Watch Dogs Legion Provato dall’E3 2019

Watch Dogs Legion

Questa edizione dell’E3 ha segnato anche il ritorno a sorpresa di un marchio piuttosto controverso negli ultimi anni, ma al contempo amato da una nutrita schiera di appassionati: quello di Watch Dogs. In un momento storico in cui gran parte delle speranze, anche grazie agli ammiccamenti del nostrano Luca Ward, erano dirottate verso un nuovo capitolo di Splinter Cell, Ubisoft ha invece deciso di dare la precedenza a una fra le sue serie open world più amate. Con Watch Dogs: Legion, che perde il titolo numerato, il brand si sposta in una Londra a metà fra distopia e ucronia in un futuro vicino, oltre a prefiggersi l’obiettivo di stravolgere e rimettere in discussione parecchie delle certezze acquisite da Watch Dogs 2, il cui impianto narrativo, che si spostava verso toni più scanzonati nel tentativo di offrire una caratterizzazione più marcata, non aveva convinto proprio tutti. Legion, dunque, rimescola le carte in un modo coraggioso, difficile da aspettarsi in un videogioco tripla A: vi permette di interpretare letteralmente chiunque.

In Watch Dogs Legion, Londra può essere vostra

Fulcro di Watch Dogs: Legion, secondo quanto spiegatoci da Ubisoft in una presentazione con prova a porte chiuse, è il gruppo dei ben noti hacker DedSec e la sua ribellione nei confronti del potere, rappresentato da un governo oppressivo e che controlla ogni aspetto della vita quotidiana di tutti i cittadini, in un modo che si rifà palesemente a 1984, il capolavoro di George Orwell. In un simile contesto nasce l’idea che funge da scheletro narrativo e da impalcatura per il gioco, ovvero la possibilità di reclutare letteralmente qualsiasi cittadino in una simile lotta, in una sorta di interpretazione alternativa di V per Vendetta, legata a doppio filo ai recenti accadimenti nel Regno Unito (il referendum per la Brexit, ad esempio) e in generale alla tecnologia come snodo della moralità umana.

Le basi di un simile sistema sono molto semplici, e gravitano attorno a pochi comandi legati principalmente al proprio smartphone, che nel mondo di Watch Dogs funziona come un vero e proprio factotum, a cominciare dalle implicazioni a livello narrativo e strutturale per arrivare fino all’azione più insignificante, come l’apertura di una porta. Il telefono a nostra disposizione ci permette di profilare chiunque desideriamo, mostrando una scheda completa dell’individuo in questione per decidere se è idoneo o meno al reclutamento. Inutile dire che non tutte le persone che incontriamo sono uguali, anzi, hanno capacità molto differenti: alcuni sono più adatti al combattimento, altri alla conoscenza informatica, altri ancora sanno infiltrarsi ovunque senza essere visti.

Non a caso il gioco propone tre classi di base, Enforcer, Hacker e Infiltrator, legate proprio a queste attitudini e in grado di generare perk unici per ogni cittadino: potremo dunque passare senza soluzione di continuità da energumeni in grado di infliggere un esagerato danno corpo a corpo e con capacità fisiche eccezionali, a hacker abilissimi, a veri e propri ninja capaci di eseguire takedown senza essere mai visti, a simpatiche vecchiette che normalmente vedremmo preparare il tè in un salotto pieno di quadri di gattini. Nel caso in cui la persona che abbiamo messo sott’occhio ci interessi, possiamo salvarla nei contatti con la pressione di un tasto, cosa che ci permette di non perderlo/a mai di vista: in questo modo possiamo consultare un profilo completo, che ci dice qualcosa sul suo conto e sui suoi tratti ed abilità, oltre al livello di fedeltà al DedSec, regolato dal suo vissuto personale e dai rapporti con altri personaggi. Nel caso in cui quest’ultimo sia negativo per questo o quel motivo, è possibile “intervenire” svolgendo semplici lavoretti e favori, basati sui suoi spostamenti nel corso della giornata, come il fargli saltare la coda in ospedale se si sta ristabilendo da un infortunio e così via; una volta raggiunto un livello positivo, è possibile cominciare una missione di reclutamento, che, una volta completata, renderà il personaggio direttamente utilizzabile.

Semplicità solo apparente

Abbiamo già menzionato le tre classi su cui Legion si fonda e che compongono le basi del gameplay. Apparentemente potrebbe sembrare un sistema banale, ma vi assicuriamo che non è così: girovagare per la città (che nella demo era grande solo il 20% della sua estensione totale, senza la possibilità di salire sugli enormi droni cargo che fungono da fast travel) e sperimentare con diversi personaggi, scoprendo questi o quei tratti che magari non speravate più di poter trovare, ci è sembrato poter essere un elemento interessante anche sulla lunga distanza. Le classi sono soltanto l’inizio, e rappresentano le tre tipologie generiche di NPC, che però possono mettere insieme anche personaggi molto diversi fra loro, accomunandoli solamente per un’abilità peculiare: una granata per il soldato, che è un po’ il “jack of all trades” e incarna l’esperienza più tradizionale di Watch Dogs, un ragno robotico per l’ingegnere, utile per hackerare qualsiasi cosa a distanza, e una mimetizzazione digitale per l’infiltratore, che gli permette di diventare invisibile ed essere quindi subito perso di vista, ad esempio durante un inseguimento con la polizia. Per il momento potremo arruolare fino a un massimo di 20 personaggi, ma gli sviluppatori con cui abbiamo parlato ci hanno detto che questo numero potrebbe aumentare prima del lancio: ognuno di essi, inoltre, è sempre visibile sulla mappa, utilizzabile in qualunque momento e può essere congedato per fare spazio a nuove leve più abili o dai perk più stravaganti.

