FIFA 15 – Recensione

Tra foodporn, carporn e soccerporn non c’è molta differenza. In tutti i casi si tratta di feticismo sfrenato verso un argomento di passione, che, nell’ultima delle tre categorie appena citate, coinvolge tutti coloro che negli anni si sono appassionati alla serie FIFA. Sotto questo punto di vista, FIFA 15, almeno nella sua incarnazione PS4/Xbox One, rappresenta la quintessenza del concetto, giacché non nasconde in nessun modo la vocazione a colpire i sensi con una violenza mai vista prima nella serie. FIFA 15, detto in parole più chiare, è il perfetto simulatore di calcio visto in TV, tanto che gli sviluppatori non hanno mai fatto mistero di aver studiato le tecniche di ripresa utilizzate dalle emittenti inglesi per i match di Premier League (cosa già avvenuta con la versione “next-gen” dello scorso anno, a dire il vero). Tutto profuma di epicità, a cominciare dall’ingresso in campo dei giocatori e dagli stacchi delle telecamere su spalti splendidamente realizzati, fino agli highlight di fine tempo e agli innumerevoli indugi che la regia ci dona sulle reazioni emotive dei calciatori in campo. Il claim “Feel the Game” non è quindi stato messo lì a caso, ma riassume con efficacia ciò che accade a occhi e orecchie giocando a FIFA 15.

Detto questo (e dando per scontato che abbiate già visto il doppio voto in calce a questa recensione), l’altra premessa da fare, prima di entrare nel dettaglio, è che FIFA 15 – pad alla mano – non è il gioiello che ci saremmo aspettati dal primo “vero” ingresso di EA Sports nella nuova generazione. Va più considerato come un “diamante grezzo” o, se preferite, un buon titolo di calcio, che offre la consueta pletora di cose da fare e da disfare.
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FEEL THE MENU

[quotedx]Con i menu, davvero non si poteva fare di meglio[/quotedx] Cominciamo a discutere dell’interfaccia, finalmente rinnovata. Se i menu principali sono rimasti divisi a schede (in stile Metro), la vera rivoluzione riguarda la gestione della squadra, che aveva davvero bisogno di una svecchiata. In FIFA 15 ogni manovra all’interno dei pannelli gestionali è accompagnata da uno schema dei nostri uomini sul campo, esattamente come fa PES da qualche anno a questa parte. Sembra una variazione da poco, ma in realtà ora si riesce ad avere un’idea immediata a chiara di ogni nostro ritocco alla formazione. La parte bassa del pannello ospita i menu secondari, altrettanto chiari e di facilissimo utilizzo.Davvero non si poteva fare di meglio, tanto che mi sarebbe piaciuto avere a disposizione una companion app che avesse riprodotto “paro paro” l’interfaccia e che mi avesse quindi permesso di “smanettare” con le rose anche da tablet, bello spaparanzato sul divano (questa cosa è in parte possibile, esattamente come lo scorso anno, con FUT).

FEEL THE MODE

FIFA 15 mette a disposizione del giocatore le stesse modalità a cui siamo stati abituati nel recente passato. Volete fare una partita al volo con vostro cugino, prendendo il controllo di due tra le centinaia di squadre del campionario FIFA? Ne avete facoltà. Vi interessa affrontare qualcosa di più corposo, come la Carriera Allenatore o Giocatore? Anche in questo caso, bastano cinque secondi per tuffarsi in una lunga (e impegnativa) cavalcata verso la gloria. Per quanto riguarda l’Online, vera e propria testata d’angolo su cui poggia la serie ormai da qualche tempo, ci viene data la possibilità di partecipare alle Stagioni, sia in singolo sia in co-op con un altro compagno. Non manca il solito Pro Club, che consente di unirsi ad altri pazzi per giocare impersonando il proprio alter ego digitale e dando vita a scontri che possono coinvolgere un massimo di 22 giocatori contemporaneamente sul campo. Le semplici amichevoli online sono limitate a partite con amici: se quindi volete affrontare un avversario sconosciuto “così-giusto-per”, occorre rivolgersi alla già citata modalità Stagioni.
Onnipresenti, poi, le Sfide, prove di abilità col pallone che hanno da un lato il vantaggio di far prendere confidenza col sistema di controllo, e dall’altro di garantire un divertimento alternativo per il calciatore virtuale già esperto. Qualora dovesse capitarvi di passare un’intera serata alla ricerca della medaglia finale in una delle prove, non stupitevi… le Sfide di FIFA 15 sono davvero impegnative, soprattutto quelle nuove dedicate ai dribbling.
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FEEL THE FUT

