Doctor Strange nel Multiverso della Follia: l’impatto di Raimi nel MCU

“Tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te”: mai frase è stata più giusta di questa quando ci si accinge a scrivere di un film Marvel. Tutto può essere spoiler, anche un pensiero troppo perspicace formulato senza aver visto nemmeno un trailer, quindi in questa recensione ci impegneremo a dire il meno possibile… pur cercando di dire qualcosa. Una impresa impossibile? Forse, ma sicuramente molto in tema con Doctor Strange nel Multiverso della Follia, opera che vive di situazioni idealmente impraticabili.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: benvenuti nel Multiverso

I precedenti film del Marvel Cinematic Universe ci hanno inculcato a più riprese l’idea dell’esistenza di un Multiverso, che è stato ancor meglio presentato nell’ultimo capitolo di Spider-Man. Come racconta Sam Raimi: “Il primo film di Doctor Strange era riuscito ad aprire le menti degli spettatori e in Doctor Strange nel Multiverso della Follia ci spingeremo oltre i limiti. Il film di accompagna in un viaggio attraverso le diverse realtà del Multiverso”. Più o meno abbiamo capito tutti di cosa si tratta ma, a volerlo semplificare, il Multiverso è composto da infiniti universi paralleli, ognuno dei quali ospita tutto quello che già esiste, ma in una realtà alternativa. Basta immaginare moltissime versioni di noi stessi che vivono in versioni differenti della realtà che conosciamo e conducono vite diverse con esiti diversi. Ambientare un’opera cinematografica in questa possibilità di espansione immaginifica è un qualcosa dalle potenzialità infinite sotto tutti i punti di vista e, a pensarci bene, può allo stesso tempo creare un qualcosa di assolutamente fantastico o tremendamente confusionario. La paura che Doctor Strange nel Multiverso della Follia si andasse a inserire nel secondo caso era davvero molto alta, anche a causa di continue richieste, teasing e supposizioni arrivate dai fan più accaniti dell’universo Marvel che hanno fatto da sfondo alla produzione di questo film. E no, non risponderò a nessuna delle domande che vi state ponendo sulla presenza o meno di qualsiasi personaggio (o gruppo di personaggi…), perché il campo minato degli spoiler è tutto intorno a noi. Posso dirvi però che l’opportunità di spostarsi fisicamente in tutti questi diversi universi è resa possibile dall’introduzione di America Chavez (Xochitl Gomez), giovane ragazza con lo straordinario e inusuale potere di movimento attraverso gli universi stessi, cosa che la rende ovviamente motore portante del film.

Lo stile Raimi

Insomma, le premesse ipotetiche di questo film sono straordinarie: giocare con una strega potentissima come Scarlet Witch (Elizabeth Olsen), il Signore delle Arti Mistiche (Benedict Cumberbatch) e una ragazza in grado di attraversare gli universi crea già così un mix esplosivo. Il tutto è stato poi dato nelle mani sapienti di Sam Raimi e il risultato è intenso e spaventoso, esteticamente e intimamente. In uno dei nostri primi incontri con Doctor Strange, l’Antico gli aveva detto: “Se ti rivelassi tutto quello che ancora non sai, scapperesti in preda al terrore” e il regista deve aver preso questa frase come spunto per la sua visione di questo film. Dopotutto stiamo parlando di un maestro del terrore, mago del brivido e appassionato di illusioni (da ragazzo si esibiva infatti come prestigiatore in feste per bambini e matrimoni), tutte caratteristiche che si sposano benissimo con il risultato di Doctor Strange nel Multiverso della Follia. L’ambientazione diventa sempre più oscura e pericolosa, man mano che i personaggi scavano in profondità all’interno di loro stessi, spingendosi verso limiti che sarebbe meglio non oltrepassare. Cosa saresti disposto a fare per raggiungere il tuo obiettivo? È questa la domanda che si pongono un po’ tutti, dando alla narrazione un filo semplice da seguire, al quale aggrapparsi per non perdersi all’interno dei mille cambiamenti di prospettiva. Primi piani estremi, angoli olandesi e tagli rapidi tipici del linguaggio visivo dei fumetti, immensi mondi che si accartocciano su loro stessi e personaggi che diventano man mano sempre più orrorifici, rendono riconoscibile su ogni piano la regia di Raimi, che riesce a dare una diversa chiave di lettura dell’universo cinematografico Marvel.

La potenza dei personaggi

A livello scenografico il film è uno spettacolo per gli occhi dello spettatore, che vagano attraverso gli infiniti mondi che gli vengono presentati. Tutti diversi, tutti bellissimi, tutti complessi ma strettamente correlati a quello che si vuole raccontare. Il pericolo di approfittare di queste possibilità ed espanderle fino all’esagerato è tangibile e, ogni tanto, l’opera tende a essere ridondante, sottolineando all’infinito l’importanza e la pericolosità del Multiverso. Tra combattimenti veloci che tagliano l’inquadratura e viaggi in location sempre più grandiose e stilisticamente contrastanti, si potrebbe pensare che Doctor Strange nel Multiverso della Follia sia il classico film con tanta azione, una storia senza troppe preste e poco più. E invece no, la sua forza sono i personaggi che si inseriscono in questo già consolidato algoritmo cinematografico da blockbuster, capitanati da Wanda e Stephen Strange, intimamente tormentati dalle scelte che hanno dovuto prendere in passato e dalle relative conseguenze a cui queste hanno portato. È proprio su questo che vuole concentrarsi Raimi: “I fan dell’Universo Cinematografico Marvel sono interessati ai personaggi. Chi sono? Cosa sarebbero potuti diventare? Hanno fatto le scelte giuste? Persino in Avengers: Endgame sono state fatte scelte di cui alcuni personaggi nel nostro film si sono pentiti. In questo film assisteranno alle ripercussioni di quelle scelte e sarà molto interessante da vedere”. Per esempio, attraverso la sua esperienza del Multiverso e le diverse versioni alternative di se stesso, il Doctor Strange si rende conto che il proprio atteggiamento è sempre caratterizzato da uno schema ben preciso. E la stessa Scarlet Witch, che già in Wanda Vision aveva intrapreso un immenso percorso nel suo subconscio, dovrà affrontare le sue paure più grandi… nonostante sia essa stessa una delle minacce più pericolose per l’umanità.

Quello di Doctor Strange nel Multiverso della Follia è un progetto pericoloso e complesso, parte di quella sperimentazione prevista per la fase quattro dell’Universo Cinematografico Marvel. Non è tutto perfetto e ci sono intere sezioni che sembrano fini a se stesse, vittime di commenti e richieste pressanti dal mondo esterno alla produzione. Grazie alla potenza multisfaccettata dei protagonisti, a una bravura mai messa in discussione di Elizabeth Olsen e Benedict Cumberbatch e alla particolare cifra stilistica di Sam Raimi, riesce però ad affermarsi come un film profondo ma di intrattenimento, pieno di ironia e richiami psicologici, di azione e introspezione, alla continua ricerca di un contrasto che lo tiene in piedi e lo rende assolutamente godibile. 

Voto: 8