[Roma 2017] Mazinga Z: Infinity – Recensione

È un vero clima di festa quello che ha accolto all’Auditorium Parco della Musica di Roma l’arrivo di Gō Nagai, il più importante mangaka di sempre, autore d’influenza mondiale, leggenda vivente di professione. È avvenuta oggi alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma l’anteprima mondiale di Mazinga Z: Infinity, sequel/reboot cinematografico di una delle opere sue opere più amate, nata dalla sua penna nell’ormai lontano 1972. Con l’umiltà che contraddistingue i grandi, Gō Nagai ha presentato brevemente il film e si è seduto in mezzo al pubblico per assistere alla proiezione.

Quando torna al cinema una nuova versione di una saga con un seguito appassionato come quello di Mazinga, si corrono almeno due gravi rischi: quello di perdere il favore del vecchio pubblico, il cui amore può far giudicare negativamente le necessarie innovazioni; quello di non riuscire ad acchiappare il nuovo, che si trova per la prima volta davanti a un mecha il cui pilota dichiara inspiegabilmente a gran voce ogni mossa durante i combattimenti.

Per tali ragioni, mi sono proposto di guardare e giudicare Mazinga Z come film stand-alone. Anche perché, diciamoci la verità, quando si realizza un film del genere la produzione potrebbe scegliere la strada facile: campare di rendita, sfruttare l’incrollabile amore di chi è cresciuto con l’anime, e venir fuori con un prodotto mediocre. Ma a produrre non è esattamente il primo che passa.

Toei Animation è la casa di produzione che 45 anni fa ha prodotto la serie TV, e il progetto della nuova pellicola d’animazione è stato in cantiere per ben 10 anni, prima che si reputasse propizio il momento. Il risultato? Mazinga Z: Infinity è un gran film, capace di mischiare nostalgia e speranza.

Koji Kabuto non combatte da ormai una decade. Da pilota sbruffone è diventato un importante e influente ricercatore, il mondo è in pace e Mazinga giace in un museo. Ma nelle profondità del monte Fuji viene rinvenuto un gigantesco robot chiamato Infinity, da cui emerge una misteriosa ragazza androide di nome Lisa. Quando la centrale di energia fotonica del Texas viene assalita dai Kaiju, è chiaro che Infinity e Lisa sono due tasselli di un disegno più grande, e che il ritorno del Dottor Inferno è ormai prossimo. E con esso, Koji dovrà tornare ancora una volta in battaglia.

Ma suvvia, della trama non importa a nessuno. Quello che è imprescindibile, in Mazinga, è il suo cuore. E Mazinga Z: Infinity è un film con un’anima. C’è una scena, è l’esempio più lampante, in cui Koji per cinque minuti buoni affronta da solo un centinaio di bestie meccaniche. È una sequenza di combattimento eccellente: il montaggio è serrato, i nemici bellissimi, Mazinga le prende e si rialza ogni volta, e senti la fatica del metallo. È la generosità delle soluzioni visive impiegate che palesa il fatto che gli autori amano Mazinga almeno quanto il pubblico.

La bontà, ovviamente, è anche uno dei messaggi del film, assieme all’importanza della diversità d’opinione. Saranno concetti triti e ritriti, ma Mazinga Z: Infinity è sincero. Parla ai bambini, e al bambino dentro ognuno di noi. E insomma, è chiaro che il mondo ha ancora bisogno di Mazinga.

Quale modo migliore, Maestro, di festeggiare i tuoi splendenti 50 anni di carriera?

Siciliano di nascita e anche di adozione, adesso gravita sul Raccordo. Per qualche ragione a lui ignota continua a studiare, ma dopo la laurea è convinto che avverrà il ricongiungimento all'Essere. Scrive, legge e si guarda in giro.