Tales of Monkey Island: Chapter 1: Launch of the Screaming Narwhal

Prendere in mano le redini di una serie come quella di Monkey Island non è una sfida facile. Del resto, qui si parla della Storia dei videogiochi con la “S” maiuscola, non solo di quella delle…

Prendere in mano le redini di una serie come quella di Monkey Island non è una sfida facile. Del resto, qui si parla della Storia dei videogiochi con la “S” maiuscola, non solo di quella delle avventure grafiche (come poteva essere nel caso di Sam & Max), e il rischio di fallimento aumenta esponenzialmente con il numero di videogiocatori di tutto il pianeta nei cui cuori risiedono ricordi cristallizzati di pareeeecchi anni fa. Telltale Games non si è fatta intimidire e ha radunato un team di tutto rispetto, a partire da Ron Gilbert (che ha collaborato al brainstorming iniziale del gioco) passando per Dave Grossman, una delle menti pensanti del primo Monkey Island, seguito da Michael Land, autore delle musiche dei quattro precedenti titoli, per concludere con Dominic Armato, la voce di Guybrush nel terzo episodio.

I’M GUYBRUSH THREEPWOOD, MIGHTY PIRATE™

La storia inizia con il nostro impavido ma imbranato bucaniere impegnato a fronteggiare il suo arci-nemico di sempre, il pirata LeChuck, impegnato in un rito voodoo con una scimmia e con Elaine sua prigioniera; la prima parte del gioco, che funge da mero tutorial per impratichirsi con i comandi e per “lanciare” l’avventura vera e propria, si conclude con la nave di Guybrush affondata, e lui naufrago sull’isola di Floatsam, con una mano “infettata” dal morbo di LeChuck. La caratteristica peculiare di questo pezzo di roccia è avere venti che soffiano solo verso l’interno, rendendo impossibile lasciarla in nave. Per fortuna il suo primo incontro è con il giornalista locale, che gli racconta della presenza di un certo “Deep Gut”, la sua fonte segreta (colto il riferimento a Deep Throat – Gola profonda?) nonché l’unica persona in grado di allontanarsi dall’isola; per trovarla, però, il nostro eroe dovrà compiere una serie di azioni piratesche in grado di stimolare la fantasia dello scribacchino e convincerlo a rivelargli dove trovare la sua fonte. Non è finita qui, ovviamente, perché Guybrush dovrà anche trovare il modo di impedire il diffondersi della malattia che l’ha colpito e salvare Elaine.

UNA PESANTE EREDITÀ

Diciamolo subito: ripetere la magia del primo MI è impossibile, per mille motivi diversi, dal periodo in cui è uscito all’età che avevamo noi quando ci abbiamo giocato, e sarebbe ingenuo aspettarsi il contrario. Quello che ci si può legittimamente attendere da una “reboot” della serie, come va di moda dire oggi, è un’avventura fatta con tutti i crismi, con lo humour delirante che la contraddistingue, il suo tono leggero, i puzzle vagamente assurdi e le situazioni piratesco/grottesche in cui si infilano con caparbia ostinazione i suoi protagonisti. E in questo Telltale ha centrato perfettamente l’obiettivo. Il gioco è scritto in maniera superba, con dialoghi spassosi e mai banali, tocchi di humour e citazioni che gli aficionados della serie non faticheranno a cogliere (a partire da Elaine che, all’inizio del gioco, definisce “scumm” il malvagio LeChuck), senza per questo pregiudicare il divertimento per tutti gli altri.

Come da tradizione Telltale, il gameplay è fatto di esplorazione (in un paio di occasioni piuttosto frustrante) e risoluzione di enigmi, che spaziano dal semplice combinare oggetti tra loro a passaggi leggermente più astrusi, nei quali occorre provare più o meno a casaccio le varie cose per capire come un oggetto apparentemente insignificante si riveli invece fondamentale se combinato con un altro che non c’entra niente; si tratta di un legame con il passato più che doveroso, e che in questo contesto risulta non solo accettabile, ma anche benvenuto.

In ogni caso, gli sviluppatori hanno inserito una serie di comodi aiuti all’interno del gioco (ed è possibile scegliere come e quanto devono presentarsi al giocatore) in modo da non lasciarci mai bloccati da qualche parte.

GUARDA DIETRO DI TE, UNA SCIMMIA A TRE TESTE!

Dal punto di vista tecnico il motore grafico è lo stesso della serie di Wallace e Gromit, quindi poco più discreto, che fa bene il suo dovere senza particolari sorprese. Musiche e dialoghi sono di primissima qualità, merito del lavoro di Land e di tutti gli attori; permangono alcuni piccoli difetti già visti in W&G, come i dialoghi che si sovrappongono tra loro se decidete di skippare qualche frase. Un plauso al sistema di controllo, finalmente degno di tal nome, e che permette di giocare sia con la tastiera che con il mouse o entrambi (la soluzione che prediligo: frecce direzionali per muoversi e cursore per le interazioni); meno riuscita la gestione dell’inventario, che richiede qualche clic di troppo e che avrei preferito più intuitiva. In ogni caso, nulla che rovini l’esperienza complessiva di gioco.

Questa volta Telltale ha deciso di non vendere i diversi episodi singolarmente, e va comprato in anticipo l’intera “stagione” di Tales of Monkey Island, al prezzo di 34.95 $. Facendo i conti della serva, si tratta comunque di sette dollari per puntata, una cifra più che onesta; The Launch of the Screaming Narwhal dura circa sei ore, mettendoci dentro anche un po’ di girovagare a vuoto e parlottamenti con i vari personaggi che popolano l’isola. A questo punto, l’unico rammarico è quello di dover aspettare un mese per poter giocare il prossimo episodio.

Tales of Monkey Island: Chapter 1: Launch of the Screaming Narwhal è attualmente disponibile per PC. Nei prossimi mesi verrà rilasciato anche per Wii.