Recensione – Fez

La possibilità di scrivere una recensione di Fez, a distanza di due anni dalla sua uscita su Xbox 360 (e PC poi), mi ha permesso di vivere questo gioco con quel distacco sufficiente dal non farmi trascinare nel gorgo dell’hype. In verità, l’opera prima (e a quanto pare unica) di Phil Fish non ha perso mezza virgola del suo fascino originale. Per carità, sono passati appena 24 mesi, ma ho l’impressione che questa produzione sia destinata a un futuro da evergreen e di motivazioni ve ne sono a bizzeffe.

Si può detestare l’autore di Fez con tutta l’anima, ma sfido chiunque ami visceralmente i videogiochi a criticare ferocemente questa produzione, se non spinto dal pregiudizio o da incomprensibili questioni di principio. Questo titolo era e rimane un gioiello, un piccolo capolavoro di game design, realizzato con una cura maniacale, al limite del patologico per certi versi. Sembra quasi il frutto di una personalità ossessiva compulsiva, qualcuno spinto dal bisogno primario di dare un senso logico e un ordine preciso alle cose, superando i banali concetti di platform gaming ai quali ci siamo assuefatti in trenta e passa anni di videogiochi.

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Lo stile grafico, così ordinato ma mai ordinario e l’idea della rotazione dello scenario, quasi fosse costantemente appoggiato un cubo, sono elementi che contribuiscono a frullare costantemente i neuroni. La percezione dello spazio e della prospettiva è totalmente stravolto in Fez, come se volesse spiazzarti in continuazione, mettendoti alla prova pur senza forzarti a farlo. Il linguaggio simbolico, le figure geometriche e i tetramini sono tutti elementi inseriti in un contesto all’apparenza perfetto, scombinato però da alcune sezioni che, volutamente, sono lì a ricordarti che questo è pur sempre un videogioco.

Fez del resto non è solo un bel quadro da ammirare, ma un vero tributo alle variegate produzioni di un tempo. Il fatto che sia ripieno come un bignè di segreti da sbloccare e che presenti ben due finali differenti impone di spremersi le meningi, e non poco. Non per altro, ma bisogna davvero rompersi la testa per riuscire a venire a capo di alcuni fra i più oscuri enigmi mai incontrati in un videogioco. È davvero una lettera d’amore a quel gameplay dimenticato, che ci faceva sudare per giorni interi nel tentativo di scoprire anche il più assurdo dei segreti, solo per un senso di completezza che non poteva essere certo colmato da un video su YouTube. Anche perché vent’anni fa non c’era internet e bisognava aggrapparsi alla speranza che qualche rivista pubblicasse una guida completa.

Riuscirete a trovare tutti e quattro i gufi e ad aprire quella maledettissima porta? In ogni caso, auguri.
Riuscirete a trovare tutti e quattro i gufi e ad aprire quella maledettissima porta? In ogni caso, auguri.

Ma su Fez si sono spesi fiumi di inchiostro digitale e non, quindi non voglio dilungarmi eccessivamente. Per quanto mi riguarda, è stato davvero amore a prima vista, merito anche di un team, i BlitWorks, che hanno effettuato un porting fenomenale per tutte le piattaforme PlayStation. Su PS4 il gioco esprime il meglio di sé, con i 1080p che aumentano ulteriormente la sensazione di pulizia e ordine che permane in ogni ambientazione. Sembra assurdo dirlo, vista l’apparente semplicità del disegno, eppure la differenza rispetto ai 720p di PS3 è decisamente tangibile, pur rimanendo sempre nell’ambito dei 60 frame al secondo (senza tearing o rallentamenti, che a quanto pare affliggevano qua e là le versioni PC e Xbox 360). O forse mi sono abituato troppo bene sulla nuova console di Sony. Discorso diverso per quanto riguarda PS Vita: lo schermo OLED restituisce un’immagine splendida e coloratissima, seppur afflitta da una fluidità non altrettanto perfetta. Nulla che infici la giocabilità, sia chiaro, anche perché l’aspetto più interessante di questa release è il cross-save e funziona benissimo. In qualsiasi momento potete passare da una console all’altra, certi di ripartire proprio dall’ultimo quick-save (che avviene con una certa costanza).

Un po’ di amarezza invece per la promessa opzione 3D. Proprio come per le altre versioni, è necessario sbloccare il vero finale del gioco per entrare in possesso degli occhialini speciali che abilitano la visione stereoscopica. L’unica differenza è che su PS3 e PS Vita si tratta del solito 3D anaglifo (quello con le lenti blu e rosse, tanto per capirci), mentre su PS4 esiste un’opzione per attivare un’autentica stereoscopia, a patto di avere una TV compatibile. È un peccato aver riservato questa modalità solo come easter egg, perché Fez si presta davvero bene al 3D vero, aggiungendo un tocco di profondità piuttosto interessante. E va beh, ce ne faremo una ragione.