Arcane Recensione: la Storia degli Opposti

Arcane

Annunciato in pompa magna lo scorso 3 maggio, Arcane era l’anime che tutti i milioni di fan di League of Legends sparsi per il mondo non vedevano l’ora di avere tra le mani. Riot Games e Netflix hanno infatti deciso di unire le forze per consegnare agli appassionati una straordinaria storia che parlasse delle origini di alcuni dei personaggi più amati dalla community e che trasponesse in un nuovo format tutta la lore e la magia di un universo narrativo stratificato, complesso e interconnesso come quello di LoL.

L’intrigante progetto, affidato allo studio d’animazione francese Fortiche Productions, si comporrà di nove episodi, divisi in tre batch da tre puntate ognuno, che faranno il loro esordio a cadenza settimanale su Netflix. E dal 7 novembre i primi tre episodi sono disponibili sulla piattaforma di streaming, pronti a introdurre chiunque, dal fan più sfegatato al profano che si accosti per la prima volta al mondo di LoL, in una dimensione fatta di opposizione e contrasto, di lotta e confronto, in un vortice impietoso di emozioni che finiscono per rapire il cuore.

Arcane

Arcane: superficie e sottosuolo

Riot Games ha scelto di presentare le origini dei suoi personaggi come una continua storia di opposizioni, a tutti i livelli. L’opera si apre su una sanguinosa battaglia, combattuta su un ponte. Due bambine si aggirano sperdute tra il sangue e i cadaveri, gli occhi vitrei di chi ha visto troppo, il vuoto di chi ha perso tutto al di fuori del proprio legame. A salvarle ci sarà soltanto l’alta figura statuaria di Vander, che le allontanerà da quel dolore, da quella morte, da quei soldati insensibili e tutti uguali che attraversano il ponte scarlatto di sangue.

Questa è la prima grande opposizione, quella tra Piltover e Zaun. Da una parte il regno della scienza, luminoso e illuministico faro di speranza e progresso, governato da una Consulta di grandi menti (anche se non proprio tutte così eccelse), pulito, ordinato, luminoso; dall’altra i vicoli e i bassifondi, i fiumi inquinati, gli espedienti, una vita di stenti e di polvere. Da una parte la Superficie, dall’altra il Sottosuolo. Due mondi contrastanti, opposti, inconciliabili, retti su un fragile, instabile equilibrio, in una coesistenza precaria e pronta a cadere al minimo scossone.

Un equilibrio che viene spezzato nel momento in cui Vi e Powder, insieme agli inseparabili Mylo e Clagger, tentano il colpo della vita: svaligiare un’appartamento della città alta. Gli eventi che si scateneranno dopo questo tentativo di furto daranno il via a uno scontro altrimenti sopito. Piltover chiede un capro espiatorio, Zaun non ha intenzione di farsi calpestare. Nel corso dei primi tre episodi si respira una tensione crescente, quasi che i sentimenti sempre più inquieti, la rabbia, la paura, le incomprensioni reciproche, l’astio e l’odio possano arrivare a permeare anche lo spettatore. Arcane è in grado di trasmettere tutta la complessità di uno scontro sociale che non è esclusivo della serie animata, che può risultarci familiare perché ricalca gli scontri del nostro mondo, i contrasti della nostra quotidianità. Degli opposti che ci sono familiari.

Arcane

Arcane: paura e coraggio

Le opposizioni di Arcane però non si fermano all’ambito sociale, non si limitano a presentarci la storia, forse persino un po’ abusata, di uno scontro tra le periferie svantaggiate e un centro privilegiato. Gli opposti presentati nella serie di Netflix e Riot Games sono anche quelli generazionali, quelli che fanno scontrare un passato fatto di timori reverenziali e superstizioni, con un futuro di coraggio e innovazione, con un pizzico di follia e inventiva, con la volontà di rischiare.

Anche la lotta di Jayce (e di Viktor con lui) contro la Consulta che vorrebbe fermare la sua ricerca ci è estremamente familiare: è stata la lotta dei Keplero, dei Galilei, dei Darwin di questo mondo, di chi ha sfidato le convenzioni e le convinzioni di un’epoca intera, rivoluzionando non solo il modo di intendere la scienza, ma quello di pensare. Non è sorprendente che sia proprio il vecchio Heimerdinger, il professore dell’Accademia che ha più di 300 anni, il consigliere che più fermamente vuole opporsi alle ricerche rivoluzionarie di un giovane Jayce. È la storia infinita del vecchio ordine che non vuole, non può, lasciare spazio al nuovo, anche se infine, lo sappiamo, sarà inevitabilmente costretto a farsi da parte. Insomma, al tema dello scontro sociale si va ad aggiungere quello del progresso e dei suoi costi, dei suoi rischi e della determinazione necessaria per realizzare grandi scoperte e grandi benefici. Una seconda chiave di lettura di Arcane, basata su un contrasto, su un’opposizione.

