Recensione – Mario Golf World Tour

Se nella vostra vita da videogiocatori avete stretto fra le mani per più di qualche mese un qualsiasi controller (o console portatile), saprete di certo che oltre all’aspetto serioso e simulativo, il golf videoludico dispone anche di un animo ben più chiassoso, fatto di tinte pastello, personaggi adorabili e percorsi folli. Mario Golf, ovvero l’oggetto di questa recensione, non solo appartiene a quest’ultima categoria, ma può esser considerato proprio come il capostipite di questo preciso e folle sottogenere, spesso caratterizzato da uno stile “carino” e volutamente leggero, ma comunque impreziosito anche da meccaniche piuttosto profonde e appaganti.

Le regole per mandare in buca la pallina sono le stesse di sempre. Il sistema “a tre tocchi” (indispensabile per iniziare il colpo, determinare la potenza e definire l’effetto) deve essere compreso al meglio, mentre la corretta lettura del green si traduce nella possibilità di chiudere tutti i tornei iniziali con più di qualche colpo sotto il par. Già dopo qualche ora, però, una tempistica perfetta non garantisce da sola la vittoria e diventa necessaria l’assimilazione dei colpi avanzati. In pratica, grazie alla pressione combinata dei pulsanti A e B (in maniera non diversa da quanto avviene nei tiri a effetto in Mario Tennis), la nostra pallina potrà, una volta toccata l’erba, aumentare la sua corsa o, meglio ancora, frenarla bruscamente. Si tratta di una feature che offre spunti davvero interessanti, permettendo tra l’altro la correzione di tutti quei tiri figli di un’eccessiva imprecisione di partenza. I giocatori meno esperti possono comunque ripiegare sui colpi automatici: tuttavia, solo optando per la modalità manuale il titolo griffato Camelot offre il meglio di sé.

La grande novità di questo primo Mario Golf in stereoscopia va dunque cercata altrove e più precisamente nella maggiore presenza di tutti quegli elementi folli che caratterizzano solitamente il Regno dei Funghi. Le foreste lussureggianti e le immancabili spiagge assolate vengono qui accostate a percorsi molto meno tradizionali. Il giardino di Peach con il suo eccessivo rosa confetto, le buche sommerse e le soffici stoffe dell’isola di Yoshi offrono panorami suggestivi, mentre Goomba giganti, Boo dispettosi, “pedane boost” e veri e propri colpi speciali aggiungono quel pizzico di pepe che non guasta mai.

mario golf world tour immagineProprio come i tanti percorsi presenti, anche i personaggi godono di un dettaglio e di una caratterizzazione ottima e, nonostante la loro semplicità, riescono nell’intento di stupire l’occhio del giocatore. Il merito è anche di un effetto 3D mai fastidioso, e che anzi garantisce una buona profondità. Ammirare la nostra pallina tramutarsi in un enorme Pallottolo Bill, maledire se stessi per non aver prestato la giusta attenzione alla lettura della griglia sul green o guardare l’iracondo Bowser entrare nel panico più totale solo per aver chiuso a +1, beh… sono le classiche esperienze legate alla follia e il divertimento che solo Mario Golf riesce a elargire.

Oltre alla possibilità di trastullarsi alla fermata dell’autobus (o in fila dal dottore) con una semplice e veloce gara a buche, Mario Golf World Tour offre anche tutta una serie eventi a punti e a tempo. Non mancano le immancabili battaglie all’ultimo “birdie” contro la CPU, una pletora di veri e propri tornei da affrontare anche online o, ancora, tutta una serie di folli sfide. Queste ultime sono legate a ogni percorso presente nel gioco e chiedono al piccolo golfista che risiede in noi di fare le cose più disparate, come attraversare anelli dorati con un preciso colpo, raccogliere le cento monete dislocate in giro o centrare la buca con un solo, chirurgico tiro. Per i più temerari esiste anche una strana prova legata ad un’infame slot machine. Il meccanismo è piuttosto semplice: i tre rulli della slot decretano di volta in volta le mazze da usare nel corso della buca, con risultati, sempre e comunque, a dir poco nefasti.

L’aspetto straordinario però, è che in Mario Golf non c’è posto solo per questa mezza infinità di buche, opzioni e varianti. L’anima di Word Tour risiede infatti nella modalità Club Castello. Così come nei vecchi titoli disponibili per Game Boy Advance, anche in questo caso si vestono i panni di un Luigi a caso, con la differenza che questa volta si indossano quelli del proprio Mii. Qualche minuto e ci si ritrova a gironzolare per il club, si scambiano quattro chiacchiere con Shy Guy e Koopa Troopa assortiti, si prende parte a esaustive lezioni sulle tecniche avanzate e si finisce per guadagnare uno dei tanti trofei legati ai vari tornei. Non manca all’appello neppure la solita vagonata di accessori e vestiti stravaganti, da acquistare a suon di monete dorate al fine di migliorare le caratteristiche del proprio Mii.

Proprio come in passato, le meccaniche tipiche del golf digitale si incontrano con quelle apparentemente distanti dei giochi di ruolo, offrendo così a i giocatori un notevole numero di ore all’insegna del divertimento spensierato. Peccato che l’accompagnamento audio risulti tutt’altro che memorabile, per colpa di effetti fin troppo grezzi e ripetitivi e di motivetti un po’ anonimi. Tra l’altro, la voce italiana che commenta ogni nostro colpo risulta talmente irritante da far nascere in chiunque l’irrefrenabile voglia di ammutolire le casse del 3DS. Ma, in fin dei conti, quando ci si ritrova a ripetere per l’ennesima volta a se stessi “ancora una buca e poi smetto”, ci si rende conto che questo Mario Golf Word Tour non è solo un ottimo capitolo della serie, ma è anche un acquisto imprescindibile per ogni possessore del portatile Nintendo.