Elvira: Mistress of the Dark – La Regina delle Tenebre va a caccia di Amighisti

1990 – Prima di tornare ad essere semplicemente Cassandra Peterson, l’ormai sessantasettenne starlette del Kansas nota come Elvira poteva vantare la fama di vera e propria icona pop. Versione ipertrofica della spettrale Vampira precedentemente apparsa in alcuni film di Ed Wood, questa voluttuosa signora dallo sguardo ammaliante era difatti solita spaziare da show televisivi a film di serie B con spiccata disinvoltura, ponendosi come ideale punto d’incontro tra Playboy e i Racconti dello Zio Tibia.

Elvira all’apice del suo successo: anni ’80, quanto ci mancate!

Divenuta testimonial della Horror Soft sul finire degli anni ’80, colei che alcuni amano ancora oggi definire come “regina dell’oscuro onanismo” sarebbe balzata anche agli onori della cronaca videoludica incarnando il ruolo di seducente pulzella da salvare in questo  intrigante RPG-Adventure di inizio anni’90.

Patti chiari, amicizia lunga: contando sul suo innato fascino, Elvira ci avrebbe impartito ordini di varia natura, spingendoci spesso a fronteggiare pericoli indicibili.

Rilettura più o meno diretta di un classico di genere come Dungeon Master, il gioco ideato da Alan Brigdman ne avrebbe piegato la struttura portante ad esigenze di un copione molto più estremo: una volta penetrati nel maniero in cui la diva era prigioniera, gli utenti sarebbero divenuti preda di intricate sciarade ed ogni sorta di bestia infernale, con conseguenze ora rivoltanti, ora grottesche, ora esilaranti.

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Le fasi esplorative del gioco avrebbero rirpeso il collaudato Format che aveva reso celebre classici pregressi della sfera GdR, come ad esempio il grande Dungeon Master.

Ben lungi dal risolversi in una mera escalation di siparietti gore, Elvira: Mistress of the Dark evidenziava diversi elementi di rilievo; primi fra tutti la pratica interfaccia d’azione verbale cui affidarsi nella risoluzione degli enigmi e un intuitivo modulo di combattimento tattico.

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L’esplorazione del castello ci avrebbe visti curiosare anche nei suoi dintorni e interagire con molti dei rispettivi abitanti.

Se aggiungiamo al tutto la funzionale impalcatura narrativa di supporto e un comparto visivo in grado di esaltare scenari riccamente dettagliati mediante l’impiego della convincente visuale in soggettiva, risulta facile chiudere il cerchio intorno ad un progetto tanto valido da soddisfare tanto i cultori del brivido quanto i più appassionati “dungeon crawler”.

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I combattimenti andavano sviluppandosi sulle intuitive meccaniche legate ad un menù a scomparsa che comprendeva tutte le azioni effettuabili, incluse manovre eversive e parate.

Forte di queste qualità e del inevitabile hype favoritogli dalla sua prorompente testimonial il prodotto si ritrovò ben presto al vertice della propria nicchia di mercato, maturando introiti tali da giustificare il varo di ulteriori iniziative a tema.

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Beh, diciamo che non è stata esattamente una bella serata per il nostro eroe… Che facciamo, riproviamo?

Ad un solo anno di distanza dal suo debutto, i fan della Signora in Nero poterono così godersi ben due differenti opere a tema: il validissimo Elvira II: The Jaws of Cerberus (1991 PC / 1992 Amiga / Atari ST) e l’insolito Action-Platform Elvira: The Arcade Game (1991, Flair Software) di cui finiremo prima o poi per occuparci…

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.