Speedking: la Konix ridefinisce il concetto di Joystick!

Al di là del leggendario Quickshot II Turbo vi sono molti altri joystick che possono vantare, a buon diritto, un ruolo di primo piano nella storia del gaming su Personal Computer. Di norma, questi piccoli grandi miracoli di ingegneria venivano spesso divisi per grado di adattabilità ai vari generi videoludici: laddove determinati modelli si rivelavano più efficaci nell’ambito di racing game o sparatutto, altri risultavano in tal senso più affidabili in fatto di platform o picchiaduro a scorrimento…

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La Speedking originale in mostra con la sua iconica confezione. In Italia era possibile acquistarne uno a circa 18.000 Lire dell’epoca.

Volendo tuttavia provare ad individuare un’esemplare di joystick in grado di ambire al ruolo di “factotum”, la scelta potrebbe ricadere sul mitico Speedking prodotto dalla Konix nel 1986. Caratterizzato da un design piuttosto singolare e da un coefficiente di resistenza semplicemente sconosciuto a molti altri esponenti di categoria, quest’ultimo sarebbe in effetti riuscito a garantire prestazioni di rilievo nella maggior parte dei contesti.

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Come illustrato in questo manifesto promozionale, lo Speedking andava impugnato dalla mano sinistra lasciando alla mano destra il compito di muovere lo stick.

Che si trattasse di strapazzare lo stick per benino onde fissare nuovi record in classici da stress test quali Track ‘n Field o magari di assecondare manovre più accurate come previsto da un qualsiasi episodio di Kick Off, lo Speedking avrebbe in altre parole fatto il suo stoico dovere, sempre a patto che l’utente fosse riuscito a prendere adeguata confidenza con la particolare impugnatura…

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Quest’alternativa versione dello Speedking mutuava dai pad per console l’integrazione di un ulteriore pulsante adibito a supportare eventuali funzioni di gioco: detta caratteristica potrebbe oggi sembrare scontata, ma all’epoca non tutti i Joystick vantavano pulsanti multifunzione, bensì un unico tasto “fire”.

Al contrario del joystick tradizionale che, per dare il meglio di sé, doveva essere fissato ad una superficie piana tramite opportune ventose, lo Speedking andava infatti impugnato a mo’ di pad in modo così da assecondare le curiose forme di uno chassis che la Konix stessa amava definire come “un miracolo dell’ergonomia”. In assenza di versioni speciali dedicate ai mancini, alcuni giocatori avrebbero senz’altro incontrato difficoltà maggiori nel metabolizzarne la struttura, ma una volta superato l’inevitabile periodo di collaudo le soddisfazioni non si sarebbero fatte di certo attendere.

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Tra le verisoni alternative dotate di maggiori optional figurava senz’altro lo Speedking con stick analogico.

Esaltata da un prezzo al dettaglio generalmente inferiore ai più sofisticati modelli di joystick proposti, ad esempio, da aziende quali la Spectravideo, la fama da “joystick per tutte le occasioni” di cui godeva lo Speedking gli assicurò una notevole diffusione negli anni d’oro dell’Amiga 500. Non a caso, la Konix ne realizzò ulteriori versioni destinate ora al settore dei PC IBM/Compatibili, ora a quello delle console, come pure un’ambiziosa edizione dotata di stick analogico.

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Vroom, Pow , Blat, Zap! Come suggerito dalle onomatopee stampate su questa brochure promozionale, la Konix puntava moltissimo sulla versatilità dello Speedking in fatto di generi videoludici.

Sebbene non sia troppo raro imbattersi in reduci della Pixel Era che avrebbero preferito amputarsi una mano piuttosto che attaccarsi ad uno Speedking, quest’ultimo si è senza dubbio meritato sul campo il suo posto d’onore nel pantheon delle interfacce di controllo: qualora doveste ritrovarvene uno in soffitta sappiate pertanto di possedere un reperto degno del massimo rispetto!

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.