Demon Slayer Mugen Train Recensione: a tutto vapore

Demon Slayer Mugen Train

Fino a non troppo tempo fa, in alcune occasioni particolari, poteva accadere di vedere i fan di una qualche opera narrativa (fosse essa un libro, o un film) radunarsi per qualcosa di estremamente atteso. Prendete per esempio le file di aspiranti maghi accalcati fuori dalle librerie la notte dell’uscita di Harry Potter e i Doni della Morte, oppure le folle oceaniche che riempirono le sale d’attesa dei cinema la sera dell’uscita di Avengers Endgame. Oggi però, a una pandemia di distanza da quegli eventi, può accadere che qualcosa di altrettanto spasmodicamente atteso arrivi direttamente a casa vostra, senza sforzo, senza calca, richiedendovi l’unico sforzo di aprire un account. Questo è il caso, per esempio, di Demon Slayer Mugen Train, il film che ha stracciato ogni record, atteso dalla comunità di appassionati di anime come l’acqua nel deserto fin dalla data dell’uscita ufficiale, in Giappone, il 16 ottobre 2020, e che è finalmente uscito in esclusiva su Amazon Prime Video lo scorso 13 luglio, permettendo finalmente a tutti gli appassionati dell’opera di Koyoharu Gotoge di scoprire il perchè di tanto, sconfinato successo.

Perché Demon Slayer Mugen Train potrebbe legittimamente essere diventato il sinonimo della parola successo: maggior incasso di tutti i tempi al box office nipponico, il film tratto dal manga di Koyoharu Gotoge ha proceduto a stupire tutti anche alla sua uscita nei cinema statunitensi, Ed è proprio a causa di questi risultati straordinari che l’attesa del film anime prodotto da Ufotable in collaborazione con Aniplex e Shueisha si è fatta quasi isterica, da cardiopalma. E così, dopo averlo finalmente visto, ecco le nostre impressioni sull’ultima avventura di Tanjiro Kamado e dei suoi compagni.

Demon Slayer Mugen Train

Demon Slayer Mugen Train: un film canonico

Una delle grandi polemiche che anima da sempre la comunità degli appassionati di anime riguarda proprio le pellicole dedicate alle serie più famose. I personaggi che vi compaiono, gli eventi che accadono, vanno considerati canonici o no? In generale i film anime non sono quasi mai canon, anche se possono in qualche modo essere inseriti all’interno della continuity dell’opera principale (basti pensare a My Hero Academia Heroes Rising). D’altra parte, nella stragrande maggioranza dei casi, come accade per esempio con il franchise di Dragonball o con One Piece, i film servono soltanto a raccontare una storia che non ha nulla a che fare con la saga principale, creando e inserendo personaggi che non si vedranno mai più nella serie. Insomma, i film sono l’incubo dei puristi. Da questo punto di vista, Demon Slayer Mugen Train è una voce fuori dal coro.

Il film non è semplicemente considerabile all’interno del canone della saga di Koyoharu Gotoge, ma adatta direttamente un intero arco narrativo del manga, sostituendo, di fatto, una stagione anime (o un suo cour). Per questo motivo vederlo, per chi segua soltanto l’anime di Demon Slayer, non è opzionale, ma propedeutico alla visione della seconda stagione (che Ufotable sta realizzando). Una scelta insolita in questo mondo, che se da una parta paga dividendi, dall’altra finisce per mostrare qualche piccolo limite.

Addattare l’arco narrativo del manga ha fornito infatti agli sceneggiatori e al regista, Haruo Sotozaki, un canovaccio abbastanza solido sul quale andare a costruire la trama. Un po’ come succede per le normali stagioni degli anime insomma, gli scrittori di Demon Slayer Mugen Train hanno sempre saputo dove la trama sarebbe andata a parare. D’altra parte, tentare di adattare un intero arco narrativo (nel caso di quello del treno Mugen sono circa tredici capitoli del manga) e condensarlo in un film di due ore, costringe a evidenti forzature nella selezione del materiale, e questo, pur non avendo letto l’opera originale, è un problema che traspare in modo abbastanza evidente nella pellicola.