[quotedx]Un discorso a parte lo merita FIFA Ultimate Team, che negli anni si è trasformato in uno spin-off interno alla serie.[/quotedx]Un discorso a parte lo merita FIFA Ultimate Team, che negli anni si è trasformato in uno spin-off interno alla serie. FUT è una di quelle cose demoniache che ti assorbono la vita e che fanno andare la gente al lavoro con occhiaie grosse come quelle degli elefanti. Chi fosse vissuto sulla Luna fino a oggi sappia che Ultimate Team è la versione moderna di un clamoroso album di figurine dei calciatori, o, per i più “aged”, delle “figu”: la differenza sta nel fatto che, anziché sfruttarle per giocare a “schiaffetto” o “soffio”, le figurine vengono utilizzate per creare una squadra vera e propria, con la quale affrontare tornei e partite, sia offline sia online (dove il gioco dà il meglio di sé). Per la costruzione della compagine perfetta ci si può affidare all’acquisto di pacchetti (tramite moneta virtuale guadagnata in gioco o soldi veri) da aprire incrociando le dita, piuttosto che al folle mercato della compravendita, dove possiamo riciclare le figurine che non ci servono e ricercare al prezzo più conveniente i calciatori più adatti alle nostre esigenze.
FIFA Ultimate Team è una vera e propria gallina dalle uova d’oro per Electronic Arts, ed era quindi ovvio che fosse la modalità maggiormente interessata dalle novità. Al di là di tanti piccoli ritocchi a filtri e interfacce, sono stati introdotte, tra le altre cose, le squadre sperimentali e i giocatori in prestito. In quest’ultimo caso, FUT ci dà la possibilità di prendere giocatori in prestito per qualche partita, il cui numero è inversamente proporzionale alla forza dell’atleta interessato. Il vantaggio è evidente: poter tappare eventuali buchi dovuti alla carenza di giocatori in organico in caso di emergenza, senza dover intaccare continuamente le risorse economiche. Le squadre sperimentali, invece, servono come test privato, per capire cosa può accadere, a livello di intesa, nell’undici dei nostri sogni. Di fatto, è a nostra disposizione tutto il database di FUT, così da poter avere fin da subito a nostra disposizione la formazione dei nostri sogni; va da sé che una rosa così composta non potrà essere scelta in alcun modo per tornei e competizioni ufficiali, ma rimarrà sulla “carta” fino a quando non verranno acquistati fisicamente gli atleti che ci interessano.
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FEEL THE PITCH

E adesso veniamo a quello che succede sul terreno di gioco. Ripeto la premessa, per i più distratti: FIFA è e rimane un gioco godibile e divertente, su questo ci sono pochi dubbi. I ritocchi e le aggiunte alla fisica e all’intelligenza artificiale si contano sulle dita di una mano rispetto a FIFA 14 (versione PS4/Xbox One), il che dovrebbe essere garante di una certa continuità col passato. Il problema è che alcune delle novità introdotte non si amalgamano col resto, minacciando in parte l’equilibrio che la serie aveva faticosamente raggiunto anno dopo anno. In ogni partita c’è la sensazione che il modello fisico risulti talvolta predominante sul controllo che abbiamo dei calciatori, complice anche un leggero aumento della velocità; un po’ come se ciò che facciamo col pad debba concedere la precedenza all’Impact Engine di turno, alle paturnie a volte imprevedibili del momentum (che è una supposizione. Nessuno ha mai confermato – o smentito, a dire il vero – la presenza del momentum) o agli script che dettano le regole in alcune situazioni. In qualche caso viene perfino il sospetto che certi fatti accadano in automatico proprio per regalarci quei replay spettacolari e quegli highlight ai limiti del fotorealismo di cui si parlava a inizio recensione. Una fetta di giocabilità, insomma, pare essere stata sacrificata sull’altare della spettacolarità. Le cose, invece, cambiano in FUT. Il motivo? Il suo essere incredibilmente democratico nel non concedere un Ibra a caso a tutti.

