Monster Hunter Rise Recensione: cacciare è più bello su next-gen

monster hunter rise

Monster Hunter Rise è stato sicuramente uno dei prodotti più importanti della batteria di esclusive di Nintendo Switch. Il capitolo sviluppato in contemporanea con Monster Hunter: World, che ha di fatto ampliato a dismisura la schiera dei fan del brand, ha completato l’opera di “diffusione” collettiva di un prodotto sempre meno di nicchia e sempre più pensato per andare incontro alle esigenze di un pubblico sempre più vasto. Monster Hunter Rise, come vi avevamo già raccontato in fase di recensione, è stato anche un piccolo miracolo tecnico. Al netto dei limiti evidenti dell’hardware di Nintendo, infatti, il titolo ha dimostrato sin da subito di avere una direzione tecnica e strutturale solida e ben precisa, capace di “nascondere” tutte le mancanze della console portando su schermo un titolo capace di onorare i dogmi della serie: azione, velocità, frenesia e tanto, tanto divertimento. Divertimento, cura per i dettagli e ottimizzazione sono stati l’epicentro del lavoro di Capcom per quel che riguarda la versione “vanilla” del gioco, che ha poi debuttato, con gli stessi ottimi presupposti, circa un anno dopo, anche su PC, ottenendo altrettanti consensi (anche da parte nostra), grazie ad un lavoro di trasposizione certosino, capace di alzare l’asticella qualitativa della produzione in maniera sensibile. Sì, lo ammettiamo: abbiamo “invidiato” i giocatori PC, avremmo voluto ripartire da zero, ma le oltre 300 ore di gioco sui server ci hanno un po’ fatto desistere. Per tutti questi motivi, quando Monster Hunter Rise è stato annunciato anche per console di nuova generazione, il nostro cacciatore latente nascosto in fondo all’anima si è subito lanciato nella mischia. Con un nuovissimo strumento di morte, il DualSense (e da qui potete capire quale versione next-gen abbiamo giocato), e una voglia incontenibile di tornare a seminare morte nella cittadina di Kamura, siamo pronti a tirare le somme sull’esperienza next-gen offerta da Monster Hunter Rise, che ricordiamo è incluso nel catalogo di Xbox Game Pass sin dal day one, previsto per il prossimo 20 gennaio.

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Monster Hunter Rise: torno con te perché ti amo troppo

Per chi vi scrive, questa è la terza volta che Monster Hunter Rise si insedia nella libreria videoludica, che continua a crescere a dismisura in un 2023 che è già partito col botto. Per chi non avesse ancora iniziato l’avventura con il titolo di Capcom, il plot narrativo e tematico è sempre quello classico della serie: il mondo di gioco Kamura è in pericolo, minacciato dallo strano comportamento delle creature che ne popolano i suoi anfratti. Come da tradizione, il compito di salvaguardare il bene delle persone, e soprattuto l’ordine naturale delle cose, è affidato ai Cacciatori, spavaldi e intrepidi guerrieri di cui, ovviamente, fa parte anche il protagonista del gioco, vale a dire l’avatar che il giocatore può creare a inizio partita. Dopo una creazione piuttosto basilare, che si estende anche agli immancabili compagni Felyne e Canyne, il giocatore viene catapultato in un mondo ricco di fascino e, come al solito, traboccante di pericoli di ogni sorta. Mescolando il culto “del vecchio e del nuovo”, ossia portando su schermo tante creature appartenenti all’immaginario classico del brand, unite a tante nuove aggiunte di un certo spessore, Monster Hunter Rise ha saputo stupire e colpire un po’ tutti, diventando uno dei capitoli della serie più apprezzati.

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A giocare un ruolo principale, in tal senso, è l’affascinante ambientazione, che unisce l’ideologia di base della serie Monster Hunter al fascino della cultura cinese, che viene fuori osservando il design di alcune creature, dei luoghi e il vestiario di buona parte degli NPC presenti nel mondo di gioco. Del resto, comunque, Monster Hunter Rise ha anche avuto il grande merito di riuscire a “svecchiare” un po’ la formula di base della serie, introducendo diverse novità strutturali, anche rispetto a suo “cugino”, World, decisamente intriganti e impattanti, che però hanno anche generato un minimo di astio nei giocatori più hardcore, che si sono sentiti in qualche modo “traditi” dalla volontà di “aprirsi” un po’ ad un pubblico più vasto. Per tutta questa serie di motivi, e per il peso mediatico che ha avuto il gioco finora, l’approdo su console di nuova generazione è diventato un passaggio fondamentale e inevitabile e, dopo aver giocato centinaia di ore alle due versioni precedenti, non potevamo non lanciarci subito e con grande curiosità alla scoperta della nuova iterazione di Monter Hunter Rise, nello specifico nella sua versione PS5.

