The Texas Chain Saw Massacre Recensione: aprite questa porta

Era il 1974, e “Non aprite quella porta” faceva capolino nel mondo del cinema. A quasi cinquant’anni esatti dalla sua uscita, il mondo horror prende forma nuovamente nel mondo mediatico grazie all’uscita di The Texas Chain Saw Massacre, non solo titolo del nuovo gioco tratto dall’omonimo cult horror che ha fatto il proprio debutto su console e PC dal 18 agosto, ma che è anche il nome originale della pellicola stessa. Sviluppato dallo studio Sumo Digital e pubblicato da Gun Interactive, già forte nel settore horror con il celebre gioco “Friday the 13th”, per tutti gli amanti dell’horror l’esperienza risulterà dunque familiare, traendo ispirazione anche da ben noti suoi predecessori, come anche “Dead by Daylight“. Dopo averlo provato in anteprima (di cui vi ricordiamo qui quali erano state le nostre impressioni), ora possiamo finalmente raccontarvi com’è stato vivere questa esperienza horror, vissuta a cavallo dell’apertura ufficiale dei battenti, grazie alla nostra prova su PlayStation 5!

The Texas Chain Saw Massacre: si riapre quella porta!

In questa rivisitazione nuova, ma non troppo innovativa, della storia di The Texas Chain Saw Massacre, i giocatori hanno la possibilità di impersonare uno dei tre membri giocabili della famiglia di truculenti macellai protagonisti della storia, o una delle più sfortunate vittime che, partendo dallo scantinato della macabra abitazione, dovranno utilizzare il loro ingegno e ogni mezzo a loro disposizione per uscire vivi dall’incubo ad occhi aperti in cui si sono ritrovati. Ma qual è il nesso dunque con la storia originale? Per chi non lo sapesse, The Texas Chain Saw Massacre è un titolo multiplayer horror asimmetrico basato sull’iconico film horror del 1974 “Non Aprite Quella Porta” che conduce un giocatore a impersonare Leatherface e che avrà il compito di dare la caccia agli altri giocatori, i quali, al contrario, dovranno cercare di sopravvivere in ogni modo possibile.

La trama dunque è poco sviluppata, diventando pretesto per dare il via all’azione, come spesso accade in questo tipo di videogiochi, dove l’esperienza in sé è molto più focalizzata sulle meccaniche e strategie da mettere in atto. The Texas Chain Saw Massacre è, dal punto di vista narrativo, una copia piuttosto pedissequa di Dead by Daylight, facendoci fare la conoscenza di quattro sopravvissuti che cercano di sfuggire a una squadra di tre assassini, attraversando tre mappe diverse e tutte quante ispirate ai luoghi del film horror di Tobe Hooper. Per i sopravvissuti, ovviamente, il fulcro dell’azione si racchiude in una serie di azioni atte alla sopravvivenza, per l’appunto, tra la ricerca di nascondigli, scappare e sgattaiolare in cunicoli e luoghi oscuri, per scappare dagli assassini, che nel classico stile di gioco “guardie e ladri” devono dare la caccia e cercare di uccidere gli appartenenti all’altro gruppo per avere successo e vincere la partita. Stilemi che ricordano parecchio anche il sopracitato Dead by Daylight, anche se qui abbiamo tre assassini; per il resto Sumo Digital e Gun Interactive hanno ripreso il posizionamento della telecamera, le meccaniche di gioco di base, il design e il sistema di inventario, la dinamica degli eventi quick time e poco altro del genere classico di questo gioco, rivelando una scarsa originalità e innovazione da questo punto di vista.

