Verso la fine del 2018, una figura di tutto rispetto entrò tra le file di Ubisoft, incaricato di lavorare su un progetto mai annunciato per poi lasciare lo studio poco più di un anno dopo. Stiamo parlando di Mike Laidlaw, una delle menti creative dietro lo sviluppo del franchise di Dragon Age.
Il progetto per cui Laidlaw fu chiamato, è stato più volte oggetto di varie domande dopo la sua cancellazione e, con un report di Jason Schreier su Bloomberg, si è svelato anche dell’altro recentemente.
Secondo il report, Laidlaw era al lavoro su un RPG a tema fantasy medievale basato su Re Artù ed i cavalieri della Tavola Rotonda in un mondo di spade e magia, ricolmo di cavalieri e leggende. Il progetto, cui nome in codice corrispondeva a Avalon, avrebbe dovuto avere elementi coop simili al franchise di Monster Hunter, ma venne poi cancellato dopo meno di un anno di sviluppo da Serge Hascoët, il quale era allora il direttore creativo in Ubisoft.
Si esatto, è lo stesso Serge Hescoët che ha dato le proprie dimissioni dopo le accuse di molestia sessuale il quale era, prima dell’accaduto, il massimo dell’autorità creativa nello studio francese. Secondo il report, la principale motivazione data da Hascoët riguardo la cancellazione di Avalon era che, egli stesso, non era un fan delle ambientazioni fantasy. Con tale motivazione, alzò di molto il livello di sviluppo del titolo, dicendo che se davvero si voleva far uscire un gioco fantasy, doveva esser “meglio di Tolkien“.
Continuando il report di Schreier, molti dipendenti ed ex dipendenti dello studio di sviluppo francese hanno affermato che Avalon e Laidlaw stesso erano solo alcuni tra i tanti progetti e sviluppatori di alto profilo dell’azienda ad essere bloccati dall’assoluta autorità creativa di Hascoët. Molti di questi erano, difatti, progetti fantasy arrivati ancor prima di Avalon.
Attualmente, Yves Guillemot, CEO di Ubisoft sta temporaneamente occupando il ruolo di direttore creativo nella compagnia ma, dato il fallimento di Ghost Recon Breakpoint e The Division 2 nel 2019, la società ha riproposto per intero il suo processo creativo, mettendo a disposizione un vero team editoriale, piuttosto che relegare il potere assoluto ad una sola persona.