Anche in quanto a Intelligenza Artificiale FIFA 15 mostra qualche ombra. Se, da un lato, sono state parzialmente risolte alcune magagne storiche (l’impotenza dei difensori sui calci d’angolo, per dire), dall’altro alcune delle nuove routine stentano a decollare. È, ad esempio, il caso dei portieri, cui si può facilmente segnare sfruttando un paio di exploit già noti a tutta la community, nonostante siano passati pochissimi giorni dall’inizio delle ostilità.[quotesx]Anche in quanto a Intelligenza Artificiale FIFA 15 mostra qualche ombra.[/quotesx]Qui in redazione, durante le sfide interne, evitiamo di usare trucchetti di qualsiasi tipo, e quindi ci divertiamo come matti; tuttavia, quando si va online contro uno sconosciuto lo spettro della frustrazione è dietro l’angolo, giacché si fatica a prendere le contromisure nei confronti di chi fa della furbizia l’arma principale del suo giocare. Peccati non veniali, certo, comunque mitigati da un paio di idee che ci si chiede perché non siano state introdotte prima, come il controllo diretto (opzionale) del giocatore ricevente sui calci d’angolo e sulle rimesse laterali, che evita i fastidiosi posizionamenti preventivi dell’avversario.
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FEEL THE BUG

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TIKI TAKA!

Come ormai sanno anche i sassi, la coppia di telecronisti di FIFA non è più formata dal dinamico duo Caressa-Bergomi, ma da Pierluigi Pardo e Stefano Nava. Se il PierluPardo nazionale sembra a suo agio davanti ai microfoni di EA, meno bene va giudicata la prestazione di Nava, troppo lento e impacciato in molte situazioni (un po’ come quando calcava i campi da gioco, insomma). Purtroppo – e non per colpa loro – la telecronaca di FIFA 15 porta in seno gli stessi difetti di sempre, visto che le routine faticano davvero troppo a pescare frasi coerenti al contesto. Parlando di audio ambientale, invece, ho sperato fino alla fine che EA investisse qualche soldo per dare una svecchiata ai cori. Niente da fare purtroppo: la Curva Sud che inneggia a Ronaldinho non si può davvero più sentire.[/box_articoli]Un altro problema di FIFA 15 è la poca pulizia tecnica. Tecnica, non grafica… occhio a non fare confusione. Negli anni siamo stati abituati da EA ad avere in mano al lancio un prodotto estremamente asciutto, che palesava qualche piccolo bug sparso, ma niente di eclatante. FIFA 15, in una settimana di gioco, mi ha invece messo di fronte ad alcune situazioni spigolose. Se dei glitch grafici in campo non m’importa poi molto (a patto che non inficino il gameplay), un po’ di fastidio l’ho provato quando ho dovuto rifare cinque volte l’ultima partita di una Stagione perché, dopo la promozione alla categoria successiva, il gioco aveva deciso di retrocedermi “senza se e senza ma”, regalandomi però tutti i punti che avevo fino alla penultima giornata. O anche, quando mi sono trovato a giocare online con una lista di panchinari totalmente differente rispetto a quella che avevo impostato nel pannello di gestione della squadra, prima del fischio d’inizio. O ancora quando l’arbitro ha espulso un mio giocatore dopo che è stato atterrato in area: rigore per me e attaccante negli spogliatoi! Per carità… si tratta di cose che si risolvono con qualche patch; tuttavia, la presenza di questo genere di bug, finora per lo più assenti nella serie, lascia sotto la pelle la sensazione che il beta testing non sia stato svolto nel migliore dei modi, o che il tempo a disposizione del team per raffinare il codice non sia stato sufficiente a questo giro.

FEEL THE GAME

Torniamo al soccerporn. A FIFA come a Gran Turismo. Perché questa sembra essere la strada imboccata da EA Sports con questo episodio. Il titolo di Polyphony è l’estremo di questo concetto: tante macchine, stupende da vedere, stupende da possedere, divertenti da guidare; ma che, comunque, a 60 km/h cominciano a perdere un po’ di aderenza in curva, così da giustificare la spettacolare “piega” sulle sospensioni durante i replay. FIFA 15 fa un po’ così: ci dona tanto visivamente, ma un po’ ci toglie in soddisfazione ludica, come se fosse necessario sottostare forzatamente a una strana legge di compensazione.

Da appassionato di calcio sono ben felice di essere travolto da un orgasmo di emozioni sensoriali quando segno un gol e vedo la rete che si gonfia come nella realtà; o quando noto che il terreno di gioco si rovina poco alla volta, coerentemente coi passi dei ventidue giocatori in campo; o quando la telecamera indugia sul settore di San Siro che ha ospitato il sottoscritto per ben dieci campionati; o quando un highlight mostra lo slow motion di una parata plastica che ha salvato il risultato allo scadere. Sono cose bellissime, che FIFA 15 fa meglio di qualsiasi altro titolo sportivo al mondo (se, per certi versi, escludiamo gli ultimi NBA 2K). Per regalarcele, però, questo episodio della serie ha perso più di qualcosa per strada nel cuore del gameplay, robotizzando all’eccesso alcuni comportamenti dei giocatori in campo. FIFA 15 resta comunque un videogioco più che godibile, e sarebbe un errore penalizzarlo eccessivamente nel giudizio finale. Diciamo che è un’ottima base di partenza su cui lavorare per avere un FIFA 16 da campioni, e che è quanto di meglio possiate trovare sul mercato se vi garba l’idea di un “Real TV Soccer Simulator”.

