Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea – Recensione

Su Gamesvillage.it vi portiamo a spasso per il mondo brillante di Ni No Kuni, un GdR fantasy dai colori pastello che guarda ai classici e all’universo dei pokémon.

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Ni No Kuni significa “un altro mondo” ed è un nome azzeccato per il gioco di ruolo griffato Level-5, in uscita fra pochi giorni. E, tanto per cambiare, non si tratta di uno strampalato ibrido senza capo né coda o di un action camuffato da GdR, né tanto meno di uno sparatutto con qualche elemento ruolistico… in un’epoca in cui i GdR giappo sembrano essere quasi estinti – escludendo i Tales di Namco Bandai e pochissime eccezioni, sempre più rare – Ni No Kuni ci riporta ai tempi d’oro dei J-RPG. Nel gioco Level-5 troviamo territori enormi da esplorare, personaggi riusciti, una trama tortuosa e appassionante, una miriade di attività secondarie e delle meccaniche riuscite, anche se direttamente influenzate dal regno dei Pokémon.

Ma prima di entrare nel dettaglio, si resta folgorati in battuta dall’estetica di Ni No Kuni e per un validissimo motivo. Dietro evocativi scenari color pastello, paesaggi mozzafiato e scorci degni di un sogno, c’è lo zampino dello Sudio Ghibli, fondato dal maestro dei cartoni animati giapponesi, Hayao Miyazaki. Chi si è goduto certi capolavori dell’immaginazione come Totoro, Porco Rosso, La Città Incanta, Laputa, Lupin III e il Castello di Cagliostro, La Principessa Mononoke e tanti altri lungometraggi, coglie immediatamente le atmosfere del gioco, ne assapora colori e forme, scalpitando per l’impazienza di immergersi nell’esperienza. La sensazione di essere protagonisti dentro un cartone animato di Miyazaki è fortissima, veicolata magistralmente dal design accurato dei personaggi e degli ambienti, dalle frequenti scene d’animazione che collegano le svolte narrative e dalla presenza di “tormentoni” e citazioni assortite che ricorrono in ogni piega di questo GdR.

Un GdR classico, si diceva, e lo è fino in fondo, con tutti i cliché che l’operazione comporta, tra cui un’infinità di battaglie e una storia principale assolutamente lineare, dove la libertà personale concede tutto alla narrazione stabilita dal team Level-5. Momenti poetici, drammatici, romantici, stravaganti e sorprendenti si succedono a un ritmo costante, e il giocatore-spettatore diventa un giocatore vero “solo” nel decidere il ritmo del viaggio, la composizione dell’esercito personale, la scoperta degli angoli remoti di un vasto mondo, le tattiche in battaglia e la capacità di sapersi perdere dentro un universo magico, dove immaginazione e fantasia sono saldamente al potere.

Le auto-citazioni in salsa Studio Ghibli si sprecano.

Ni No Kuni ha poi una capacità tutta sua di catturare il giocatore e di saperlo trattenere tra le sue spire fino alla conclusione, dopo una lunga scarrozzata. All’inizio non sembra neanche di trovarsi in un gioco, quanto invece in un cartone animato dovi si guarda molto e si agisce pochissimo. Poi, dopo i tragici eventi che fanno del ragazzino protagonista, Oliver, un piccolo orfanello, si passa a un pigro tutorial che ci accompagna attraverso le prime fasi, ma con calma assoluta. Si passano ore a padroneggiare le meccaniche di base, a evocare in battaglia uno spiritello e a incontrare qualche comprimario. Dopo aver esplorato la prima città e risolto un paio di semplici dungeon, arricchiti da qualche enigma ambientale di facile soluzione, ecco che si passa a un’esplorazione più aperta, poi il primo alleato si unisce alla compagnia e gli spiriti da usare in battaglia passano a un massimo di tre per ciascun eroe. Poi ancora si conquista il pentolone alchemico, si salpa con una nave e i confini del mondo cominciano a farsi vasti, si accede a una moltitudine di missioni secondarie e boss opzionali. In pratica, novità assortite si aggiungono a un ritmo che non pare avere cedimenti, finché, tra un brano e l’altro della storia, ci possiamo infilare partite al casinò, sfide nell’arena (il Torneo Pandora), battaglie con mostri di tutte le taglie, cacce a tesori sepolti e mille siparietti in compagnia degli abitanti di un mondo quanto mai ricco. La lentezza dell’incipit e la strada a senso unico delle primissime fasi non rendono giustizia al mondo sconfinato che ci viene incontro un passo dopo l’altro. Se la smania di entrare nel vivo non ci frega prima, raccoglieremo i frutti cammin facendo, fino a non poterne più fare a meno, stregati da ambientazioni cariche di fascino e una storia fiabesca.

