Renegade: Tutti a scuola dal papà dei picchiaduro a scorrimento!

1986 – Oggi come oggi, i beat ‘em up a scorrimento tradizionali sono pressoché confinati in una nicchia nostalgica che sopravvive di ciclici revival destinati ai servizi live dei sistemi più in voga e comuni operazioni destinate al mercato mobile, in cui continuano però a scarseggiare IP di rilievo. Come molti appassionati ricorderanno, queste spassose scazzottate in pixel furono il piatto forte del pasto per quasi un ventennio, trovando prima nelle sale giochi di metà anni ’80 e quindi sulle console a 16 bit le proprie, ribollenti fucine.

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Renegade venne convertito (con esiti molto altalenanti) su tutti i principali home system a 8 e 16Bit, inclusi Amiga, Atari ST, C64, Amstrad CPC, Spectrum ZX, NES e Master System.

Volendo  individuare il titolo che favorì l’esplosione del fenomeno alcuni farebbero probabilmente riferimento al leggendario Double Dragon, mentre altri tirerebbero in ballo l’immortale Kung Fu Master della Irem: se volete invece conoscere il nostro parere, questo insigne primato è e resterà sempre appannaggio del solo ed unico Renegade e non per mero vezzo. A prescindere dai fattori anagrafici, si può infatti affermare che, nei soli 5 stage costituenti l’odissea vissuta del prode Mr.K per riabbracciare la propria fidanzata, vi siano inclusi tutti gli elementi che avrebbero, in seguito, contraddistinto la maggior parte dei titoli di genere.

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Nel porting occidentale curato da Taito, vi fu un intenso restyling del character design mirato a sostituire elementi tipici della cultura scolastica nipponica con dettagli più “riconoscibili” per il pubblico nostrano.

Il pensiero va alle ambientazioni metropolitane che facevano tanto Guerrieri della Notte; alla caratterizzazione degli sprite, puntualmente divisi tra ras del quartiere, punk smidollati e trucidi biker, ma anche al feeling diretto del gameplay che riusciva a catalizzare l’attenzione di migliaia di giocatori pur tenendo fuori dalla porta colpi speciali ed ogni altra evoluzione che esulasse da qualche buon destro.

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Inutile nasconderlo, con quelle deliziose divise scolastiche e il prode Kunio-Kun a far da mattatore, l’originale versione nipponica di Renegade (Nekketsu Koha Kunio-Kun) vantava un fascino irresistibile.

Si dirà, a questo punto, che il gioco poteva vantare un impatto del genere solo in versione Coin-Op, che la sua originaria versione nipponica (Nekketsu Koha Kunio-Kun) vantasse un appeal molto maggiore perché ambientata nel mondo delle gang scolastiche giapponesi o che nessuna delle sue conversioni home seppe mai rendere adeguata giustizia al suo impianto grafico…Tutto vero, ma ai tempi in cui parametri tecnici come il feedback dei comandi, il sistema di rilevamento delle collisioni e il framerate erano poco meno che materia oscura, quasi nessuno sembrò fare troppa attenzione ai dettagli.

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Il successo di Renegade fu tale da garantirgli ben 2 sequel: Target: Renegade (1988) e Renegade III: The Final Chapter (1989) entrambi distribuiti in occidente dalla Imagine.

In quella dorata epoca di genuine emozioni ci si accontentava d’altronde l’illusione di potersi godere un classico da sala nel proprio salotto in buona compagnia e la certezza che quelle scazzottate in multiplayer sarebbero state in grado di cementare amicizie come nessun brindisi avrebbe mai potuto fare.


IN VIDEO

Tempo di scaldare il gettone e gustarci un micidiale longplay live dell’unico, inimitabile Renegade da sala!