Skyscraper Recensione, scazzottate per tutti senza troppi pensieri

Nel recensire Skyscraper è bene mettere immediatamente in chiaro un presupposto, tanto evidente quanto necessario: sarebbe facile smontare questo film pezzo per pezzo, attaccandosi al suo essere tragicamente inverosimile. Si potrebbe dire che è derivativo e prevedibile come una cover band dei Nirvana. Volutamente eccessivo, spinto al limite che separa sublime e grottesco con una spavalderia che a volte lascia davvero sbattezzati. Se vi aspettavate di trovare tutto questo nella nostra recensione di Skyscraper: vi sbagliavate di grosso. Proprio così. Nonostante tutte le affermazioni che precedono questa dichiarazione siano assolutamente vere (almeno secondo noi), Skyscraper non è un film che punta ad essere verosimile né un film che punta a essere originale.

Un film fatto per intrattenere

È un pacchetto action perfettamente confezionato, adatto a tutta la famiglia e capace, nonostante il tono cupo dietro alcune delle scene, di non prendersi mai troppo sul serio. Non si può scindere la valutazione di un prodotto cinematografico dall’intenzione a monte della realizzazione. Skyscraper è progettato per essere un tripudio di azioni acrobatiche di dubbia credibilità, frasi ad effetto più tamarre della pizza con l’ananas e sparatorie PEGI 12 in cui i buoni alla peggio si riparano con il nastro adesivo. Dwayne Johnson non è Bruce Willis e questo film non è Trappola Di Cristallo, ma nemmeno vuole esserlo. Certo, ci sono dei momenti in cui è davvero difficile bersela, momenti in cui davanti ad uno stunt troppo improbabile la mente rifiuta un tale livello di assurdità. Ma poi The Rock fa un sorriso, dice una battuta degna dei peggiori episodi di Walker Texas Ranger e ci si ritrova a ridere come cretini ricordandosi che lo scopo di questo film non è avere senso, ma intrattenere. E ci riesce. Ma se vi piace contare le pallottole nei caricatori (infinite) e misurare la fattibilità delle azioni viste nei film (inesistente), forse questo non fa per voi.

Adesso metteremo da parte tutti questi dettagli ed ignoreremo per un po’ le leggi della fisica della balistica e del buon senso, per dedicarci a quelle del cinema d’intrattenimento. Will Sawyer è un marines, così ci viene presentato quando appare sullo schermo la prima volta: mimetica, fucile d’assalto, occhiali per la visione notturna e lo sguardo gentile. La storia si apre dieci anni prima degli eventi su cui si incentra la narrazione, una decisione che non aggiunge granché alla trama in sé e per sé, ma che ci permette di dare un passato difficile e burrascoso al nostro protagonista. Un uomo ha sequestrato la sua stessa famiglia dopo essere stato scaricato dalla moglie, le forze di polizia coadiuvate dall’esercito e dall’FBI (che evidentemente avevano un sacco di tempo libero) fanno irruzione nella casa quando i negoziati falliscono, ma anche l’approccio interventista non porta ad ottimi risultati, tanto che Will Sawyer perde la gamba in una esplosione e i suoi compagni rimangono feriti. Qui vediamo per la prima volta la futura signora Sawyer. È un chirurgo che lavora per l’esercito, sarà lei a ricucire il nostro eroe e a fornirgli la protesi che porterà per tutto il film. Will e Sarah avranno due gemelli, un maschio e una femmina e diventeranno più perfetti della famiglia del mulino bianco. Dopo il breve flashback sull’irruzione (la cui utilità rimane ancora dubbia) ci troviamo finalmente al tempo presente dove però ci aspettano ancora diverse sequenze introduttive prima di passare all’azione. Ci viene prima di tutto spiegato che Dwayne Johnson è un gran bravo papà, che Sarah è una gran brava moglie e che i due bambini sono due bravi bambini. Sarah e Will intercorrono in un dialogo fin troppo dettagliato su come l’ex militare ora gestisca una piccola compagnia che si occupa di sicurezza nei grattacieli, assunto grazie alla raccomandazione di un ex commilitone per lavorare ai controlli sull’edificio più alto e sicuro mai costruito al mondo.

Ma non saranno mica cattivi?