Per non levare troppo il gusto di vivere la trama, diciamo solo che Oliver perde la mamma e scopre che il suo pupazzo è in realtà una fata. Una fata un po’ atipica e irriverente, che parla pure in romanesco, a dirla tutta. Lucciconio, questo il nome del buffo ometto, diventa la guida di Oliver in un mondo parallelo, dove vivono le controparti degli abitanti del nostro mondo e dove il “doppione” della mamma potrebbe essere ancora vivo e vegeto. Oliver scopre di avere una forte predisposizione per la magia e di poter evocare in battaglia fino a tre famigli, creaturine spirituali affini al mago che le controlla. Vi ricorda nulla? Perché se anche in principio le affinità coi pokémon sono forse marginali, col passare delle ore i sospetti diventano certezze. Qui si chiamano famigli, là pokémon… ma quando si scopre che di famigli ce ne sono 400 tipi diversi, che possono essere reclutati in battaglia, nutriti con cibarie speciali e che evolvono in forme più potenti, allora i dubbi si sciolgono come neve al sole. Ma è davvero un problema? No, se considerate che il sistema funziona a meraviglia e che provare e riprovare ogni combinazione per allestire il trittico perfetto risulta pure appassionante. D’altra parte anche sì, se passare una montagna di ore al preciso scopo di allevare mostriciattoli e farli crescere in potenza non rientra tra le vostre passioni. Si potrebbe anche tirare dritti per la trama principale, tenendo i mostri di partenza, ma poi tocca fare i conti con i boss e qui son dolori.

Alcuni boss nettono a dura prova le nostre capacità tattiche.

I boss, come pure i mostri che si aggirano per ogni landa, possono essere degli ossi duri se i famigli non sono stati selezionati con cura, allenati ed equipaggiati di tutto punto. Poi, certo, il vero margine ce lo prendiamo solo con l’esperienza e con tattiche affinate battaglia dopo battaglia, con pazienza certosina. Abituarsi al sistema di combattimento richiede ostinazione e perizia. Sul campo Oliver può combattere di persona con bacchetta e magie, ma il ragazzino è raramente efficace ed è meglio sostituirlo con uno dei tre possibili famigli disponibili. I Punti Vita restano comunque in comune, e se il famiglio muore è la fine anche per il domatore; e viceversa. Inoltre, un famiglio può agire solo per un periodo
limitato, poi va sostituito e messo in panchina a riposare. Gli scontri diventano quindi dei balletti di sostituzioni immediate per capitalizzare su abilità specifiche, poteri magici, punti di forza, cercando di colpire il punto debole di una creatura e approfittarne con tempismo. Per fortuna, Lucciconio interviene a elargire saggi consigli, così da semplificare un minimo le battaglie più impegnative. L’azione si svolge in tempo reale, con il vantaggio di poter mettere in pausa per selezionare un potere, cambiare un famiglio o anche per passare a controllare direttamente uno dei tre eroi coinvolti nella pugna. Conviene proprio saltare nei panni di ciascun personaggio a rotazione perché, purtroppo, l’Intelligenza Artificiale non brilla e gli alleati si fanno eliminare con eccessiva frequenza, nonostante abbiano le abilità giuste per restare in vita. Basta distrarsi un attimo che la situazione può degenerare senza preavviso, lasciandoci soli soletti con i compagni stesi al suolo.

Se le battaglie offrono pure grandi soddisfazioni per via del ritmo indiavolato e per una forte componente strategica, il vero punto di forza è rappresentato dal mondo circostante, vasto il giusto e pieno zeppo di occasioni, attività, segreti. A impreziosire l’esperienza ci sta l’Abbecedabra, un volumone magico che raccoglie le informazioni sul mondo parallelo di Ni No Kuni, le magie, un catalogo delle creature incontrate, oggetti ed equipaggiamenti, le ricette di alchimia e perfino un antico alfabeto usato dai saggi del passato. È innegabile lo spessore con cui è stato allestito il mondo fantastico dove Oliver vive la sua grande avventura, un luogo di meraviglie, che sa incantare con immediata naturalezza. Unica nota “stonata” che spezza la sospensione d’incredulità è il romanesco sfoggiato con disinvoltura da Lucciconio e le fate tutte. Il fatto è che nel doppiaggio (solo inglese e giapponese, mentre tutti i testi sono in un ottimo italiano) Lucciconio parla con un’inflessione grezza, dialettale, e il romanesco si presta benissimo a rendere giustizia alla caratterizzazione originale del personaggio. Dunque la scelta è dettata da una precisa scelta di design, non da un colpo di testa dei localizzatori; un punto per la coerenza, ma uno di meno per l’atmosfera generale. Infine, se anche l’inevitabile grinding per gestire i famigli e la linearità della storia principale possono attirarsi delle critiche, il viaggio che offre Ni No Kuni è di quelli memorabili e da assaporare con calma, come un piatto sopraffino.