1989 – Un po’ per pigrizia, un po’ per convenzione comune, siamo spesso portati a parlare di punta & clicca attraverso le sole produzioni Lucas e Sierra, relegando ogni altro sviluppatore cimentatosi nel genere a ruoli pressoché marginali, se non addirittura all’oblio. Così facendo, si corre tuttavia il rischio di trascurare perle come Future Wars e siamo certi del fatto questo sia un genere di “reato” di cui nessun videogiocatore doc vorrebbe mai macchiarsi…

Sprite minuti e ben assemblati, videate di gioco talvolta modellate intorno ai confini degli scenari che li ospitavano, il cult-game che i francesi chiamavano Les Voyageurs du Temps non ebbe soltanto il merito di stregare un’intera generazione di avventurieri, ma anche il pregio di promuovere un’alternativa davvero valida ai sistemi di controllo studiati fino ad allora da guru del calibro di Ron Gilbert, Roberta Williams.

Elaborata con spiccata cognizione di causa e straordinaria padronanza del mezzo, la Cinematique Interface consentiva infatti di interagire con lo schermo attraverso dinamiche molto snelle, limitando pertanto al minimo sindacale il numero di spostamenti da effettuare con mouse e cursore prima di avviare una data azione.

L’adozione di questo particolare approccio avrebbe logicamente favorito l’implemento di molti enigmi di natura seek & find, spingendo di rimando gli utenti a dedicare intere sessioni di gioco alla pratica definita in gergo come “pixel hunting”, nella speranza di individuare l’oggetto o l’elemento di background necessario a sbrogliare i rebus più complessi.

Benché le ambientazioni da setacciare vantassero dimensioni spesso relative, venire a capo di alcune situazioni sarebbe stato comunque difficile e non è certo un caso che diversi reduci dalla Future Wars experience siano portati a ritenerla come una delle più ostiche della sua epoca.

Al contrario di quanto alcuni potrebbero magari ipotizzare a questo punto, vista l’impostazione strutturale adottata, il titolo firmato dal duo Paul Cuisset ed Eric Chahi avrebbe in ogni caso proposto un’intelaiatura narrativa di un certo spessore, evitando quindi di rifilare al suo pubblico un pretestuoso plot volto unicamente a legare gli indovinelli proposti.

Dal sempre intrigante incipit del viaggio nel tempo, i giocatori si sarebbero in tal senso ritrovati al centro di un complesso intrigo spazio-temporale che li avrebbe visti passare in rassegna epoche assai diverse fra loro quali il Medioevo Europeo e una distopica rappresentazione della Terra del 44° Secolo, nel tentativo di sventare una pericolosa minaccia aliena.

Come suggerito dal rispettivo sottotitolo, buona parte dell’avventura sarebbe andata dipanandosi lungo pittoreschi viaggi nel tempo e nello spazio, offrendo così al suo protagonista l’occasione di esplorare locazioni piuttosto singolari ed altrettanto affascinanti.

A spasso tra antichi castelli medievali, lussuosi uffici alla Wall Street e futuribili scenari post-apocalittici, Future Wars non faticava dunque a coinvolgere anche i giocatori più inclini a seguire la storia portante, confezionando un’ esperienza di gioco globale, avvincente ed avvolgente.
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Ed ora attiviamo il Flusso Canalizzatore e godiamoci il longplay completo di Future Wars!