Quella del porting è un’arte delicata, e quando le cose vanno storte, la parola Downgrade la fa da padrona. Per quanto la logica sembri suggerire il contrario, infatti, convertire su un dato sistema un progetto nato altrove può difatti risultare molto più complesso che crearne uno da zero. Generalmente legate ad aspetti tecnici propri della natura degli hardware e dei rispettivi assetti, le difficoltà che possono sorgere durante il processo di adattamento crescono anche in relazione al divario di potenziale tra le macchine interessate, ecco perché sarebbe sempre buona norma limitare questo genere di operazioni a realtà strutturali più o meno compatibili tra loro. Di fronte alle esigenze di mercato, il buon senso è sempre stato un lusso tuttavia rarissimo: pur di assecondare le richieste del pubblico, molti publisher non hanno pertanto esitato a finanziare conversioni a dir poco improbabili, per poi ritrovarsi fra le mani alcuni dei peggiori titoli mai realizzati nella storia del business. D’altronde, in assenza di messia certificati pronti a prodigarsi in miracoli divini, un cammello non potrà mai passare dalla cruna di un ago…
PACMAN – ATARI 2600 (1981)
Sulla grottesca conversione Atari 2600 di Pac-Man si sono scritti saggi, fatte innumerevoli ironie e noi stessi abbiamo avuto più volte modo di esprimerci. Consci del fatto che, pur volendo, non potremmo davvero aggiungere nulla a quanto non sia stato già detto in precedenza, ci limiteremo pertanto a spendere una parola per il suo ignoto artefice, tale Tod Frye, all’epoca giovane programmatore di belle speranze che, invece di acciuffare al volo il treno di una vita, finì con l’esserne miserabilmente travolto.
ZAXXON – INTELLIVISION (1982)
Miracolo di architettura isometrica in sala e dintorni, Zaxxon avrebbe perso tridimensionalità e ragion d’essere appena approdato sull’Intellivision, riducendosi ad un elementare shooter a scrolling verticale. Come accennato in apertura, ci sono codici che travalicano drasticamente le capacità di alcuni sistemi: in tal senso, sarebbe sempre meglio resistere alla tentazione di battere cassa ad ogni costo, piuttosto che lasciare una macchia tanto indelebile sul curriculum di una console.
DRAGON’S LAIR – SPECTRUM ZX (1984)
Per una sorta di muta convenzione, ogni sistema mai approdato sul mercato dovrebbe ospitare una conversione di Dragon’s Lair nel proprio catalogo. Pur di rispettare la tradizione, gli sviluppatori della Software Projects Ltd. si avventurarono così nella codifica di un porting destinato alle più celebri macchine ad 8Bit, che avrebbe però ridotto il pittoresco Laser Game di Don Bluth ad un diarroico action-platform multi-evento dalla grafica improponibile. Delle quattro release pubblicate su C64, Coleco Adam,A mstrad CPC e Spectrum ZX, quest’ultima si sarebbe rivelata di gran lunga la peggiore.
SUPER HANG-ON – C64 (1987)
Al contrario di quanto accaduto con Out Run, la conversione C64 di Super Hang-On sarebbe scaturita in un vero disastro. Ancor prima che dalle misere prestazioni riscontrabili sotto il profilo di scrolling e framerate, i limiti di un porting evidentemente raffazzonato emersero in ambito grafico, dove ogni tratto distintivo della versione originale si perse in un bigio deserto tricromatico. A chiudere in bruttezza, la mortificazione dello sprite principale: non più il gagliardo centauro che tutti avevamo amato, bensì uno stitico mucchietto di pixel che arrancava su una strada priva persino di asfalto.
DOUBLE DRAGON – ATARI 2600 (1988)
Incuranti del fatto che il codice di Double Dragon avesse creato problemi persino all’onnipotente Amiga 500, i vertici Activision chiesero e ottennero che la Technos Japan si accollasse l’onere di realizzarne anche una versione Atari 2600. I risultati dell’azzardo furono logicamente rovinosi e vengono davvero i brividi a pensare che quell’ammasso di caccole pixellose che i possessori della console si ritrovarono innanzi agli occhi rappresentasse il meglio che gli sviluppatori fossero riusciti ad ottenere dai suoi circuiti.
SPEEDBALL 2: BRUTAL DELUXE – C64 (1991)
Lo Speedball 2 originale era così possente da lasciar dubitare che bastasse “soltanto” un Amiga 500 per farlo girare… Ecco perché si narra che neanche i Bitmap Brothers non fossero esattamente entusiasti alla prospettiva di curare un porting destinato ai circuiti del C64. Che ci si creda o meno, questi ultimi erano stati persino ottimisti: giunta sul mercato ad un anno di distanza dalla release nativa, la conversione finanziata da Konami America evidenziò carenze tecniche tali da rendere il gioco praticamente irriconoscibile.
STREET FIGHTER II – SPECTRUM ZX (1992)
Con tutto il suo patrimonio grafico, Street Fighter II non era certo codice da dare in pasto a qualsiasi sistema e men che mai alle macchine 8Bit, le quali si erano già dimostrate inadeguate quando si era trattato di ospitare il suo più modesto predecessore. Affidato alle mani della solita US Gold, il porting destinato ai circuiti di C64, Amstrad CPC e Spectrum ZX finì purtroppo per giustificare ogni scetticismo, toccando l’ideale fondo in casa Sinclair, dove il re di tutti i picchiaduro avrebbe accusato un tale drop di framerate da trasformarsi in una mesta sequenza di diapositive monocromatiche.
VIRTUA FIGHTER 2 – MEGADRIVE (1996)
https://www.youtube.com/watch?v=oulNdGCcYE8
Andato a podio anche in classifiche extra-videoludiche come quella per “La Peggiore Idea nella Storia delle Peggiori Idee”, il porting Megadrive di Virtua Fighter 2 avrebbe privato il classico picchiaduro firmato da Yu Suzuki della sua principale ragion d’essere. Impossibilitata a reggerne l’avveniristica architettura poligonale, la pur coriacea 16Bit di Osaka costrinse difatti gli sviluppatori a riconvertire il prodigioso re dei picchiaduro 3D in un banalissimo fighting game bidimensionale dal gameplay balbettante e la grafica altrettanto inefficace.