The Elder Scrolls Online Wrathstone Provato

The Elder Scrolls Online Wrathstone

Tamriel, si torna a Tamriel! Non è solo un onore nonché un piacere ritornare nelle lande che hanno ispirato un’intera generazione videoludica e plasmato visceralmente uno dei suoi filoni più significativi, è qualcosa di più. Prima ancora che vi parli di aspettative mantenute o di prodezze tecniche nello sviluppo, è doveroso iniziare questa preview di The Elder Scrolls Online Wrathstone con una premessa personale quanto accorata. Quello che Bethesda Softworks ha fatto e continua fare è, e rimane tuttora, principalmente raccontare storie. Mi sono chiesto nel mio peregrinare in Tamriel più di una volta cosa servisse al fine di colmare quel grande vuoto che in molti di noi, spontaneo come il volo di una rondine, anela ad essere riempito. Più che un vuoto, si tratta di un bisogno inestinguibile di vivere, e quando la vita si fa più regolare, quando la nostra inesorabile routine quotidiana inizia lentamente a sovrastarci – e questo avviene da che tempo è tempo, in ogni epoca e luogo – appariamo a noi stessi come semplici spettatori di un circuito a forma di otto rovesciato che scorre a dispetto del nostro volere. È in questo momento che l’uomo capisce di poter vivere anche le esperienze altrui, capisce che alcune storie non serviranno solamente a far vivere delle leggende negli echi dell’eternità, perché sebbene è a questa che alcuni di noi aspirano, necessitiamo più semplicemente di farle nostre per usarle come un carburante, intangibile ed inestinguibile ma dall’inaudita potenza. L’efficacia della narrazione di Bethesda ci ha convinti per molti anni, naturalmente con alti e bassi: riuscirà dunque l’ultima incarnazione della saga divenuta MMO a colpire nel segno come l’ottima Summerset? Addentriamoci nella preview per scoprirlo!

The Elder Scrolls Online Wrathstone

Dragons are coming…

Il DLC a pagamento The Elder Scrolls Online Wrathstone non è altro che uno scenografico e impegnativo antipasto a quella che la software house ha definito la “Stagione del Drago”. Non ci sono molte allusioni in questa definizione, con ESO che nell’anno corrente si concentrerà su storie ed avvenimenti accomunati dalla ricomparsa delle leggendarie creature che i giocatori hanno salutato con ogni probabilità per l’ultima volta in Skyrim. L’arrivo di questo pacchetto di espansione, ad ogni modo, porta con se due nuovi e curatissimi dungeon, assieme a miglioramenti alla qualità della vita nell’MMO di Bethesda, come ad esempio la semplificazione delle abilità razziali presenti per ogni tipo di ceppo all’interno del titolo: il tutto è forse un pizzico meno incisivo nell’economia di gioco, ma contribuisce a dare un’idea di chiarezza e fluidità che molti fan attendevano con impazienza. Veniamo ad ogni modo al fulcro della narrazione, sbocco per l’imminente Elseweyr, vero e proprio nuovo capitolo della saga (ESO) che porterà i giocatori nell’omonima regione di Tamriel, a fare la conoscenza di feroci fiere e dell’antica razza dei Kajit, dei quali al momento sappiamo relativamente poco. La prima parte della Stagione del Drago si apre con una missione epica: recuperare le due metà della Wrathstone, la tavoletta con la quale Abnur Tharn ha inavvertitamente sciolto dal loro sigillo Kaalgrntiid e suoi temibili draghi nell’ultima cinematic pubblicata da Bethesda per l’arrivo di Elseweyr. Al fine di recuperare le due parti, i giocatori saranno incaricati di espugnare due dungeon nelle profondità di Malatar (Depths of Malatar), un’antica città Ayuleid situata al di sotto del forte imperiale di Mistwatch. A scortarci in questo macabro e oscuro viaggio saranno Tharayya in persona insieme con lo spirito del suo defunto mariot Quintus Verres. Il misto di toni macabri e mistici assunto da questa piccola epopea nelle terre di Malatar richiama l’esperienza di The Elder Scrolls IV: Oblivion in tutta la sua suggestività, nonostante si parli a livello temporale di circa 800 anni dopo. La cosa che da giocatore appassionato (ma anche smaliziato) che mi ha rincuorato è stata la prosecuzione di qualcosa di qualitativamente eccellente a livello di ambientazione, che in oltre 10 anni non è sbiadita, ma anzi ravvivata da una qualità della scrittura ai massimi livelli del genere. In fondo è proprio per questo che il mondo di The Elder Scrolls risulta sempre così avvincente ed intrigante, no?

The Elder Scrolls Online Wrathstone

Le boss fight che valgono il biglietto

Soldati imperiali “potenziati” sono stati tenuti in vita dal poter del principe daedrico della vita, tanto che il gremito sciame di nemici appartenenti a questa fazione all’interno del dungeon può risultare persino spiazzante. È proprio questa però, secondo la componente prettamente ludica, a rendere The Elder Scrolls Online Wrathstone avvincente: un livello di difficoltà tarato verso l’alto, insieme a nuovi paradigmi per la saga in termini di game design. Quasi ogni boss fight che andremo ad affrontare nelle profondità di Malatar sarà infatti caratterizzata da meccaniche uniche che spiccano in determinati frangenti per l’uso dello spazio della navigazione all’interno della struttura del labirinto stessa per spaesare, con successo, i player ignari. Si tratta a tutti gli effetti quindi anche di un level design ispirato, che condisce l’esperienza tematicamente forte della saga e apre col botto una Stagione del Drago ormai carica di aspettative. Una ricompensa di livello è poi predisposta a premiare coloro che supereranno con successo l’avventura a difficoltà veterano, vi lasciamo pertanto il mistero fino a prova completata. Per quanto concerne i “quality of life improvements” poc’anzi accennati, una breve riflessione: la progressiva semplificazione e linearizzazione del titolo, a favore di una più marcata scorrevolezza, potrebbe far storcere il naso ai più hardcore tra il pubblico di The Elder Scrolls Online, ma è anche vero che un passo alla volta il titolo continua a migliorare e ciò dovrebbe anche e soprattutto essere visto come un risvolto positivo nel computo generale.

 

Senza mezzi termini, The Elder Scrolls Online Wrathstone è un’esperienza di preambolo finemente realizzata e sufficientemente avvincente per far riaffiorare anche il più disilluso fan al gioco: ESO non è mai stato così fremente di novità e avventure come agli albori di questa Season of the Dragon, pertanto a tutti coloro che amassero gli speciali quanto unici filoni narrativi di Bethesda consigliamo di mettere le mani sui propri PG e partire all’avventura.