Until Dawn – Recensione

Until Dawn Supermassive Games

Iniziamo con una breve ma doverosa premessa: i filmati di Until Dawn che vedete nella videorecensione poco sotto queste parole si riferiscono solo alla prima ora di gioco. Ho preso questa decisione per non rovinarvi l’esperienza di un titolo che poggia tutte le sue basi su una narrazione serrata, sull’effetto sorpresa e sui rapporti tra i personaggi, visto che l’una e l’altra cosa cambiano radicalmente secondo le scelte del giocatore. Discorso simile per quanto riguarda le immagini allegate, fornitemi direttamente da Sony (che mi ha purtroppo impedito di prenderne di mie) e che sono state parzialmente epurate dal sottoscritto perché alcune di esse contenevano elementi “pericolosi” ai fini della trama. Detto questo, ora vi spiego perché a me Until Dawn è piaciuto un sacco, come peraltro è evidente dal voto che vedete assegnato a piè di recensione.
[player cd914a78-aef8-4aae-8f9d-20566d4f9aa8]

IO MI RICORDO OTTO RAGAZZI E UNA CAPANNA…

La premessa narra di alcuni amici adolescenti che si ritrovano in una baita isolata di montagna a passare una notte diversa, all’insegna della turbolenza ormonale. Ovviamente, le cose non vanno per il verso giusto e i nostri protagonisti si ritrovano alle prese con un maniaco assassino che tutto vuole tranne che il gruppo passi una nottata serena e all’insegna del divertimento sfrenato. La storia attinge a piene mani dai cliché cinematografici del genere thriller adolescenziale, gettando nel piatto qualche spruzzata di horror qua e là, che male non fa. È inevitabile scorgere citazioni continue da molti lungometraggi ispiratori come Scream e SAW, giusto per fare due esempi celebri, ma non mancano momenti in cui l’atmosfera che si respira ricorda videogiochi come Alan Wake o, almeno in parte, The Evil Within.

Until Dawn riprende in massima parte i canoni delle avventure narrate da David Cage. La struttura è quindi molto simile a quella di titoli che hanno fatto la fortuna di PS3 come Heavy Rain o Beyond Due Anime; questo significa dover prendere continuamente decisioni sullo svolgersi della trama, con la differenza che in questo caso le ramificazioni degli eventi sono più strutturate rispetto ai videogiochi citati poco fa e poggiano tutta la loro efficacia sul cosiddetto effetto farfalla. Per chi non lo sapesse, l’effetto farfalla è il caposaldo della teoria del caos e si regge su un semplice postulato: un piccolo cambiamento nelle condizioni iniziali di una situazione può portare a grandi svolte in un periodo successivo. Lo sbattere d’ali di una farfalla oggi può provocare uno tsunami domani, insomma. Nel gioco questo si traduce in tante piccole scelte all’apparenza insignificanti: ad esempio, prendere in mano una mazza da baseball e appoggiarla in un luogo diverso da quello di partenza può sembrare un fatto marginale, ma che nel prosieguo dell’avventura rischia di rivelarsi determinante per la sopravvivenza di uno dei protagonisti. In alcuni momenti le scelte multiple sono obbligate, mentre in altre abbiamo a disposizione una terza opzione, ovvero il non fare assolutamente nulla e lasciare che gli eventi si svolgano in modo “naturale”. Evitare ogni tipo di intervento, così come invece compiere un’azione specifica, potrebbe rivelarsi una scelta saggia o inoculata a seconda dei casi. Va detto che in alcuni momenti tocca lasciarsi guidare dall’istinto, ma in molti altri ci si può far aiutare da piccoli indizi, a patto di avere un occhio attento e, magari, una buona memoria fotografica.

MAI UNA VOLTA CHE IL CELLULARE PRENDE, QUANDO SERVE DAVVERO

Per sua stessa natura, un titolo come Until Dawn funziona se c’è equilibrio nella narrazione e se i tasselli vengono messi poco alla volta al loro posto, non senza mescolare di tanto in tanto le carte con qualche colpo di scena ad-hoc. Da questo punto di vista gli sceneggiatori di Supermassive Games hanno fatto centro pieno: la tensione è sempre alta e gli otto protagonisti sono ben tratteggiati, tanto che ognuno – a modo suo e per motivi diversi – è in grado di legarsi empaticamente al giocatore. Un contributo determinante è dato dal fatto che il gioco ci mette nei panni ora dell’uno e ora dell’altro, senza suggerire preferenze di sorta. In Until Dawn non c’è quindi un protagonista principale, ma è il gruppo che deve cavarsi d’impiccio da una situazione di continuo pericolo, sapendo che ogni scelta – o non scelta – rischia di portare alla morte di uno degli otto, con ripercussioni evidenti sullo sviluppo della trama. In nostro aiuto accorrono alcuni totem che possono essere rinvenuti con l’esplorazione e che ci mostrano eventuali avvenimenti futuri: non si tratta di premonizioni esatte, ma di cose che potrebbero accadere o meno a seconda delle strade che decideremo di imboccare.

until dawn[box_articoli]

PAURA, EH?!