Per questo motivo la prima parte della trama di Demon Slayer Mugen Train, pur essendo abbastanza lenta nei ritmi, risulta confusionaria e intricata, anche per via degli shift continui dalla realtà ai sogni di ben quattro individui. Un problema che diventa però sempre meno evidente con il passare dei minuti, e si azzera quando l’azione prende il sopravvento, portando Tanjiro, Nezuko, Zenitsu, Inosuke e soprattutto Kiyojuro Rengoku allo scontro definitivo con i demoni.

Demon Slayer Mugen Train

Demon Slayer Mugen Train: poesia in movimento

Probabilmente l’aspetto più impressionante della pellicola è la cura e la precisione con la quale Ufotable è riuscita a rendere ogni singola scena. A livello tecnico Demon Slayer Mugen Train è un piccolo gioiello, sia per il disegno che per le animazioni. Sempre preciso, anche nei momenti di azione più frenetica, grazie a un uso sapiente e dosato della CGI, che non è mai invadente o fastidiosa, ma sempre perfettamente integrata alla scena.

In particolare lo scontro finale tra Rengoku, il Pilastro della Fiamma, e Akaza, la Terza Luna Crescente delle Dodici Lune Demoniache, è davvero poesia in movimento, in cui gli effetti di luce, i lampi della lama, gli effetti di suono contribuiscono a tenere lo spettatore con il fiato sospeso.

Una perfezione tecnica non nuova nelle produzioni di Ufotable, che è sempre stato un esperto nel realizzare scene di combattimento particolarmente ben riuscite. Un’esperienza di cui lo studio aveva già dato prova nella serie di Demon Slayer, con il meraviglioso combattimento tra Tanjiro, Nezuko e Rui, la Quinta Luna Calante, e che era già stata messa in mostra nei tanti combattimenti della serie dei Fate.

Demon Slayer Mugen Train

Un viaggio nell’inconscio

In tutta la prima parte del film la trama si muove a balzi, seguendo l’intricato e complesso piano di Enmu, la Prima Luna Calante che avevamo già visto negli ultimi episodi della prima stagione di Demon Slayer e che è anche il villain principale del film. Con un’abilità vampirica al limite dell’onnipotenza infatti, Enmu è in grado di indurre il sonno e controllare i sogni, arrivando addirittura a poter mandare fisicamente delle persone all’interno del subconscio degli altri.

La scena cambia continuamente, portandoci prima nel sogno, struggente e tristissimo, di Tanjiro, poi in quello profondissimo di Rengoku, che funziona quasi come un flashback, e infine in quelli di Zenitsu e Inosuke, che si confermano, insieme alla versione bambolina di porcellana di Nezuko, l’espediente comico (a volta un pochino cringe) di questa saga. Quando dal sogno, più o meno delirante, dei protagonisti si passa al loro inconscio, riusciamo a comprendere la vera essenza dei nostri eroi, e riceviamo la conferma che Tanjiro è, fondamentalmente, un San Francesco nipponico con la spada ammazzademoni.

Un ultimo punto a favore di Demon Slayer Mugen Train è sicuramente la sua capacità di approfondire l’interiorità di un personaggio, nonostante il breve tempo disponibile. Rengoku si era visto meno che pochissimo nella serie, eppure durante le due ore di film, siamo arrivati ad apprezzarlo, persino ad amarlo, come gli stessi protagonisti. Certo questo approfondimento costa un po’ di spazio agli altri protagonisti, con Zenitsu, Inosuke e Nezuko che risultano un po’ sacrificati. Ma in due ore soltanto questo è un risultato meraviglioso.

Insomma, alla fine dei conti questo Demon Slayer Mugen Train non solo è riuscito a tener fede alle aspettative, ma le ha forse persino superate. Al di là di qualche piccolo problema di spazio e di una trama un po’ ingarbugliata che richiede tutta l’attenzione dello spettatore, la perfezione delle animazioni e le scene incredibilmente intense, in grado di strappare reazioni emotive forti, rendono questo film degno dell’attesa e del successo che l’ha accompagnato. Insomma, un successo che arriva a tutto vapore!