Chernobylite Recensione: c’è un nuovo stalker in città

Chernobylite

A volte capita che le idee migliori nascano mentre si sta facendo tutt’altro, con la testa impegnata su fronti completamente diversi o magari analoghi ma non del tutto collegati. Il concept per Chernobylite è maturato proprio durante un simile frangente, quando cioè i ragazzi di The Farm 51, un gruppo di sviluppatori polacchi nato come piccola compagine di tre professionisti del settore e divenuta negli anni una società con oltre 100 dipendenti, stavano lavorando ad una ricostruzione in realtà virtuale della centrale di Chernobyl e della città di Pripyat: questo lodevole punto di partenza, i cui proventi sono stati devoluti alle organizzazioni che ancora oggi aiutano le vittime del disastro nucleare di trent’anni fa, si è evoluto fino a diventare uno sparatutto in prima persona con elementi survival, ruolistici e gestionali, che attinge a piene mani dalle celebri saghe di S.T.A.L.K.E.R. e Metro in termini di meccaniche ed atmosfere, pur mantenendo una propria identità ben delineata. Dopo essere stato sovvenzionato tramite Kickstarter nel 2019, Chernobylite è uscito in accesso anticipato su Steam nell’autunno del medesimo anno e oggi, infine, è pronto ad affacciarsi sul mercato nella sua incarnazione definitiva: andiamo dunque a verificare insieme se le aspettative siano state realmente soddisfatte.

ChernobyliteTatyana, amore mio, sei stata via così a lungo…

Il protagonista di Chernobylite è uno scienziato di nome Igor Khymynuk, la cui compagna Tatyana è scomparsa al momento della catastrofe di Chernobyl, e che torna nella zona di esclusione per cercarla tre decenni più tardi. In realtà, la sua intenzione è quella di impadronirsi del cosiddetto chernobylite, il minerale formatosi a seguito della fusione nucleare e che si è scoperto avere una serie di proprietà che sfidano la fisica convenzionale, fino al potenziale controllo del flusso temporale. Tuttavia, Igor non è il solo ad aver pensato ad un modo per sfruttare il prezioso corpo inorganico, e così la zona si ritrova nuovamente invasa da una considerevole presenza di forze russe della divisione speciale NAR. Nostro scopo sarà dunque quello di prendere domicilio nelle vicinanze della centrale, prenderci cura dei nostri alleati e della base in cui risiederemo, organizzare spedizioni per raccogliere sempre più dettagli su quanto accaduto realmente e scontrarci con la milizia avversaria e con gli altri “abitanti” del luogo. Ora, devo fare una piccola confessione: non sono mai riuscito ad apprezzare il genere survival “spinto”, perché il coordinamento di troppi fattori in contemporanea non riesce a coinvolgermi a parte poche eccezioni (Don’t Starve e Subnautica, perlopiù), ma devo ammettere che l’approccio light di Chernobylite ha saputo intrattenermi senza oltrepassare la linea di tolleranza personale: il crafting è limitato alla creazione e al potenziamento delle armi, mentre le altre risorse servono a preservare e migliorare il relativo benessere degli occupanti della base, poiché se scegliamo di non occuparci di aspetti essenziali come i letti, il cibo, la qualità dell’aria e il livello di radiazioni saremo costretti ad affrontare conseguenze che spaziano dalla riduzione delle probabilità di successo delle varie missioni assegnate ai compagni all’ammutinamento generale.

ChernobylitePer quanto riguarda il gameplay, c’è un loop sostanziale che si ripete per tutta la durata delle partite: dopo esserci svegliati, possiamo selezionare un incarico da completare fra quelli legati alla trama e altri necessari alla sussistenza della base, che è possibile assegnare agli alleati per portare avanti più compiti in contemporanea (è qui che il loro livello di soddisfazione influisce sui risultati ottenuti), nonché ritoccare l’equipaggiamento, fornire le adeguate dotazioni ai gregari ed affinare le nostre abilità, mediante le quali possiamo aumentare i danni inflitti, ridurre i costi di costruzione della base, perfezionare i movimenti furtivi e così via. Come già detto, la parte gestionale è piuttosto grossolana rispetto a tanti altri titoli del genere, perciò non aspettatevi la profondità di Rust o The Forest, ma resta accettabile per quanti non vogliono cimentarsi con un vero e proprio survival, soprattutto considerate le dimensioni della software house. Il sistema di combattimento è dignitoso e si basa sul presupposto che la nostra sanità mentale sia inversamente proporzionale al numero di avversari uccisi, pertanto la furtività è oltremodo incoraggiata. Ciò rappresenta un potenziale problema all’inizio ma, a lungo andare, potremo acquisire capacità e produrre decotti capaci di tenere sotto controllo la psiche stressata del povero Igor, permettendoci dunque di adottare tattiche un po’ più aggressive. La fisica delle sparatorie è molto efficace e reattiva e le armi, benché limitate a soli tre modelli (una pistola, una doppietta e un fucile automatico), possono essere rafforzate a volontà presso l’officina della base.