Proprio quando sembra che tutto sia stato spiegato ed il film stia per prendere il via ecco in agguato altre scene introduttive: ci presentano l’amico ex commilitone (così gentile e disponibile, chissà se nasconde qualcosa) e ci portano a visitare l’attico del grattacielo, dove conosciamo Zhao Long Ji, il miliardario dietro la costruzione di questo incredibile grattacielo che deve conferire con Will Sawyer per assicurarsi che il lavoro da ispettore della sicurezza sia ben fatto e che l’edificio sia davvero a prova di tutto (Che poi nella realtà dei fatti Will gli fa vedere la pianta dell’edificio e gli smolla un “vai tranquillo”). Qui succede finalmente qualcosa di rilevante a livello di trama, a Will viene consegnato un tablet che gli conferisce il controllo assoluto su tutte le misure di sicurezza in questo edificio costato chissà quante migliaia di miliardi di dollari. Inoltre viene inquadrato anche Mr. Pierce, socio di affari di Zhao Long Ji, che in un’inquadratura durata circa 3 secondi riesce a fare una faccia così cattiva da ispirare la certezza assoluta nelle sue malvage intenzioni nascoste.

Finalmente, dopo questa lunga e forse superflua sezione introduttiva, arriviamo all’azione vera e propria. Tutto prende una piega pessima nel giro di qualche secondo. Vediamo che l’amico ex commilitone scrive loschi messaggini riguardo al fatto che il suo compare abbia il tablet nella borsa (oh no! Non dirmi che è un cattivo), ma Will Sawyer non è uno sprovveduto, è anzi parecchio paranoico e invece di lasciare il tablet nella borsa, all’insaputa del suo amico e della telecamera stessa, si è infilato nella giacca il prezioso device, mandando all’aria il piano “perfetto” dei cattivi di turno. Quando un ceffo gli ruba la borsa appare chiaro che ci sia qualcosa in ballo che riguarda il grattacielo e l’amico di una vita, resosi conto di aver fallito nel recuperare il tablet, gli si scaglia conto intenzionato ad ucciderlo. Dwayne Johnson riesce a riempirlo di botte, nonostante il fatto che nella colluttazione la protesi gli venga strappata via e lui si ritrovi a combattere saltellando a zoppo galletto (si, davvero). Tragicamente, l’ex commilitone muore, rivelando il piano a Dwayne, che si ritrova ricercato dalla polizia, accusato di aver incendiato un edificio miliardario e costretto a salvare la sua famiglia, intrappolata nel grattacielo oramai in fiamme. Il tutto in un 2, 3 minuti massimo.

L’azione becera ma efficace

È a questo punto che il film prende una piega decisamente migliore. Non vi racconterò gli avvenimenti successivi in modo che possiate goderveli una volta raggiunto il cinema, perché davvero vale la pena di sorbirsi la pantomima introduttiva per arrivare a quello che vi aspetta una volta ingranata la marcia. E sappiate che il film non si appoggia solo sulle spalle di The Rock, anzi, Neve Campbell fa un lavoro davvero niente male nei panni di Sarah Sawyer. Sia chiaro che il livello dei dialoghi è proprio basso, terra terra, con battute trite e ritrite che davvero sembrano soffrire una mancanza di immaginazione non da poco. Ma l’originalità non è il punto forte di questo film, sono i muscoli. Ogni volta che vi immaginate stia per arrivare una scena esagerata ed inverosimile, Skyscraper riesce sempre a sorprendervi con una scena ancora più esagerata ed ancora più inverosimile. Will Sawyer è inarrestabile, non si ferma davanti a nulla e la sua determinazione non ha eguali. Per l’occhio attento sarà facile notare come il film strizzi l’occhio a diversi film del genere, in primis Die Hard – Trappola di Cristallo, con il quale esiste anche pubblicamente un paragone diretto ma oltre a quest’ultimo, sono davvero tante le piccole chicche per gli appassionati action.

Come spero si sia capito, a questo film non manca assolutamente il potenziale di intrattenimento, tuttavia rimane almeno un problema davvero fastidioso: l’abuso di cliffhanger. Troppe volte, tra un’impresa impossibile e l’altra, vediamo Dwayne Johnson ad un passo dalla morte: che sia per l’antenna instabile a cui è appesa la sua imbracatura, che sia per il gancio della gru che lentamente perde la sua presa, che sia per il ponte sul punto di crollare o che sia per la protesi sul punto di staccarsi e precipitare, ogni volta che è possibile c’è una scena di finta suspense. Sappiamo tutti che Will Sawyer ce la farà anche questa volta, ma l’inquadratura deve mostrarci l’instabile pezzo di metallo che lentamente si piega sotto il peso dei muscoli The Rockkiani, ogni volta che ce n’è la possibilità. Il meccanismo diventa davvero tedioso ad un certo punto, tanto che viene voglia di spronare la pellicola ad arrivare al dunque.