Assegnare un voto a FIFA 15 si è rivelato davvero un compito impegnativo. Per questo motivo abbiamo deciso di… darne due, visto che molto dipende da come intendete giocare questa nuova versione del calcio griffato Electronic Arts (che non è perfetta, come non lo era la versione 14, ma che beneficerà, esattamente come il suo predecessore, di aggiornamenti pensati per migliorare l’esperienza di gioco).
Fondamentalmente dovete rispondere a una semplice domanda: volete o non volete giocare a FIFA Ultimate Team? Se la risposta è sì, ignorate il box di sinistra e concentratevi su quello di destra. Se la risposta è no, fate il contrario.

Single Player

FIFA 15 non è un deciso passo avanti rispetto allo scorso episodio, ma sa far divertire comunque. EA ha spinto l’acceleratore sul contorno, sacrificando un po’ giocabilità e fruizione: il risultato è un titolo abbastanza godibile offline e splendido in versus tra amici che evitano “porcherie” tra loro, ma foriero di frustrazione per chi è solito giocare online, ovviamente non a FUT. Il mondo del multiplayer è pieno di gente capace di sfruttare al meglio ogni exploit, visto che in FIFA 15 di “trucchetti” per segnare ce ne sono, almeno per ora, parecchi (con la complicità dell’IA dei portieri, ma non solo). Non mancano bug assortiti, talvolta non impattanti sul gameplay, ma che lasciano comunque la sensazione di avere tra le mani un diamante grezzo, al contrario di quanto successo nel recente passato. Specificato questo, va anche detto che tanto del buono della serie è stato mantenuto e cesellato. Ultimate Team, ad esempio, è stato ampliato con nuove possibilità e rappresenta da solo un buon incentivo all’acquisto; graficamente, poi, FIFA 15 è uno spettacolo per gli occhi (se si sorvola sui volti poco credibili di alcuni calciatori) e fa molto per restituire le stesse emozioni di una partita vista in TV. Se quindi siete ancora indecisi sul da farsi (“lo compro o aspetto PES?”) o se, questa volta, siete riusciti a resistere all’impulso di acquistarlo due giorni prima del Day One, non dovete fare altro che pesare pregi e difetti e tarare l’ago della bilancia secondo le vostre esigenze. Il tutto nella speranza che EA corregga in corsa qualche magagna di troppo e che ci regali, il prossimo anno, un FIFA 16 capace di fare ammenda degli inciampi di questo predecessore.

Voto

 

8.0

 

FUT Player

FIFA Ultimate Team si è rivelato, alla prova dei fatti, la parte meglio realizzata di FIFA 15 o, se preferite, quella più capace di tenerci incollati giorno e notte alla console. Il perché è presto spiegato: mentre nel gioco base si è rivelato praticamente impossibile scontrarsi con qualcuno che non avesse tra le proprie fila i vari Ibrahimovic, Messi e Cristiano Ronaldo, per certi versi veri e propri game breaker, Ultimate Team si è dimostrato decisamente più democratico.
Chi vuole giocare “oro”, a fronte di un minimo investimento in danaro (quantificabile, almeno a parere del sottoscritto, in 20 euro. Io ne ho comunque spesi il doppio) o un discreto numero di gare giocate nelle serie inferiori, corre un rischio davvero minimo di trovare spoiler nella squadra avversaria. Certo, ci sono comunque quelli che hanno messo sul piatto parecchi soldi e che, già al day one, avevano una formazione praticamente incredibile, e il “mercato nero” delle monete, clamorosamente più convenienti dell’acquisto dei FIFA Point, è ben lungi dall’essere debellato, ma le sensazioni che si respirano quando si dispone il proprio undici in campo sono migliori di quelle vissute con FIFA 14. Dal day one in avanti ho messo assieme un discreto numero di gare e, al di là di server ballerini in un paio di giorni, non sono praticamente mai incappato nei bug che, invece, abbiamo riscontrato nella versione “single player”, se mi passate la definizione. FUT 15, a oggi, è riuscito totalmente a sostituire nella mia console il suo predecessore, e lo ha fatto mettendo in mostra i lati migliori del suo genitore, FIFA 15. Promosso, con qualche riserva, ma promosso.
ToSo

Voto

 

8.5