The Legend of Heroes Trails of Cold Steel III Recensione: la serie approda su Switch

The Legend of Heroes Trails of Cold Steel III

The Legend of Heroes Trails of Cold Steel III, terzo episodio della Serie Trails of Cold Steel, arriva su Nintendo Switch due anni dopo il suo debutto originale, con un port ben realizzato che farà conoscere finalmente la saga anche all’utenza della Grande N, dopo essersi ritagliato una buona fetta di appassionati sui lidi PC e PlayStation 4. Scopriamo insieme questa nuova avventura per l’inarrestabile console ibrida targata Nintendo.

Le origini di Trails of Cold Steel III e la storia della saga

Per scoprire le origini della saga bisogna tornare parecchio indietro nel tempo, ed arrivare a Dragon Slayer, un rouge-like del lontano 1984 considerato oggi uno dei padri fondatori dell’intero genere Action RPG, quindi non proprio l’ultimo arrivato del settore videoludico. Il titolo è stato sviluppato da Nihon Falcom Inc. per le principali piattaforme contemporanee, Epoch Super Cassette Vision, FM-7, PC-8000, PC-88, PC-98 e Sharp X1, conoscendo maggior fama in occidente grazie ai port per Nintendo Game Boy e per gli Home Computer di Standard MSX, dove è stato convertito grazie all’interessamento di Squaresoft, oggi Square-Enix. Dopo diversi seguiti e bizzarri titoli derivati, tra cui spiccano i due Xanadu, il platform-ruolistico Faxanadu per Nintendo Entertainment System, e Sorcerian del 1987, ecco che nel 1989 nasce finalmente la Serie The Legend of Heroes. Il primo titolo di questo vero e proprio spin-off è Dragon Slayer: The Legend of Heroes e racconta la storia del giovane principe Selios, con una ambientazione ed una impostazione grafica simile a quella della serie Dragon Quest, con combattimenti in prima persona. L’introduzione dei più tradizionali combattimenti a turni lo differenzia dalla saga principale, di fatto action, che permane sul mercato per oltre trentacinque anni, fino ad oggi. La Serie Heroes a sua volta si divide in tre filoni ben definiti, ovvero il Dittico Iselfarsa (composta dai primi due titoli di The Legend of Heroes del 1989 e 1992), La Trilogia Gagharv, che segue le fila del terzo, quarto e quinto episodio dello spin-off (ovvero  Shiroki Majo del 1994, Takai Shizuku del 1996 e Umi no Oriuta del 1999, tutti editi su PC Windows) e la Trilogia Trails in the Sky che debutta nel 2011, con due seguiti nel 2015 e nel 2017. Ma non è finita, sempre nel 2015 ecco arrivare una nuova serie derivata, ovvero la Quadrilogia di Trails of Cold Steel, di cui fa parte il terzo episodio di cui parliamo in questo articolo. Si, avete letto bene, perchè il gioco The Legend of Heroes Trails of Cold Steel III ha già visto, perlomeno in Giappone, un quarto gioco, uscito sulla sola piattaforma Sony PlayStation 4 nel 2018, ma previsto per il 2021 anche su Switch e Xbox One. Una storia parecchio complessa, dunque, che ricorda da vicino la Saga Atelier, di cui abbiamo parlato spesso su queste pagine, come ad esempio in questo articolo.

The Legend of Heroes Trails of Cold Steel III: le gesta di Rean Schwarzer

Il terzo titolo della serie Trails of Cold Steel risale al settembre del 2017 ed è arrivato in occidente solamente un paio di anni dopo, nell’ottobre del 2019, su formato PlayStation 4 e la sua conversione su Nintendo Switch, la versione da noi provata, solo nel marzo 2020, con il debutto occidentale previsto per il 30 giugno di quest’anno. Per comprendere al meglio la trama consigliamo caldamente di conoscere gli episodi precedenti, magari non l’intera saga di Dragon Slayer, ma perlomeno i due capitoli precedenti di questa serie specifica. Senza di essi, avvertiamo subito il lettore, dipanarsi nella complessa storia sarà quasi impossibile. I fan di vecchia data, ad esempio, saranno contenti di ritrovare vecchi personaggi già noti, quali Agate e Tita, tratti dal primo episodio. La trama è fondamentale per tutti gli RPG, ma qui ancora di più perché in questo episodio si svelano finalmente alcuni specifici intrecci narrativi ideati da Nihon Falcon per i precedenti giochi ed i cui tanti nodi non erano stati ancora sciolti. Sarebbe un po’ come leggere solo il terzo capitolo della saga del Signore Degli Anelli, o vedere il terzo film di Peter Jackson derivato dal libro senza conoscere i primi due. Il terzo gioco della serie ruota principalmente attorno alle gesta dell’ex soldato Rean Schwarzer, protagonista della trama. Oggi Rean ha una vera e propria seconda vita come professore nella scuola militare in cui bazzica fin da bambino, ma ricordiamo che si tratta di un vero e proprio eroe di guerra, personaggio chiave della Erebonian Civil War, un evento epocale nella serie Trails of Cold Steel. Accanto a lui però si trovano decine di personaggi secondari, dei quali molti anche giocabili direttamente, che intrecciano diverse sotto trame, trasformando il gioco in una vera e propria opera corale, pur preservando il ruolo centrale del Professor Schwarzer. Rivedere in azione i personaggi del passato, e anche seguire la loro interazione con i nuovi protagonisti, altrettanto carismatici, è senza dubbio il punto forte del gioco, che precede tutti gli altri parametri. Il finale aperto è chiaramente un messaggio nemmeno troppo velato ad un successivo capitolo che, come abbiamo già detto, ormai è stato già rilasciato.