Alla riscoperta dei tre atti del film originale

Cosa comprende dunque l’avventura di The Texas Chain Saw Massacre nel concreto? Sia che si decida di impersonare un membro della famiglia di cannibali o di fuggire disperatamente da loro, il gioco offre una serie di sfide uniche e delle meccaniche di gioco strategiche che ci hanno coinvolto senza troppo sforzo. Guardando alla mappa intricata della casa Sawyer, arricchita con diversi riferimenti alla versione cinematografica e dettagli disturbanti e inquietanti, questa diventa così l’arena in cui si svolge la nostra lotta per la sopravvivenza. Mentre i cacciatori cercano di avvicinarsi e catturare le loro vittime, i sopravvissuti devono collaborare, cercare rifugi e trovare modi ingegnosi per eludere i loro aguzzini. Guardando dunque al gameplay del gioco in questione, abbiamo assistito alla condivisione della sanguinosa arena sandbox con giocatori non troppo numerosi, sia nuovi che esperti soprattutto dopo l’apertura ufficiale dei server, per accedere così a un gioco horror asimmetrico piuttosto ricco di personalità e dalle dinamiche di gioco calcolate a puntino per accompagnarci in un’avventura affascinante. Un gioco perfetto? Non proprio. A partire dalla fase di onboarding e la varietà generale di contenuti disponibili al momento del lancio, che ci sono parsi piuttosto scarni e carenti. A parte queste difficoltà di ampiezza del contenuto, che ci auguriamo possano ricevere presto un upgrade, anche per fidelizzare in ottica più longeva i giocatori, l’esperienza complessiva non è stata inficiata da questa prospettiva, permettendoci di godere del divertimento contorto e perverso di The Texas Chain Saw Massacre. Un forte elemento positivo, da questo punto di vista, è il mantenimento della struttura efficace e convincente nei tre atti dei film horror, dove giocare nei panni di una vittima, ad esempio, ci restituisce un evidente e percepibile senso di tensione, tra dettagli disturbanti, sangue e arti spesso sparpagliati qua e là.

Il ritorno della vera sega elettrica di Leatherface

Per quanto riguarda infine l’ambientazione realizzata per questo titolo, il team di sviluppo ha dimostrato ampia attenzione a tutti gli aspetti estetici e artistici, con un livello di dettaglio grafico e sonoro davvero attento al minimo particolare. La mappa di gioco sopracitata risulta sì essere un intricato labirinto dove muoversi, ma che comprende la casa, i tunnel che si snodano al di sotto e e l’ambiente esterno, il tutto collegato da pozzi collocati nei campi circostanti, ma in maniera chiara e non confusa. La presenza dei pozzi inoltre fornisce un ulteriore elemento di scelta strategica, permettendoci o di gettarci al loro interno, in un tentativo disperato, ma in qualche modo utile, di guadagnare un po’ di tempo dai propri carnefici, ma che ci riportano all’interno della casa e obbligandoci a rivedere le nostre tattiche per sopravvivere. A proposito della casa stessa, gli interni sono stati riprodotti in maniera fedele rispetto all’ambientazione originale del film, non il solo elemento di rievocazione della vicenda primaria e dell’angoscia che la pellicola ha saputo trasmettere ai suoi spettatori. A livello di effetti sonori infine, il team non ha usato una sega elettrica qualsiasi per realizzare il suono dell’arma di Leatherface: si sono perfino procurati lo stesso modello del film originale, al fine di ottenere lo stesso suono. Per nostra fortuna, questo ampio ventaglio di caratterizzazione del mondo di gioco e del comparto sonoro non hanno comportato difficoltà nelle performance del motore di gioco, che sulla nostra console next-gen si è dimostrato fluido e senza particolari intoppi. L’unico tema di difficoltà relativo è stato legato all’accesso ai server, che per ovvi motivi tecnici si sono mostrati un po’ più lenti e con qualche fatica di connessione e mantenimento della partita subito prima del lancio ufficiale di gioco. Intoppi che si sono quasi del tutto risolti al lancio.

Piattaforme: PC, Play Station 4, Play Station 5, Xbox One e Xbox Serie X/S

Sviluppatore: Sumo Digital

Publisher: Gun Interactive

L’horror asimmetrico si è ben affermato sul mercato videoludico, lo sappiamo, e The Texas Chain Saw Massacre riesce a riproporlo sotto una nuova luce (parzialmente) e con alcune nuove regole di gioco. Le partite giocate nei panni dei sopravvissuti possono a prima vista sembrare molto simili tra loro, e incentrate principalmente sulle fasi di stealth, ma dover affrontare tre nemici per volta porterà a partite invece parecchio diversificate le une dalle altre. Il gioco premia anche un’azione ben elaborata a livello strategico e tattico, che ci fa pensare a una possibile svolta in modalità multiplayer competitivo, ma questo è tutto da vedere. Ora ci aspettiamo delle features di fix e di ampliamento alle mancanze e ad alcune fallacie che abbiamo elencato, ma intanto vi assicuriamo che gli amanti del genere survival-horror non solo potranno avere pane per i loro denti, ma anche gli amanti del cinema, e i fan de “Non aprite quella porta” potranno godere di momenti di esperienza videoludica interessante e gradevole. 

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.