La sindrome da rientro 2.0

Tornare dalle ferie, ancorché di una sola settimana, è già di per sé poco piacevole, com’è ovvio. Recentemente, però, e parlo degli ultimi due o tre anni, avverto in maniera sempre più forte un altro problema che si va ad aggiungere a tutti gli altri, quello del riprendere contatto con la rete. Mi spiego meglio: non credo di dire nulla di nuovo…

Tornare dalle ferie, ancorché di una sola settimana, è già di per sé poco piacevole, com’è ovvio. Recentemente, però, e parlo degli ultimi due o tre anni, avverto in maniera sempre più forte un altro problema che si va ad aggiungere a tutti gli altri, quello del riprendere contatto con la rete. Mi spiego meglio: non credo di dire nulla di nuovo se ormai internet è sempre più pervasiva della nostra vita, in particolare quella di chi come me lavora praticamente solo online. Tutti i giorni, anche più volte al giorno, c’è tutta una serie di siti e di “servizi” a cui mi collego per i motivi più disparati.

Ora, non so voi, ma se vado in ferie io ci vado davvero, il che vuol dire farsi vacanze il più possibile “unplugged” e disconnesso da tutto e da tutti. Abbandonare la routine quotidiana, fare e pensare altro. Il che è giusto, sacrosanto e – almeno per me – irrinunciabile. Resta il fatto che, come primo “effetto collaterale” di questa scelta, quando si torna ci si trova di fronte al problema di dover “recuperare” il tempo perduto. Non parlo già di roba lavorativa, ma dei siti che si vanno a visitare come break durante le ore lavorative o a fine giornata (che per me spaziano da icanhascheezburger.com a Trailer Addict, passando per un’altra dozzina che non vi sto neppure a sciorinare). Ognuno di noi avrà una serie di “bookmark” di questo genere, presumo, che possono comprendere anche social network, i vari facebook o myspace, twitter e compagnia bella.

Tornato a casa dopo diversi giorni di assenza, mi opprime il pensiero di dover andare a rileggere una settimana di aggiornamenti del mio personalissimo “ring”, di spulciare gli ultimi sette giorni di Twitter per vedere se qualcuno dei tizi che seguo ha postato qualcosa di imperdibile, di ripescare tutto quel che è successo durante la mia assenza. Mi opprime, dicevo, perché da un lato ho una voglia matta di “rimettermi” in pari, dall’altro mi spaventa la mole di roba che mi sono perso mentre ero via, al punto che quasi vien voglia di lasciare perdere e di skippare tutto questo processo.

Leggevo di recente che tra multitasking e modalità always on, le giornate di ventiquattr’ore si allungano e diventano praticamente di trentasei. Se aggiungiamo questa peculiare paradossale sindrome da “recupero del tempo perduto” – paradossale perché implicitamente ci stiamo dicendo che il tempo in vacanza è sprecato, non so se capite la china lungo cui stiamo scendendo – internet diventa un terreno terribilmente melmoso che ci cattura e ci fa rimanere invischiati al suo interno, rendendoci quasi incapaci di godere dei sempre meno frequenti e più brevi momenti di libertà che la frenetica vita di tutti i giorni ci consente.

Che dite? Si tratta solo di una serie di pensieri malmostosi accantonati uno dopo l’altro in malo modo, o forse c’è qualcosa di vero e di condivisibile in tutto questo?