Devil May Cry 5 Provato: meno stylish, più action

Devil May Cry 5

C’è qualcosa di profondamente diverso nel gameplay di Devil May Cry 5. O, almeno, così lascerebbe pensare la breve demo rilasciata in questi giorni per Xbox One e già apprezzata dai colleghi durante la Gamescom di Colonia. Resta sempre troppo presto per sbilanciarci in giudizi affrettati, anche al netto dei tre personaggi presenti nel gioco finale, ma sono bastate un paio di run nei panni di Nero per annusare alcune modifiche piuttosto sostanziali al classico gameplay della serie demoniaca targata Capcom.

Devil May Cry 5

Il nero snellisce

Lo stesso Nero che, per l’appunto, dividerà la campagna con la star Dante e il misterioso V, è un personaggio ben diverso rispetto a quello giocato, apprezzato e persino amato nel quarto capitolo. Non solo esteticamente. La porzione di gioco inserita nella demo è, presumibilmente, presa dalle prime ore di avventura. Dopo aver fatto la conoscenza di Nico, autista del furgoncino richiamabile grazie alle cabine telefoniche da cui sarà possibile spendere orb e quindi acquistare oggetti e potenziamenti, la telecamera si sposta alle spalle di Nero tradendo subito una prima e sostanziale differenza rispetto al passato. La vicinanza dell’obiettivo richiama, più che un Devil May Cry qualsiasi, il recente God of War. Eppure, Nero, per quanto rivisto, non ha subito certamente un “restyling” complesso come quello di Kratos. Le brevi fasi esplorative che anticipano i primi scontri restituiscono un personaggio forse più “pesante”, ma ancora veloce e, soprattutto, capace di lanciarsi in salti, doppi salti e piroette. Merito, in questo caso, delle nuove braccia meccaniche che Nero, orfano dell’arto demoniaco, può, alla bisogna, auto installarsi semplicemente “passandoci sopra”. Si  tratta di un punto fondamentale, perché le nuove meccaniche, almeno con questo personaggio, passano in gran parte da qui. Il nuovo, meglio, i nuovi arti presentano “poteri” peculiari. Alcuni, attivabili semplicemente premendo il tasto B del pad di Xbox One, come il “Devil Trigger”. Altri, invece, “caricando” lo stesso tasto o concatenarlo con il movimento o i dorsali.

Devil May Cry 5

In ordine, la semplice pressione scatena una sorta di “onda” che ferisce i nemici e, pure, provoca una sorta di “barcollamento” degli stessi. Al contrario, caricare il colpo vuol dire dare vita d una sorta di “special”, diversa a seconda della posizione di Nero. A terra, il personaggio si trasforma in una sorta di cannone capace di emettere un potente fascio di luce, indirizzabile su entrambi gli assi grazie agli stick analogici. In aria, invece, Nero “disegnerà” una sorta di “gabbia” laser capace di imprigionare i nemici. Ed è sempre il nostro braccio a rivelarsi utili quando si vuole “tirare” un demone. Premendo LB e combinandolo con B, il nemico evidenziato sarà “risucchiato” a ridosso di Nero, favorendo il corpo a corpo. In questi casi, per altro, è ancora possibile sfruttare un’altra peculiarità dello speciale arto, capace, con la pressione del dorsale sinistro, di “esplodere”. In quel caso, meglio a dare un’occhiata al contatore in basso a destra per assicurarsi di non rimanere senza braccia di riserva, comunque presenti in gran numero lungo il percorso.

Devil May Cry 5

La mano di Dio

Ora, anche la sola descrizione può aiutare a comprendere come la presenza del “Devil Trigger” sia, da sola, capace di modificare sostanzialmente le regole di ingaggio con i nemici, ma anche, più in generale, l’approccio con il titolo. Nonostante il limitato schema di possibilità offerto dalla demo, che si chiude con la Boss Fight di Goliath, visivamente spettacolare, ma poco esaltante per meccaniche, Devil May Cry 5 si lascia giocare, pure bene, ma in maniera completamente diversa rispetto al quarto episodio o all’apocrifo DmC. In linea di massima, il combat system sembrerebbe abbracciare alcuni action più recenti per apparire sì tecnico, ma anche meno “stylish”. Una sensazione probabilmente affrettata, ma amplificata da un’inedita difficoltà nell’inanellare le combo devastanti, rapide e veloci che hanno sempre contraddistinto la serie. Persino il combattimento in aria, magari anticipato dal classico colpo potente di spada e poi alimentato a suon di proiettili, ha un ritmo completamente diverso. Non si tratta di difetti, per carità, ma solo di un evidente cambio di marcia, vedremo se effettivamente confermato nel gioco finale e dagli altri personaggi, che dovrà, per forza di cose, essere assimilato e metabolizzato.

In definitiva, se ottenere un rango superiore è realmente più difficile, al contrario, il semplice avanzamento, un volta capito come sprigionare la potenza distruttiva di Gerbera e Overture, si è dimostrato una passeggiata. Se l’andazzo venisse confermato nel titolo principale, ci ritroveremo con un gioco che punta ad abbracciare un pubblico quanto più ampio possibile. Quello casual, pronto a tirare dritto per la storia, e quello hardcore, capace di approfondire un sistema sulla carta piuttosto complesso, a caccia di valutazioni da tripla S. Non si tratta, è bene ribadirlo, di una critica, quanto piuttosto di sensazioni, generalmente positive, emerse dalla breve demo, capace, pure, di mostrare un comparto tecnico che, se pur lontano dal miracolo generazionale, è in splendida forma. Specie su Xbox One X. Ne riparleremo a marzo. 

Michele Iurlaro è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti e dei praticanti professionisti. Scrive molto. Scrive troppo. Da troppo tempo