Se avete una PlayStation Camera attaccata alla console, allora potete attivare un’opzione nel pannello di controllo che le permette di registrare le vostre espressioni in alcuni scarepoint. Successivamente, potete vedere un filmatino ad-hoc in un apposito menu, montato dal gioco stesso e che può essere condiviso sui social direttamente dalla Galleria Catture. Se volete un piccolo esempio, non dovete fare altro che guardare la nostra videorecensione fino alla fine…

[/box_articoli]Non mancano momenti action, che alzano a cannone l’asticella della tensione e che sono per lo più incarnati in Quick Time Event o in sezioni dove occorre prendere di mira un determinato punto dello scenario con un arma da fuoco (ma anche con altri oggetti) prima che scada il tempo. In alcune occasioni, poi, ci viene chiesto di restare immobili col joypad ben saldo tra le mani, per non farci scoprire dall’assassino. C’è da dire che in qualcuna di queste situazioni sono stato scoperto comunque, pur trattenendo il fiato e rimanendo totalmente fermo: non soffrendo di tremori, ho maturato il sospetto che ciò sia avvenuto a causa della vibrazione del DualShock, che simula il battito cardiaco del personaggio e che può aver indotto il gioco a credere che mi fossi mosso. Questo eccesso di sensibilità non sarebbe un gran difetto di per sé, non fosse che in qualche situazione diventa la discriminante tra la vita e la morte: devo ammettere di esserci rimasto male quando uno degli otto protagonisti ci ha lasciato brutalmente le penne, nonostante la mia postura da statua di marmo! Vista comunque la necessità di essere veloci e precisi in molti frangenti, il mio consiglio è quello di scegliere la configurazione “Comandi Tradizionali” al posto di “Sensori di Movimento” quando lancerete la prima partita: il difetto di cui sopra non si risolve, visto che l’uso dell’accelerometro è comunque obbligatorio in entrambi i casi, ma è più facile essere reattivi se la situazione si mette davvero male.

UNA PRODUZIONE COI FIOCCHI (DI NEVE)

Al di là del problema appena citato e di qualche inevitabile calo di ritmo nelle dieci ore necessarie ad arrivare ai titoli di coda, Until Dawn si è rivelato un titolo eccellente sotto tutti i punti di vista. La storia è ben scritta, pur non inventando nulla di particolarmente originale. Come detto, la sceneggiatura non fa mistero di ispirarsi ad alcuni celebri film, ma riesce a ribaltare le carte in tavola quel giusto per lasciare il giocatore nel dubbio su chi sia cosa, fino all’epilogo. Peraltro, le numerose ramificazioni garantite dall’effetto farfalla hanno il grande pregio di non rompere la coerenza narrativa, donando un boost notevole al fattore rigiocabilità: non si tratta solo di ripercorrere il plot, ma di esplorare ogni possibilità, magari cercando di tenere tutti in vita fino alla fine.

Anche graficamente, Until Dawn ha il suo bel perché. Certe cose sono da stropicciarsi gli occhi, cosa che avviene continuamente quando ci si sofferma a osservare le animazioni e le espressioni facciali dei protagonisti, davvero oltre ogni cosa vista finora. Gli ambienti sono anch’essi riprodotti con perizia, seppur gli interni della baita e di altre locazioni non abbiano la stessa efficacia degli esterni, laddove il motore grafico dà visivamente il meglio di sé, al netto di qualche sporadico – e insignificante – calo nel frame rate. La telecamera è gestita sempre dal gioco in modo intelligente e riesce nell’intento di trovare un buon compromesso tra la fruibilità per chi tiene in mano il pad e le necessità di copione della sceneggiatura. Al giocatore, durante le fasi di esplorazione, resta il compito di utilizzare la levetta analogica sinistra per muoversi e quella destra per gestire la fonte di illuminazione (una torcia elettrica, piuttosto che una lampada a olio) o per compiere determinate azioni nei punti attivi dello scenario.

until dawn[quotedx]Until Dawn si è rivelato un titolo eccellente sotto tutti i punti di vista[/quotedx]È necessario poi che vi informi di come il doppiaggio in Italiano si allinei qualitativamente al resto della produzione: per intenderci, siamo prossimi ad altri titoli di Sony come The Last of Us o il già citato Heavy Rain. Nulla, tuttavia, vieta di giocare in lingua originale, grazie a un’opzione apposita nel menu di configurazione audio, e di godere quindi delle voci reali degli attori che hanno prestato il loro volto e la prestazione artistica, per mezzo del motion capture. Tra questi, oltre alla stranota Hayden Panettiere (la cheerleader immortale della serie Heroes), vanno citati Brett Dalton (Agents of S.H.I.E.L.D.) e soprattutto un Rami Malek sugli scudi, un attore bravo assai e che avrete sicuramente già incontrato in numerose produzioni, come il film di Need For Speed o la recentissima serie televisiva Mr.Robot, che sta ottenendo un successone negli USA e che si spera arrivi presto anche da noi.

Insomma… se vi piacciono i videogiochi dove la trama e il coinvolgimento emotivo fanno da colonne portanti, Until Dawn non dovete lasciarvelo scappare per nessun motivo. È chiaro che, invece, se non vi siete sentiti a vostro agio con Heavy Rain è molto probabile che troviate poco interessante anche quest’ultimo esponente del genere, nonostante una maggior propensione alla tensione e una ramificazione narrativa ben più corposa rispetto a ciò che si è visto in passato, almeno nei titoli griffati David Cage.