L'uomo nero

Il cinema di Sergio Rubini รจ pervaso da riferimenti autobiografici, memorie e forse rimpianti, di sicuro elaborazioni dei suoi stati d’animo nei confronti del passato. Non mancano mai rimandi alle…

Regia: Sergio Rubini
Cast: Sergio Rubini, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Gifuni
Distribuzione: 01 Distribution
Voto: 70

Il cinema di Sergio Rubini รจ pervaso da riferimenti autobiografici, memorie e forse rimpianti, di sicuro elaborazioni dei suoi stati d’animo nei confronti del passato. Non mancano mai rimandi alle origini, ricordi e nostalgie, abbandoni e ritorni, perchรฉ se รจ indispensabile abbandonare la piccola provincia per il bisogno di un’affermazione nel grande mondo esterno, รจ necessario anche tornare in un luogo non solo fisico ma mentale, per rielaborare, capire, spiegarsi, in un andirivieni anche metaforico per non dimenticare mai di che materia siamo fatti e chi e cosa ci ha forgiati. Un messaggio che vale per tutti, perchรฉ ovunque la provincia puรฒ essere soffocante, limitativa. Ma Rubini non dimentica mai la sua particolare tenerezza nel tratteggiare le figure dei perdenti, di quelli che si sono arresi e sono stati sconfitti, e sono rimasti, affrontandone le conseguenze fino all’ultimo giorno della vita. Momento nel quale potranno ritrovarsi a confronto con chi invece quel cordone ombelicale lo ha bruscamente interrotto, perchรฉ spesso purtroppo sono i lutti che ci fanno tornare e allora รจ troppo tardi per parlare, chiarire, magari chiedere scusa e il rimpianto non serve a niente.

Nella Puglia del 1967, Sergio รจ un capostazione con velleitร  artistiche, con una vocazione per la pittura che non ha mai potuto trovare il giusto sfogo. Dipinge cosรฌ per hobby, ma in lui cova il desiderio di rivalsa, il bisogno del riconoscimento anche sociale di quelle che sente essere le sue qualitร  piรน vere, quelle che lo definiscono, che non sono quelle di efficiente capostazione, ma di artista. Ma i suoi tentativi vengono regolarmente frustrai da un paio di viscidi notabili del paese, due “laureati”, un professore e un avvocato, rappresentati di quella categoria di persone che scoraggiano e deprimono perchรฉ non sopporterebbero che qualcuno riuscisse dove loro sono falliti, che qualcuno sfuggisse all’atmosfera del paesino e spiccasse il volo verso altri lidi. La sua irrequietezza si riflette anche sulla famiglia, sulla bella moglie, sul figlioletto Gabriele e su Pinuccio, il cognato bottegaio e impenitente dongiovanni che vive presso di loro.

Ma un’occasione si profila all’orizzonte, per ricevere il riconoscimento che sente di meritare, la possibilitร  di organizzare una mostra di suoi quadri, il cui pezzo forte sarร  la copia di un dipinto di Cezanne, suo pittore prediletto, esposto al Museo di Bari. Mentre fra difficoltร  piccole e grandi l’evento si avvicina e l’aspettativa diventa spasmodica, Gabriele assiste sempre piรน stranito alla commedia umana degli adulti che lo circondano, fino ad arrivare all’epilogo che lo segnerร  per sempre. Solo quando ormai adulto e affermata ricercatore tornerร  per la morte del genitore, avrร  l’occasione per comprendere cose che nella sua semplicitร  di bambino aveva frainteso e, finalmente, avrร  modo di capire chi era veramente stato suo padre. L’uomo nero, che prende il titolo da una delle figure che col suo mistero avevano permeato l’infanzia di Gabriele insieme a tanti altri elementi incomprensibili, รจ un film che tratta col tono da commedia brillante un tema esistenziale piรน malinconico, un film che parla del mondo di un bambino, amato ma tenuto a distanza dal coinvolgente anche se contrastato rapporto fra i suoi genitori, e parla del mondo degli adulti, che nel mondo sembrano muoversi da padroni, mentre anche loro sono alle prese con il loro destino che li muoverร  come crede nonostante gli sforzi per sottrarsi, impotenti come bambini.

Il film risulta appesantito da una parte centrale troppo lunga, nella quale Rubini indugia calligraficamente nella raffigurazione di fatti e personaggi con la nostalgia affettuosa per un tempo, per costumi e caratteri passati, eccedendo perรฒ nella coloritura dei personaggi, nei tocchi descrittivi, come un pittore che ripassi troppe volte la sua tela. Il film perรฒ si riscatta con un toccante finale, che getta una luce diversa su tutta la vicenda. Ottimi gli interpreti: Rubini aggiunge un altro personaggio alla galleria dei suoi perdenti rassegnati ma con un guizzo di orgoglio. Valeria Golino interpreta lo sfaccettato personaggio della madre di famiglia, una donna che nel ’67 e in pieno meridione pre-femminista cerca faticosamente e anche in modo imperfetto di essere moglie, amante, madre, insegnante, donna di casa. Riccardo Scamarcio sfrutta le sue origini locali per ritagliarsi il personaggio all’apparenza piรน frivolo, il fratello eterno scapolone, che perรฒ anche lui, restando, soggiacerร  alle regole sociali. Fabrizio Gifuni (il figlio Gabriele da adulto) รจ quello che se ne va e infine ritorna, per dovere prima, per capire poi.