James Mangold contro il fanatismo tossico

James Mangold

Dietro ogni furia cieca c’è una grande passione. Ma questa non sarà mai una giustificazione per l’aggressività e la rabbia. James Mangold ha recentemente dedicato la sua attenzione su Twitter a commentare il livello di tossicità che si nasconde dietro alla fan-base dei grandi Franchise, triste ed oscuro risvolto della medaglia.

Abbiamo parlato molto spesso di questo aspetto del panorama cinematografico, ci siamo dedicati all’attore che interpretò Jar Jar Binks e ai suoi pensieri suicidi, abbiamo parlato delle continue aggressioni all’interprete di Rose in The Last Jedi, costretta a eliminare tutto dal suo profilo Instagram. Ancora una voce cerca di riportare alla ragione un pubblico con dubbie priorità trascinato dall’emotività del momento. Il regista di Logan: James Mangold.

“Al punto in cui siamo, in cui lavorare alla scrittura o direzione di un grosso franchise porta con sé un carico emotivo equivalente a quello di scrivere un nuovo capitolo della Bibbia (Ovvero essere lapidati e chiamati blasfemi), un sacco di menti audaci abbandoneranno questi film per lasciarli ad obbedienti consigli di amministrazione.”

Le risposte a questo post non hanno tardato a farsi sentire, oltre a chi conveniva con James Mangold però, c’è stato anche chi non ha preso bene le sue dichiarazioni, anzi non si è fatto problemi a replicare sfacciatamente, come l’audacia tipica di chi si nasconde dietro ad un profilo Twitter. “È già successo”, un commento maligno, che attacca la produzione dei film moderni, relegandoli al titolo di prodotti di natura esclusivamente commerciale e monetaria.

“Se credi che questa sia la situazione, se credi che i cineasti siano solo un mucchio di strumenti aziendali senza potere, allora perché attaccarci? Nel caso di Rian Johnson e Chris McQuarrie, ti assicuro che sono senza un “padrone”. Combattono le vostre battaglie dietro le quinte.”

Ancora una risposta, a chi già sembrava sul punto di indignarsi davanti ad un commento che chiamava in causa la Bibbia stessa: “Come mai sti riferimenti religiosi?” chiede uno dei follower. Mangold risponde anche a questo, con una spiegazione che non lascia spazio alle repliche.

“Il fervore di alcuni attacchi ha una ferocia evangelica. Ora, lo capisco che per molte persone, incluso me, la saga di Star Wars abbia un enorme potere spirituale, simile ad un testo religioso. Ma dobbiamo ricordare di gestire i dispiaceri più come farebbe Yoda, in opposto a Darth.”

Inutile non nominare la saga di Star Wars, la cui fan-base è ormai considerata alla stregua delle compagnie incontrate nei peggiori bar di Caracas, pronti a farsi trascinare dalla rabbia per questo o quel motivo. Al punto da diventare una vera e propria tortura per chi nella realizzazione di un film, che vi piaccia o meno, ci ha sputato sangue.

Forse è tempo di interrogarsi sull’importanza che ci troviamo ad associare a quelli che sono, in effetti, elementi futili. Se la stessa energia impegnata a criticare e demolire quelle che sono in fondo avventure per ragazzi, fosse dedicata a ragionare sui problemi reali del mondo, chissà quante soluzioni avremmo già trovato alle insidie della vita vera. Lo schermo d’argento non è fatto per dividere, ma per unire e condividere.