Monster Hunter Rise: la caccia riprende… in versione next-gen

Com’era anche prevedibile, di novità sostanziali in termini di dinamiche di gioco non ce ne sono. Il grosso del lavoro, come avviene di consueto nei porting, è stato rivolto all’aspetto tecnico e grafico della produzione, che in questa nuova veste (così come su PC) vive di una vera e propria seconda giovinezza. La prima cosa che risalta subito all’occhio sono le modalità grafiche, che in questa versione sono ben tre e si dividono in Grafica, Frame-rate e Normale. Quest’ultima, chiaramente, cerca di bilanciare l’equilibrio tra potenza tecnica e stabilità generale, e fatemi dire che, nel complesso, questo preset svolge il compito in modo più che dignitoso. Noi, però, considerando anche la tipologia del gioco, ci siamo dedicati principalmente a provare la modalità Prestazioni, che ci ha impressionato per la cura con cui anche l’aspetto grafico sia stato comunque salvaguardato, senza troppi sacrifici e compromessi rispetto alle altre due. Con il preset grafico in questione attivo abbiamo potuto godere di una rapidità di movimento che negli scontri è diventata un toccasana, con un frame-rate ancoratissimo ai 60 fps e praticamente mai in difficoltà o vittima di incertezze varie. Sia su un monitor da gaming con una risoluzione massima di 1440p e con refresh a 165hz sia su un televisore 4k/60hz, Monster Hunter Rise si è dimostrato solidissimo, pulito e soprattutto fortemente in linea con le produzioni più recenti. In termini di pulizia e di “pixel” è chiaro che la modalità dedicata alla qualità grafica sia quella che presta più attenzione a questi due aspetti. Sacrificando in maniera anche evidente il frame rate, il gioco diventa molto più pulito, con le texture più definite e le silhouette sia dei personaggi “umani” sia dei mostri sempre più curate e definite. Il tutto si unisce ad una vena cromatica decisamente più accesa, che si nota a dire il vero in generale nella nuova versione del gioco, che “nasconde” in qualche modo la natura di porting del gioco, che viene resa più marcata se si osservano dettagli quali le rocce, la vegetazione e il suolo, che evidenziano una densità di pixel più contenuta, figlia della natura comunque old gen del titolo base.

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La grande cura con cui il codice è stato adattato all’hardware di PlayStation 5 si evidenzia anche e soprattutto osservando i tempi di caricamento. Il passaggio da un’area all’altra è praticamente istantaneo, così come lo spostamento rapido durante le missioni o quando si decide di entrare nell’accampamento per cambiare equipaggiamento. Ciò è chiaramente reso possibile anche dall’SSD di PS5 e in generale delle console di nuova generazione, ma abbiamo apprezzato parecchio lo sforzo compiuto dalla software house nel trasmettere al giocatore “nuovo” la sensazione di trovarsi di fronte a una produzione incredibilmente attuale, che sembra non sentire più di tanto i due anni sulle spalle. Un ottimo lavoro è stato svolto anche sul comparto sonoro, che è stato in qualche modo rimodulato per adattarsi agli hardware più potenti e con più possibilità tecnologiche di PS5. Ad esempio, attivando l’audio 3D e con l’ausilio delle nostre fidatissime Astro A30 di Logitech, abbiamo potuto notare un cambio deciso alla struttura sonora della produzione, ora decisamente più in linea con gli standard attuali e soprattutto capace di dare agli scontri un feeling tutto nuovo. Chiosa finale, purtroppo però negativa, sulla gestione del DualSense. Almeno stando alla versione del gioco da noi provata (magari qualche patch futura potrebbe sistemare le cose) non abbiamo notato praticamente alcun tipo di chicca particolare pensata per il nuovo pad di PS5, e anche attivando i grilletti adattivi non ci è sembrato che le cose cambiassero più di tanto. Lo ripetiamo: magari è soltanto un problema momentaneo, ma qualora non fosse così vogliamo comunque sottolineare che non si tratterebbe di niente di tanto grave, ma comunque ci saremmo aspettati qualcosina in più.

Piattaforme: Switch, PC, PS4, Xbox One, Xbox Series X/S, PS5

Sviluppatore: Capcom

Publisher: Capcom, Capcom U.S.A.

Monster Hunter Rise su PlayStation 5 sembra quasi un altro gioco. L’hunting game di Capcom approda su console di nuova generazione in grande spolvero, con una veste grafica decisamente più pompata e al passo coi tempi, capace di dare al gioco una seconda giovinezza che, siamo sicuri, l’utenza console non mancherà di vivere. Al netto di alcune mancanze e di alcune rinunce comprensibili, per tutti gli appassionati del genere che ancora non l’hanno provato non ci sono veramente motivi per non fiondarsi in quel di Kamura. Per tutti gli altri, in particolare gli utenti che hanno già vissuto le vicende su Switch o su PC, probabilmente potrebbe avere un senso ricominciare con l’ausilio delle nuove tecnologie, ma in fin dei conti la scelta sarebbe comunque super soggettiva.

VOTO 9

Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.