Arcane: uomini e mostri

È davvero curioso come entrambi i temi, quello sociale e quello scientifico, finiscano per connettersi a una terza grande tematica, che Arcane sviluppa soprattutto tra la fine del secondo e il terzo episodio. Cosa succede quando il progresso si fonde al disagio sociale? Cosa succede se il potere della scienza viene utilizzato da coloro che soffrono per le diseguaglianze, che vogliono rovesciare l’ordine, che vogliono, citiamo il Cavaliere Oscuro, vedere il mondo bruciare?

Arcane ci introduce allora una terza, fondamentale opposizione, quella tra l’Umano e il Mostruoso. E non si tratta di una distinzione estetica. Si tratta di qualcosa di più profondo, di una differenza dell’anima. E allo stesso tempo, si tratta di una falsa opposizione, di un’unità che ci illudiamo di poter considerare dicotomia. Ce lo dimostra Silco, il villain della serie, e lo fa con il suo siero violaceo, capace di risvegliare il mostro che c’è dentro ogni uomo, capace di portare in superficie quella natura mostruosa, unendola a quella umana, sopraffacendola.

E così realizziamo che il gioco degli opposti su cui tutto l’anime di Arcane sembra essere fondato (almeno fino a questo terzo episodio) non è altro che unità mascherata. Che gli abitanti di Piltover e quelli di Zaun sono ugualmente umani, coi loro sogni e i loro desideri, che i retrogradi accademici della consulta e gli scienziati sognatori della nuova generazione perseguono, in fondo, lo stesso obiettivo. E che ognuno è, allo stesso tempo, uomo e mostro.

Arcane

Un anime che ha fatto centro

È un evento più unico che raro che la trasposizione animata di un videogioco (o, più propriamente, di una storia ambientata in un universo videoludico) riesca ad avere successo, eppure Arcane sembrerebbe proprio essere una di queste rarità.

Forse è per il numero insolitamente cospicuo di personaggi che l’opera riesce a portare in scena in modo armonico, tra i quali si distinguono ben nove volti noti a tutti i fan di League of Legends, da Vi a Powder (cioè la mina vagante Jinx), da Jayce a Viktor, da Caitlyn a Heimerdinger fino ad arrivare a Ryze, Ekko e Singed (con questi ultimi che hanno, almeno per ora, un ruolo più di nicchia nella serie). E non mancano certo i nuovi personaggi che sono stati in grado di farsi immediatamente largo nel cuore dei fan: oltre, ovviamente, a Vander e Silco (che potrebbero anche sbarcare su League of Legends), anche la brillante Mel.

O forse è per una trama collaudata e rassicurante, che riesce a utilizzare alcuni ruoli fissi e scontati (Vander il vecchio mentore, Vi l’adolescente testa calda, Powder la sorellina appiccicosa che si sente inferiore) e alcune situazioni già viste, senza mai tuttavia risultare stantia o noiosa.

O forse è per via di un comparto tecnico che non si può far altro che definire straordinario, sia dal punto di vista visivo (anche se ammettiamo che lo stile estetico di Arcane potrebbe non incontrare proprio i gusti di tutti, con i suoi disegni in CG, i colori saturi e intensi, a tratti abbacinanti, e le animazioni rapide e scattanti), che da quello uditivo, con una colonna sonora meravigliosa e perfettamente armonizzata alle scene, anche e soprattutto grazie ai contrasti e alle opposizioni.

Più probabilmente ognuno di questi elementi concorre a rendere Arcane un’anime imperdibile non solo per gli appassionati di League of Legends, ma per chiunque voglia godersi una storia ben scritta, con personaggi approfonditi e studiati, molteplici chiavi di lettura, e gradevolissima da guardare.

Insomma, in soli tre episodi Arcane è già riuscito a catturare e a sorprendere. Perché in fondo non sono tante le opere che ti fanno sporgere verso lo schermo, con i muscoli tesi mentre aspetti una svolta, quelle che ti fanno rimanere col fiato sospeso quasi in ogni secondo, che ti coinvolgono con una partecipazione emotiva praticamente totale. Arcane è uno di quei lavori. E se il buongiorno si vede dal mattino, questa serie saprà sicuramente farci divertire…

Voto: 8