensibile è la totale mancanza di una modalità carriera. Avete letto bene: tutto quello che potete fare è selezionare una modalità fra le tre disponibili (Cronometro, Gara Singola e Derapata), una vettura fra quelle presenti nel vostro garage e uno dei 45 tracciati (varianti comprese) suddivisi in circuiti mondiali, piste cittadine/originali e strade con sterrato e neve.
Ogni gara ha un livello di difficoltà che va da D a S, quindi in pratica varia unicamente l’IA degli sfidanti, via via sempre più competitivi. Non c’è altro. Non ci sono punti carriera, non esistono tornei di alcun genere, tanto meno gare monomarca e cose simili. Il tutto è incredibilmente fine a se stesso e, alla lunga, terribilmente noioso. Se a questo aggiungiamo il fatto che manca tutta la sezione delegata al tuning e che gli interventi possibili sulle vetture sono pochissimi, non si può fare a meno di domandarsi se la montagna non abbia partorito un topolino.
Certo, rimane un modello di guida sicuramente molto più impegnativo e realistico rispetto a produzioni simili (vedi NFS: Shift), in grado di regalare vere soddisfazioni agli appassionati, ma quanti avranno il tempo e le pazienza per apprezzarlo davvero? E soprattutto, dopo un centinaio di gare, avrete ancora voglia di giocare solo per acquistare l’ennesima vettura? Forse sì, ma giusto per avere un parco macchine da poter poi attivare in GT5 su PS3, sempre che Yamauchi mantenga le promesse…