Blackthorne: troppo cattivo per essere famoso?

1994 – L’anima del primo, leggendario Prince of Persia, la mente di Another World e l’attitudine di Turrican: per molti hardcore gamer della SNES Age, Blackthorne  rappresentò la terra promessa dei platform-shooter, ed è essenzialmente per questo motivo che continuiamo a chiederci come mai nessuno abbia mai pensato di regalargli un sequel.

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Risorse atletiche a parte, Blackthorne avrebbe trovato nel fucile a pompa il suo miglior alleato: ampiamente modificabile mediante l’innesto di opportuni Power-Up, quest’arma avrebbe spesso comunicato all’utente un indescrivibile senso di onnipotenza!

Appassionante e spettacoloso, col suo possente protagonista a dominare scenari multi-livello tanto articolati quanto zeppi di insidie, il titolo firmato da Ronald Millar Sr. avrebbe difatti meritato più di molti altri esimi colleghi l’opportunità di ergersi a capostipite di una saga. Da qui il sospetto che esso abbia pagato caro dazio ad un livello di difficoltà forse eccessivo o magari patito oltremodo il “boicottaggio” mediatico di una Nintendo disposta a mutilarlo impunemente pur di ridurne a misure accettabili il coefficiente di violenza.

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Sprite modellati con cura e animazioni incredibilmente ricche, rappresentavano le salde fondamenta della produzione: a trasformarla in un must del genere Action, intervenivano dunque un level design molto ispirato e la possibilità di utilizzare insenature dei fondali come barriere difensive.

Che Blackthorne fosse un titolo brutale lo si poteva senz’altro desumere anche dal solo design conferito per l’occasione allo stesso logo della Blizzard, quivi “decorato” da vermiglie chiazze di sangue… A scatenare il disappunto dei producer di Kyoto, sarebbero stata tuttavia la possibilità di far fuoco anche su prigionieri inermi ed alcuni elementi giudicati troppo “gore”.

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Gli stage costituenti il viaggio di Blackthorne non presentavano scrolling dinamico, ma risultavano suddivisi in tanti segmenti a videata fissa esplorabili prevalentemente in altezza. Questa soluzione garantiva la possibilità di esplorare più a fondo gli scenari.

Purgato da ogni elemento affine in ogni edizione SNES (inclusa quella Giapponese!), Blackthorne apparve in versione “Uncut” solo in ambito Sega 32X, seguendo così il medesimo iter che contraddistinse la conversione casalinga di un classico come Mortal Kombat le cui cruente fatality rimasero un esclusiva dei clienti Mega Drive…

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Nel disperato tentativo di salvare il suo giovane erede da morte certa il nobile Re Vlaros, sovrano del pianeta Tuul, lo invia sulla terra, per poi soccombere all’offensiva scatenatagli contro dal perfido Sarlac…

Data la ben più ampia diffusione maturata dall’edizione SNES rispetto a quella Sega 32X, furono in ogni caso in troppi i gamer a non poter godere della di un prodotto completo, il quale rispettasse la visione originale degli sviluppatori.

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Vent’anni dopo, il pargolo di un tempo si sarebbe trasformato in un impavido uomo arsenale, pronto a tornare sul suo pianeta natale per restituirgli l’antico splendore!

A porre tardivo rimedio al misfatto ci avrebbe fortunatamente pensato il solido GBA nel 2003 con una coloratissima riedizione tascabile del codice originale, ma la sensazione di essere stati in qualche modo defraudati di un classico a tutto tondo non ci ha mai del tutto abbandonati.

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Un’immagine tratta dalla convincente riedizione GBA del gioco risalente al 2003.

Che si possa trattare di un semplice revival in chiave hi-tech piuttosto che di un reboot vero e proprio continuiamo pertanto credere che il vecchio Blackthorne meriti assolutamente una seconda chance, altro non fosse che per veder tornare in azione uno degli eroi più sottovalutati della 16Bit Era.


IN VIDEO

E’ ora godiamoci in santa pace due ricchi longplay di Blackthorne. Il primo relativo alla discussa versione SNES…

… L’altro risalente all’edizione Sega 32X…