Questo sistema è costruito seguendo la logica della morte permanente: ogni personaggio caduto non è in alcun modo recuperabile o sostituibile con uno identico, il che da un lato spinge ad avere maggior cura di quelli più “forti”, dall’altro invoglia alla sperimentazione e al continuo ricambio dei nuovi adepti nella Legione. Esiste, però, una scappatoia a questo sistema ed è rappresentato dal “ritorno” in gioco, magari sotto altra veste, delle persone investite accidentalmente con la macchina senza essere nemmeno profilate: in altre parole, le “morti” accidentali non causano la completa sparizione di un profilo dal database del gioco. Il che, se ci pensate, è decisamente sensato.

Noi abbiamo cominciato la nostra prova in un affollato bar del centro di Londra (punto di partenza della demo E3), armati solamente di un telefonino e di tanta pazienza per individuare qualcuno che fosse adatto allo scopo. Dopo qualche analisi poco interessante – Londra è piena di persone di tutti i tipi, ricordatevelo – all’esterno del locale abbiamo trovato una donna dotata di una forza fisica spropositata, caratteristica alquanto insolite per l’abito da sera che indossava. Per renderci le cose un po’ più agevoli all’avvio della demo, ci viene concesso di portare da subito la sua fedeltà al massimo, il che ci permette di avviare subito la sua missione di reclutamento. Non si tratta di un incarico semplicissimo: ai comandi di un’anziana signora, con la quale la demo era cominciata, dobbiamo infiltrarci in un edificio altamente sorvegliato per scaricare dati preziosi da un server. Grazie all’aiuto delle tradizionali telecamere di sicurezza e del fidato spider-bot, che può recuperare in remoto le informazioni che ci servono (la nostra vecchina sa il fatto suo, tutto sommato), riusciamo a cavarcela, venendo però beccati proprio mentre stiamo scappando, il che ci costringe a una rocambolesca fuga in auto e ci consente anche di testare brevemente il modello di guida, parso molto simile a quello (spiccatamente arcade) di Watch Dogs 2.

Reclutata la nostra Wonder Woman in tacchi a spillo, possiamo finalmente avviare una missione della storia principale, che ci vede impegnati in un prezioso “scambio” di informazioni con un informatore e poi alla caccia di tre bersagli ostili, il che ci permette di scoprire la gran varietà di approcci a disposizione. Possiamo ad esempio far cadere un drone cargo sui nemici per eliminarli, attirarli con un suono attivato dal cellulare e poi eseguire un abbattimento silenzioso, strisciare alle loro spalle con la mimetizzazione ottica o semplicemente proseguire ad armi spianate facendo fuoco contro tutti. Se potessimo evitare di uccidere i tre obiettivi, veniamo avvertiti, sarebbe meglio: anche questi ultimi, con il dovuto olio di gomito, possono essere convinti a passare dalla parte del DedSec.

Nella seconda parte della demo ci siamo poi concentrati un po’ di più anche sul comparto tecnico, che sfortunatamente è almeno per ora fra gli elementi meno convincenti, che potrebbero essere sensibili di grossi miglioramenti: se Londra è riprodotta digitalmente con dovizia di particolari più che buona, lo stesso non si può dire della cura riposta negli aspetti più tecnici come la qualità dei modelli e le texture, figlia di un engine rimasto ancorato a tanti – troppi – anni fa. E tutto ciò senza nemmeno considerare la combo risoluzione/frame rate, comunque passabile di aggiustamenti.

Nonostante i tentennamenti sotto il profilo visivo, risolvibili nei dieci mesi che ci separano dal lancio, il concept di Watch Dogs: Legion ci ha intrigato dal primo momento in cui ci siamo avventurati per le strade di Londra pad alla mano. L’idea di avere un’intera città ai propri piedi è davvero interessante e solletica in maniera notevole la creatività di chi vuole sfruttare un simile sistema per sbizzarrirsi a profilare chiunque e divertirsi con le mille opzioni tattiche a disposizione. Molti aspetti del gioco vanno ancora approfonditi, in particolare i promessi “cinque archi narrativi” e la tenuta delle 60 missioni della storia sulla lunga distanza, oltre all’annunciata modalità multiplayer. In base a quanto mostrato, però, ci sentiremmo di dire che forse Watch Dogs ha davvero trovato la sua dimensione ideale, consegnando letteralmente a noi giocatori le chiavi della città. E della Legione con lei.

Nato nello scorso millennio con una console fra le mani e rimasto per molti anni confinato nel mondo distopico della Los Angeles del 2019, ha infine deciso di uscirne per divulgare al mondo intero le sue più grandi passioni: il videogioco in tutte le sue forme, il cinema (quello vero) e Dylan Dog.