Sto pensando di finirla qui: nel labirinto della mente di Charlie Kaufman

Sto pensando di finirla qui recensione

Autore tra i più affascinanti in circolazione, Charlie Kaufman ha da sempre abituato il suo pubblico a confrontarsi con opere che in un modo o nell’altro costringono a fare i conti con il complesso labirinto della mente umana. Sin da Essere John Malkovich, da lui scritto nel 1999, Kaufman ha infatti riflettuto sull’esistenza con uno sguardo a metà tra il romantico e il disincantato, destrutturando i propri racconti per farne pura manifestazione dell’interiorità. Con il suo nuovo film, Sto pensando di finirla qui (traduzione italiana dell’originale I’m Thinking of Ending Things), continua tale percorso di ricerca, raggiungendo risultati sempre più coinvolgenti. Adattamento dell’omonimo romanzo di Ian Reid, la pellicola è un inno all’amore, alla vita, all’arte e al tempo che passa. Il tutto filtrato attraverso la soggettività della mente umana. Disponibile dal 4 settembre sulla piattaforma Netflix.

La storia narrata è quella di una giovane donna (Jessie Buckley) la quale intraprende un viaggio insieme al suo nuovo fidanzato Jake (Jesse Plemons) per andare a conoscere i genitori di lui. Circondati da un’inarrestabile clima invernale, i due in auto si ritrovano a conversare su grandi temi, mentre la giovane dentro di sé riflette sulla possibilità di dare una fine a quella relazione. Le stravaganze però devono per lei ancora avere inizio, e quando infine giungerà presso la fattoria dei coniugi (David Thewlis e Toni Collette) inizierà ad assistere al manifestarsi inspiegabile di eventi inquietanti, che la spingeranno ancor più a riflettere su di sé e quanto la circonda.

Sto pensando di finirla qui Netflix

Un horror per Charlie Kaufman

Quando Kaufman annunciò di star lavorando all’adattamento dell’omonimo romanzo di Reid, i suoi fan furono da subito entusiasti di tale scelta. Il libro è infatti classificato come un horror psicologico dai risvolti surreali. Un mix che si preannunciava tanto inedito quanto coerente per la filmografia dell’autore. Il dubbio, a quel punto, era riguardo alle capacità di Kaufman di dar vita ai toni cupi e inquietanti del racconto scritto. Ma come già aveva lasciato intuire con alcune sequenze di Essere John Malkovich o Eternal Sunshine of the Spotless Mind, non solo egli ne è in grado, ma sembra anzi nato per questo.

Nessuno meglio di lui sembra infatti in grado di poter dar vita agli incubi che la mente umana riesce a generare. Costruito attraverso quattro ben distinti atti, il film manifesta così una sempre più progressiva perdita di aderenza al reale, generando un cortocircuito tanto disorientante quanto affascinante. Egli, inoltre, dichiara subito i propri intenti. Non a caso, la protagonista si diletta nella pittura di panorami che sono la manifestazione esteriore di stati d’animo. E così è anche il suo intero film. Una sequenza di situazioni, personaggi e battute senza un vero apparente filo logico che riescono però a dar vita ad un’esperienza sensoriale straniante e irresistibile, ricca di suspence, angosce e speranza.

Il risultato è che Sto pensando di finirla qui riesce a perseguitare lo spettatore ben oltre il termine della visione. Più ciò che si osserva appare criptico, più ci si sforzerà di ritrovarvi un significato, e così facendo si cadrà nella trappola della mente pericolosa di Kaufman. Nel realizzare questo piccolo gioiello, lo sceneggiatore e regista non si è certamente preoccupato di rendere le cose facili per il suo pubblico, ma, tralasciando il fatto che se si fosse piegato a ciò non sarebbe stato Kaufman, non ha tuttavia dimenticato di lasciare una serie di metafore o simboli lungo il percorso. Nel giocare a ricostruire tale puzzle, ognuno potrà probabilmente giungere a personali riflessioni su valori come i sentimenti o il proprio Io.

Sto pensando di finirla qui Kaufman

Charlie Kaufman: non solo sceneggiatura

Kaufman è noto principalmente per le sue sceneggiature, grazie alle quali ha anche vinto il premio Oscar. Con Sto pensando di finirla qui, tuttavia, ha firmato la sua terza regia, confermando un talento che fa venir voglia di vederlo sempre di più all’opera. Non solo ha scritto, anche in questo caso, una sceneggiatura precisissima, ricca di risvolti e contenuti dal grande valore, ma ha nuovamente dimostrato di saper dar vita alla messa in scena migliore per esaltarli. Aiutato dal direttore della fotografia polacco Łukasz Żal (Ida, Cold War), ha infatti costruito immagini basate su colori prevalentemente spenti, smorti, sporcando spesso le inquadrature in modo da sottolineare ancor di più lo stato confusionale dei suoi protagonisti.

Tutto ciò proprio per dare poi grande libertà a loro, i suoi attori. Se con questo film Jesse Plemons dimostra nuovamente di essere un interprete di grande levatura, capace di comunicare servendosi di pochi elementi, la vera sorpresa è la brillante Jessie Buckley. Vero e proprio vulcano di emozioni, la giovane attrice convince di essere l’unica che avrebbe potuto ricoprire quel ruolo, e lo fa suo con una sincerità che è difficile rimanerle indifferente. Bellezza fuori dai canoni, riesce a farsi specchio dei tormenti dell’autore, conservando una vitalità in contrasto con gli ambienti algidi e stranianti che la circondano.

Nonostante questi elementi, potrebbe risultare complesso approcciarsi al film, che può talvolta apparire come il delirio del proprio autore. Eppure, Kaufman sembra qui molto più controllato e consapevole del proprio compito rispetto alle opere precedenti. D’altronde, è bene sapere che non ci si può aspettare un film convenzionale da lui, e questo Sto pensando di finirla qui continua a sfidare e provocare, assumendo forse la forma di un gioco, ma le cui regole si basano sempre e comunque sulle nevrosi che ogni umano vive ogni giorno della sua esistenza.

Gianmaria è sempre stato un grande appassionato di cinema e scrittura, tanto da volerne fare la sua professione. Studiando queste materie all'Università decide di fondere le sue passioni nella critica cinematografica e nella scrittura di sceneggiature. Tra i suoi autori preferiti vi sono Spike Jonze, Noah Baumbach e Richard Linklater.