Il superpapà che salva il film

È il momento in cui facciamo un grosso elogio a questo film e, che ci crediate o no, non stiamo parlando dei meravigliosi effetti speciali e della CGI davvero impressionante. No. Nemmeno stiamo parlando della colonna sonora più che coinvolgente oltre che appropriata e discreta. No. Stiamo parlando del personaggio di Will Sawyer che, in tutta la sua disarmate semplicità (a volte addirittura banalità), riesce ad essere più vero della maggior parte dei rivali in calzamaglia. Will Sawyer non è un supereroe ma un uomo qualunque, certo, forse un po’ più muscoloso e addestrato dell’americano medio, ma sicuramente non è stato morso da un ragno o potenziato geneticamente. È un superpapà, il papà che tutti vorremo avere o vorremmo essere. Per tutta la durata della crisi, non si ferma mai a guardarsi indietro, non si abbatte mai piangendosi addosso per la sua sorte. Se i suoi figli sono intrappolati in quell’edificio in fiamme, lui li tirerà fuori, in un modo o nell’altro. Questa è, almeno secondo noi, la vera forza di Skyscraper, questa tacita e incrollabile devozione all’amore incondizionato e folle. Con la sua gamba di legno, con la mafia di tutto il mondo contro e con la polizia alle calcagna, l’unico pensiero di Will Sawyer, persino quando è appeso a centinaia di metri di altezza dal suolo, è salvare la sua famiglia. Mai con l’intenzione di vendicarsi, mai con l’intenzione di fare del male fine a sé stesso. Persino riscattare la propria immagine è superfluo e coincidenziale, Will Sawyer non si fermerà fino a che non sarà morto o fino a che i suoi cari non saranno in salvo. Armato solo di un rotolo di nastro adesivo (trappola di crist… cosa?) e della sua determinazione, scalerà una gru edile, si lancerà nel vuoto innumerevoli volte e rischierà la vita in più modi di quanti possiate contarne. E forse è proprio per questo che quando si arriva a tirare le somme del film tutti quei dettagli inverosimili ed esagerati sembrano pesare di meno, in fondo, quale bambino non vorrebbe credere che il proprio papà sarebbe pronto a combattere un’armata di criminali per salvarlo dalle fiamme? È davvero più difficile da mandare giù che un miliardario vestito da pipistrello?

Per concludere questo discorso bisogna però mettere da parte i sentimentalismi e valutare il film per quello che è: un bel film d’azione, con diversi problemi di credibilità, scarsa originalità e con qualche errore di coerenza non da poco. Il finale è un finale adatto a grandi e piccini, dove tutto si risolve a tarallucci, vino e battutine che poco si addicono agli eventi traumatici appena vissuti dal nucleo familiare. Nonostante questo, a livello visivo, il film è assolutamente incredibile, con spettacolari riprese di Hong Kong ed un incredibile grattacielo futuristico protagonista della scena. Che ci si trovi in un inferno di fiamme o in nella bolla di paradiso in cima al superattico del palazzo ciò che si vede a schermo è sempre spettacolare. Mai troppo originale o coraggioso, ma comunque spettacolare. I dialoghi non sono particolarmente interessanti ma nemmeno particolarmente brutti, si allontanano dalla piattezza generale solamente i monologhi di Dwayne “The Rock” Johnson, che alle volte regala un tentativo di maggior espressività. Non abbiamo potuto valutare il doppiaggio avendo visionato la versione sottotitolata. Il film cerca di costruire un qualche tipo di crescendo e ci riesce però solo in parte poiché la quasi immortalità di Will Sawyer viene ribadita così spesso da far perdere allo spettatore qualsivoglia senso di preoccupazione, dovesse anche fare a botte con Gundam, The Rock se la caverebbe prendendolo a schiaffi con la sua protesi. I personaggi sono confezionati quasi bene, ma rimangono parecchio stereotipici, dall’inizio alla fine del film: il cattivo, il buono, la moglie, il complice, la vittima, il poliziotto pensieroso, il poliziotto frettoloso, il traditore e persino il tecnico dei pc. Vi starete dicendo che la lista di lati negativi si allunga a vista d’occhio, e avete assolutamente ragione. Non c’è un escamotage tecnico per giustificare molte delle leggerezze viste in questo film, ma a discapito del voto, che deve tenere in considerazione tutti questi fattori e sarà dunque parecchio basso, mi prendo volentieri la responsabilità di consigliarvi una visita al cinema per dare una possibilità a questa pellicola. Profuma di classico nonostante l’eccesso, proprio come Mamma Ho Perso L’Aereo ed i film con Schwarzenegger, ce lo ritroveremo sui canali nazionali nella prima serata dei sabato sera natalizi. Dico sul serio, se cercate un film che vi faccia staccare la testa e trangugiare i pop-corn non esiste scelta migliore. Se andando al cinema però cercate altro, questo non è il film che fa per voi.