Il comparto audiovisivo tradizionale di Trails of Cold Steel III

Come già notato, la trama è quella che vi farà amare il terzo titolo della serie, anche se magari potreste capirci poco se avete avuto la folle idea di partire direttamente da questo, magari con il desiderio di recuperare in seguito ciò che è uscito prima. Ma anche l’occhio, si sa, vuole la sua parte. In questo, ci spiace dirlo per gli amanti dell’innovazione, Nihon Falcom è deliziosamente tradizionale. Il titolo presenta una cosmesi decisamente classica, con una grafica molto retrò ed una colonna sonora composta da melodie ed effetti legatissimi al passato. Questo è un vero atto dovuto, lo riconosciamo, non solo alla serie Trails of Cold Steel, come all’intero filone The Legend of Heroes, per non scomodare il franchise padre Dragon Slayer, ma all’intero genere RPG in assoluto. La lentissima evoluzione dello stesso, che oggi caratterizza un vero zoccolo duro del mercato tradizionale, in realtà è fortemente voluto dagli utenti, la cui maggior parte è composta da conservatori del genere. Purtroppo certe impostazioni rendono il titolo decisamente di nicchia, per pochi utenti, anche tra chi vive di pane ed RPG, ma vi assicuriamo che, anche confrontato con opere ben più note del settore, di qualunque genere, il titolo ha un livello qualitativo altissimo. Nihon Falcom, lo sappiamo, del resto è sempre sinonimo di alta qualità, e vedere il suo logo coloratissimo sulle scatole dei giochi, ai tempi del Super Nintendo, come oggi, spesso basta a sapere che abbiamo tra le mani delle piccole perle di valore inestimabile.

The Legend of Heroes Trails of Cold Steel III: il gameplay

La scarsa ricettività di un titolo di nicchia come questo ha portato lo sviluppatore a limitare la localizzazione europea alle sole lingue inglese e francese, con doppiaggio inglese di buona qualità, un po’ come succedeva con i giochi di ruolo di una volta, del resto. Nei sette Giga di mole del gioco sono presenti diversi filmati molto accattivanti e ben realizzati, ma la maggior parte delle righe di codice, lo immaginiamo, sono dedicate alle moltissime varianti puramente ludiche, il gameplay è solido, complesso ed incredibilmente appagante. Fra l’altro lo sviluppatore ha previsto il pieno supporto per il Nintendo Switch Pro Controller, decisamente moto più comodo da usare dei semplici Joy-Con. Anche lo schermo consigliato è assolutamente quello televisivo, la larghezza di un televisore supera di gran lunga quella del piccolo schermino portatile, dove il titolo, purtroppo, risulta un po’ sacrificato, pur con un livello di ottimizzazione ben studiato. Se avete solo Switch Lite siete avvertiti. Oltre alla Quest principale spiccano diverse attività secondarie da svolgere con i personaggi di contorno, che fanno variare parecchio il tutto. Il gioco include anche ventisei cosmetic item, con cui sbizzarrirsi. Molto ben dosato anche il registro del titolo, che riesce a passare dall’approfondimento storico a momenti drammatici e persino divertenti siparietti comici, che stemperano la tensione. I combattimenti a turni sono impostati in modo molto simile agli altri due capitoli, e possono essere gestiti in maniera dinamica, le tecniche imparate offrono meccaniche molto diverse utilizzabili in maniere alternative. Fa da protagonista, oltre alla trama, l’esplorazione, unita alle attività collaterali e contornata da decine di mini giochi. Tutte queste cose mescolate insieme rendono il titolo parecchio longevo, e si parla di circa ottanta ore per completarlo, che possono ridursi a meno di settanta tralasciando i compiti secondari. Esiste persino una bizzarra Modalità High Speed Mode per chi dovesse andare di fretta. Ma l’avventuriero giocatore ruolista degno di questo nome dovrà necessariamente far finta che non esista, pena la dannazione eterna. La fretta in un Gioco di Ruolo, lo sappiamo, è eresia pura. L’uscita ufficiale del titolo in versione Nintendo Switch, sviluppato da Nihon Falcom e distribuito da Nis America, è fissata per il trenta giugno dalle nostre parti.

Un titolo imperdibile per i puristi del genere, questo penultimo discendente di Dragon Slayer, al pari di mostri sacri del settore come Final Fantasy, Dragon Quest, Persona, YS, Atelier e compagnia bella che però, soprattutto nei tempi più recenti, non riesce ad avere lo spazio che meriterebbe sul mercato. Una grossa cura del contenuto narrativo si accompagna ad un gameplay solido e studiato nei minimi particolari. The Legend of Heroes Trails of Cold Steel III pecca solo nel comparto audiovisivo forse troppo arcaico, ma quella, lo sappiamo, è una precisa scelta stilistica di genere, che privilegia l’impostazione retrò. Resta la necessità di conoscere perlomeno i primi due titoli della serie, pena la totale incomprensione del tutto, e consigliamo caldamente di recuperarli prima di affrontare questa penultima avventura. 

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.