Sony vs E3: la fine della fiera più importante del mondo?

Sony E3

Ricordo un tempo, un tempo lontano in cui ogni estate c’era un unico e solo appuntamento imperdibile, per gli appassionati di Videogiochi o, come piace tanto chiamarli oggi più che ieri, per i nerd: quello in edicola con i numeri bimestrali che avrebbero accompagnato le nostre vacanze (romane o no), sotto gli ombrelloni e accarezzati dalla brezza marina. Chi vi scrive era uno di quelli che comprava (o meglio, incaricava il suo povero papà di comprare) tutte le riviste di settore, da divorare avidamente tra un tuffo e l’altro. Il vero e unico motivo di tanta eccitazione, si riassumeva in una lettera e un numero: E3. Era un tempo senza internet, streaming, social network e smartphone. Un tempo dove se non lavoravi nel settore, dovevi contare i giorni, attendere le spedizioni americane dei tuoi redattori preferiti, l’impaginazione delle novità oltre oceano, gli screenshot di giochi che avrebbero cambiato per sempre il nostro passatempo preferito (basti pensare a Super Mario 64), le dichiarazioni di galvanizzati portavoce delle major dell’intrattenimento elettronico.

Super Mario 64

Quel tempo, è andato; come tante altre cose, in realtà. L’E3, oggi, è aperto al pubblico e vive una faida interna della sua associazione di categoria (ESA) di cui il videogiocatore medio è totalmente all’oscuro. Così come molti tra voi che leggete, non potreste mai immaginare che il più contenuto dei booth nella Fiera losangelina, uno di quelli di “media grandezza” (quindi no, non parlo degli spazi di Sony, Microsoft o Nintendo, che di sicuro non rientrano nella “M” delle dimensioni fieristiche) può arrivare a costare da solo circa un paio di milioni di dollari, tra spese accessorie, allestimenti, tasse e personale. Pochi giorni fa, Sony ha deciso di non partecipare al prossimo E3 e sappiamo bene cosa vuol dire… almeno noi che di questo settore conosciamo anche le buie retrospettive alla massa giustamente nascoste: una rapida e inesorabile morte della Fiera di Settore più importante e storica. La più chiacchierata e attesa, da quando tutti noi abbiamo cominciato a passare nottate davanti a monitor luminosi, traboccanti di mondi fantastici in cui perderci ancora e ancora.

Sony E3

Da quel momento, è tutto uno sghignazzare tra i competitor, che ultimamente hanno deciso persino di ripagare la Casata di Crash Bandicoot con la stessa moneta delle punzecchiate da tv-show americano con cui erano stati attaccati sotto il sole di Los Angeles, negli ultimi anni. Basti pensare al satirico “ci vediamo tutti all’E3 2019” di Xbox, ad esempio. E ai fiumi di post, commenti e condivisioni che hanno infiammato questi giorni, da parte di appassionati e utenti di tutto il mondo. Ma quindi, questo è davvero lo scivolone incomprensibile di una macchina da guerrilla marketing apparentemente perfetto? L’errore che tutti i suoi competitor attendevano da anni, sulla soglia della porta del fallimento? Non per chi vi scrive. E neanche per tutti quelli che lavorano in questa industria e conoscono le difficoltà, i disaccordi, gli scontri continui che si celano dietro un logo che ha segnato la mia adolescenza… come quella di tutti i miei coetanei.

E3

Purtroppo, sono questi i momenti in cui sento il peso dei miei anni, più che durante altri. La visione romantica o “patriottica” di tutto questo viene meno, davanti al “vil danaro”. Davanti al business, agli affari. Volete un commento disilluso e disincantato? Eccolo: non mi sembra che l’assenza diretta di Rockstar all’interno della più grande fiera di Settore, gli abbia poi impedito di mettere sul mercato GTA V, il gioco che ha incassato più soldi di tutta la storia del gaming. Molti tra voi, ne sono convinto, in questi giorni hanno ipotizzato segrete e importanti strategie e dietrologie alle spalle dell’inatteso annuncio della grande S. Ma, per quanto mi riguarda, non c’è alcuna ragione o motivo più sensato e razionale di uno scarso ritorno economico. Questo non vuol dire, però, che l’E3 sarà spazzata via da Nathan Drake e compagni. Basti pensare alla gamescom, il cui business oggi poggia più le sue basi sulla biglietteria e sull’affluenza del pubblico, piuttosto che sugli investimenti delle aziende. Ma, di sicuro, questo è l’ennesimo messaggio di un tempo, quelle delle fiere internazionali del settore, che ci sta salutando dal finestrino di un treno che si allontana inesorabilmente. Proprio come quello dell’Estate romana con in mano il doppio numero dedicato alle ultime novità della Fiera di Los Angeles.

Lunga vita ai social network, dunque. Perché sarà lì, e soltanto su quelle lande affollate da influencer e aspiranti youtuber, che ben presto saprete come e quando arriveranno le ultime novità dei vostri publisher preferiti. A noi, non resta quindi che incrociare le dita. Tutte. Anche quelle dei piedi.

Comincia la sua carriera di videogiocatore nel lontano 1985, quasi in fasce, grazie alla passione del padre per il cabinato di Space Invaders. Da quel momento, ha votato la sua vita al videogioco: prima come redattore di riviste specializzate, poi come marketing manager di Fondazione VIGAMUS, su i progetti VIGAMUS & VIGAMUS Academy,. E sì, "Revolver" è in onore dell'inossidabile Ocelot di Metal Gear Solid. Quello di un tempo, almeno.