La Bayonetta che tutti vorremmo montare sul nostro fucile.
Incontrare Hideki Kamiya, responsabile del successo di Devil May Cry, è un’esperienza illuminante. Non nel senso che la sua audace pelata emana luce, e nemmeno nel senso che la sua statura spirituale ci ha fatto improvvisamente intuire il senso della vita. È illuminante perché vedendo il suo look da rocker/teppista (ben diverso da quello di molti giapponesi incravattati) e notando la sua attitudine da adorabile spaccone, abbiamo capito qual è il segreto degli eccessi e della tamarraggine gratuita di DMC, e soprattutto di Bayonetta, il nuovo gioco che farà sembrare le avventure di Dante e soci robette da educande.
La protagonista, infatti, è una vera e propria bomba sexy, con un viso che ricorda decisamente Sarah Palin (giudicate voi) e un arsenale in grado di schiaffeggiare in mille modi diversi qualunque creatura demoniaca le si pari davanti. Abbiamo dei magnifici tacchi a spillo formati dalle canne di due pistole (molto eleganti, adatti a tutte le occasioni), e dei vestiti molto discinti formati dai capelli della nostra pettoruta eroina, che durante le combo li userà per attaccare i nemici, lasciando generose parti del suo prosperoso corpo esposte al vento. E poi abbiamo pistole, che le permettono di rimanere sospesa in aria proprio come Dante in Devil May Cry, calci, pugni, mosse super per giustiziare i nemici più tosti, oltre ovviamente a una buona dose di magie.
Il tutto, ovviamente, risponde ai canoni truculenti e violenti a cui ci siamo abituati: se il buon Gandalf si limita a scacciare i Balrog dicendo “Tu non puoi passare”, la nostra Bayonetta prima stende un nemico, gli rifila due pizze, poi apre un portale ed evoca una mega ruota piena di lame appuntite, e per finire la fa “sgommare” sul povero malcapitato, che muore in un trionfo di ketchup digitale. I cari vecchi Motley Crue cantavano “Looks that kill“, e con una protagonista così per le mani non possiamo fare altro che citarli…
Bellezza che uccide a parte, Bayonetta mostra una certa continuità con la filosofia di game design tipica della serie di Devil May Cry. C’è un sistema di combo molto articolato, ma tutto sommato avvicinabile e immediato, e provare gli attacchi spettacolari a nostra disposizione ci ha divertito da subito, nonostante l’assurdità delle scene che si consumano sullo schermo. Gli ingredienti sono sempre i soliti: orde di nemici da picchiare a sangue, sporadici boss da picchiare a sangue, e delle piccole sezioni in cui bisogna muoversi rapidamente da una piattaforma all’altra (da picchiare a sangue)(sei licenziato, ndAlias).
La verità è che, a prescindere dal fatto che il gameplay funziona alla grande, il vero senso di Bayonetta è nello spettacolo, nell’esagerazione, nell’amore per l’impossibile. Le scene a cui abbiamo assistito sono semplicemente assurde, sopra le righe, e così tanto violente da risultare quasi ridicole. Eppure, grazie al tocco di Kamiya, è un ridicolo esaltante, che in pochi secondi fa abbandonare lo scetticismo da “persone serie” e palesa la bellezza intrinseca dell’ultraviolenza digitale. Lo stesso Hideki ci ha detto che il gioco non è lunghissimo, ma che sarà così tanto fuori dal comune che in molti vorranno rifarlo più e più volte, anche per sbloccare tutte le ricompense riservate a chi combatte con onore (come in molti giochi giapponesi, infatti, abbiamo una valutazione a fine livello, data in base alla quantità di combo e ai danni subiti).
Siamo davvero curiosi di mettere le nostre mani su una versione definitiva del gioco, per scoprire se tutto il resto del gioco sarà all’altezza dello spettacolo senza frontiere a cui abbiamo assistito. Se gli sviluppatori riusciranno a mantenere lo stesso livello di qualità, senza perdere per strada il ritmo forsennato dell’azione, Bayonetta sarà una piccola pietra miliare del suo genere. E soprattutto, il mondo dei videogiochi avrà una nuova eroina maggiorata: trema, Lara Croft!