Chernobylite

Chernobylite: attraverserò lo spazio e il tempo se sarà necessario

Il design dei livelli che compongono la zona di esclusione rischia purtroppo di venire a noia dopo pochissimo: le missioni si svolgono all’interno di aree cittadine delimitate con una mezza dozzina di edifici al massimo, tutti provvisti di porti e corridoi assolutamente identici. Le zone esterne sono un po’ più varie, ma anche in questo caso gli scenari si esauriscono alla terza o quarta spedizione che effettueremo, perciò figuriamoci alla trentesima. In buona sostanza, il tutto è ambientato in un territorio che ricostruisce l’autentica porzione di territorio ucraino fin nei minimi particolari, prendendosi qualche “licenza artistica” di tanto in tanto per non esacerbare la distanza che altrimenti saremmo costretti a percorrere a piedi, ma tale fedeltà visiva finisce per limitare parecchio l’assortimento di luoghi visitabili e, anche se gli effetti casuali delle radiazioni ci costringono ad intraprendere strade alternative ad ogni visita, il senso di deja vu si impadronisce di noi dopo appena una manciata di ore di gioco. Altro aspetto negativo è la mancanza di varietà di nemici, così come la loro intelligenza artificiale: In Chernobylite ci sono solo 3 o 4 nemici umani che si comportano tutti allo stesso modo, tanto che saremo addirittura in grado di tracciarne il percorso di ronda in ambienti diversi e, per quanto si allarmino dopo essere stati feriti o aver individuato un cadavere, torneranno al rispettivo giro di sorveglianza nell’arco di un paio di minuti, lasciandoci liberi di agire. Se decidiamo di fronteggiarli apertamente a suon di proiettili senza scappare, l’unica strategia cui ho avuto modo di assistere è una cortese e graduale avanzata verso la postazione dietro la quale trovavo di volta in volta riparo, che nella stragrande maggioranza dei casi mi ha consentito di stendere una ad una tutte le guardie consapevoli della mia presenza. Discorso analogo per i mostri, sia come quantità che come qualità del loro acume, poiché nessuno di loro sembra capace di fare molto altro se non correrci incontro dopo averci individuati. L’unico consiglio che posso darvi per rendere le cose un po’ più coinvolgenti è di giocare a livello di difficoltà massimo: l’IA delle creature ostili non cambierà di una virgola, ma almeno sconteremo a caro prezzo ogni singola distrazione.

ChernobyliteLa storia è passabile, ben costruita e con alcuni picchi notevoli rappresentati da una serie di decisioni cruciali che influenzano la nostra autorevolezza sulla squadra di esploratori: l’obiettivo finale resta quello di raccogliere tutto l’aiuto possibile per effettuare un assalto decisivo alla centrale nucleare, ma dimostrare scarsa avvedutezza nella gestione della base e dei suoi residenti  potrebbe tradursi in defezioni importanti a pochi passi dalla conclusione. È proprio qui che entrano in gioco i poteri speciali del chernobylite perché, in cambio di un significativo investimento di risorse, potremo rivivere il momento di una scelta sbagliata e correggere il tiro qualora le sue ripercussioni si rivelassero eccessivamente gravose. L’implementazione di questa meccanica è alquanto funzionale, ma il concetto è molto intrigante e quantomeno ci permette di non buttare alle ortiche ore ed ore di esplorazione per un singolo sbaglio. Infine, al netto di qualche bug ancora da sistemare, la qualità visiva è davvero eccezionale: ribadisco quanto la riproduzione della zona circostante il reattore di Chernobyl e la città fantasma di Pripyat sia sorprendente e funga quasi da tour virtuale per chiunque non vi abbia mai messo piede, prestandosi anche a numerose occorrenze sinistre che, pur senza raggiungere le profondità agghiaccianti di un vero survival horror, accompagnano opportunamente il nostro girovagare insieme alle note conturbanti e malinconiche della colonna sonora composta da Mikołaj Stroiński, che ricordiamo per i brani di League of Legends, The Vanishing of Ethan Carter e, soprattutto, The Witcher 3: Wild Hunt.

Piattaforme: PC, PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One

Sviluppatore: The Farm 51

Publisher: All in! Games SA

Considerate le dimensioni del team e il prezzo budget proposto, Chernobylite si è rivelato una piacevole sorpresa malgrado i suoi limiti, che purtroppo non riescono ad elevarlo al pari dei predecessori spirituali da cui ha raccolto maggiormente ispirazione. Il rifacimento digitale della zona di esclusione è sbalorditivo e trascina da solo l’intera produzione, che avrebbe beneficiato di qualche accorgimento supplementare per offrire una degna sfida ai giocatori. Speriamo che The Farm 51 continui a supportarlo così come ha fatto finora, addolcendone le sfaccettature più ruvide, perché il potenziale per espanderlo e migliorarlo sotto molti punti di vista è tangibile e sarebbe un peccato non sfruttarlo.

VOTO: 6.8

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.