I segreti di Monkey Island: dieci cose che (forse) non sapevate sul capolavoro di Ron Gilbert

Il 15 ottobre di trent’anni fa The Secret of Monkey Island debuttava in formato Amiga 500: si trattava di uno dei titoli più attesi del 1990 e, come da previsioni, impiegò pochi giorni ad insediarsi ai vertici delle classifiche di vendita.

Se questo successo era in qualche modo scontato, nessuno poteva tuttavia immaginare che il Punta & Clicca di Ron Gilbert fosse destinato a diventare una tale opera di culto, né ovviamente che il giorno del suo lancio sul mercato sarebbe stato festeggiato in tutto il mondo per molte decadi a venire…

Per celebrare a dovere un anniversario che ci sta particolarmente a cuore abbiamo pensato di elencare dieci dei più curiosi aneddoti sullo sviluppo del gioco e sulle conseguenze del suo exploit!

#10 – Low Budget?

Si è parlato molto e spesso a sproposito dei costi sostenuti dalla Lucasfilm nel corso dell’intera produzione del gioco. Al di là di ogni cifra saltata fuori in anni e anni di speculazioni, stime ufficiali attestano che il budget destinato a finanziare lo sviluppo e la distribuzione di The Secret of Monkey Island non abbia superato i 130.000 dollari dell’epoca. Benché si sia istintivamente portati ad ipotizzare il contrario, a quei tempi il reparto videogame della Lucasfilm rappresentava ancora una piccola realtà aziendale: tanto per capirci, come raccontò lo stesso Tim Shafer in una storica intervista, gli sviluppatori furono costretti a impacchettare molte copie del gioco personalmente per mancanza di personale addetto!

#9 – “Il mio preferito”

The Secret of Monkey Island presenta un cast di figuranti e personaggi più meno secondari tanto straordinario da poter rivaleggiare con qualsiasi commedia cinematografica in costume: non è dopotutto un caso che chiunque abbia mai giocato al classico firmato da Ron Gilbert nutra una speciale simpatia per almeno uno di essi. Se interrogato a riguardo, il leggendario autore del progetto non ha in tal senso mai nascosto che il suo preferito sia sempre stato Stan, l’iperattivo commerciante dal bizzarro sombrero con cui Guybrush avrebbe avuto modo di contrattare più volte nel corso delle sue rocambolesche avventure.

#8 – All’arrembaggio!

Monkey Island Ron Gilbert

Originariamente, il plot narrativo di The Secret of Monkey Island presentava una struttura molto più ramificata e complessa: una volta entrati in fase di produzione, Ron Gilbert e soci dovettero pertanto escludere molte sequenze dal cut finale affinché i costi di sviluppo rientrassero nei parametri prestabiliti. Questa dolorosa scrematura finì purtroppo per coinvolgere anche una delle scene più ambiziose del progetto, in cui il buon Guybrush avrebbe dovuto guidare il suo vascello in una pittoresca battaglia navale. L’idea sarebbe stata poi ripresa in The Curse of Monkey Island, terzo sequel dell’opera prima, distribuito dalla ribattezzata LucasArts nel 1997.

#7 – Identità nascoste

Molti dei personaggi incontrati da Guybrush Threepwood nel corso della sua avventura costituivano dei curiosi omaggi a persone realmente esistenti, le quali facevano ovviamente parte della grande famiglia Lucasfilm: se il volto dell’adorabile Governatore Elaine Marley era ispirato alla giovane Avril Harrison, all’epoca collaboratrice artistica del team di sviluppo, lo sgherro travestito da Troll a guardia del ponte su Meleè Island fu invece modellato sulle fattezze di George Lucas!

#6 – Un’isola deserta

A quanto pare, il pittoresco personaggio di Herman Toothrot – che molti hanno più volte inquadrato come una citazione del celebre Robinson Crusoe – venne inserito in extremis allo scopo di “ravvivare” l’ambientazione della stessa Monkey Island. Durante le prime fase di testing, gli sviluppatori si resero infatti conto che la sequenza di gioco che avrebbe dovuto rappresentare un po’ il climax dell’opera – ovvero il momento in cui Guybrush sbarca sullo sperduto atollo del mistero – risultava troppo piatta. Grazie all’arzillo vecchietto, Mr. Threepwood avrebbe così avuto qualcuno con cui interagire e gli stessi giocatori altri leggendari dialoghi da immortalare nell’archivio delle citazioni!

#5 – Pirati della Germania

Una delle curiosità più succulente riguarda senza ombra di dubbio la fonte di ispirazione scelta dagli autori del gioco per modellare il centro cittadino di Meleè Island. Il fascinoso borgo marinaresco in cui Guybrush avrebbe avuto modo di incontrare alcuni tra i personaggi più bizzarri dell’intera avventura non si rifaceva difatti ad alcun esotica località caraibica, bensì a Rothenburg ob der Tauber: una pittoresca cittadina medioevale situata nella Land della Baviera, nella Germania meridionale. Secondo quanto riferito da fonti pressoché attendibili, Ron Gilbert sarebbe rimasto stregato da questo luogo dopo avervi trascorso una romantica vacanza.

#4 – Bucanieri da palcoscenico

A cavallo tra il 21 e il 29 maggio del 2005 un gruppo di studenti della Hammond High School in Columbia (Maryland, USA)  ha inscenato una riuscita rivisitazione teatrale di The Secret of Monkey Island. La brillante idea è stata partorita del giovane Chris Heady, capocomico della compagnia attoriale scolastica e fan sfegatato della serie, il quale riuscì peraltro ad ottenere dalla stessa LucasArts tutti i permessi e i diritti necessari alla concretizzazione dell’iniziativa.

#3 – Il segreto del… segreto

Forse perché troppo presi dall’irresistibile fascino dell’opera, in molti hanno trascurato per anni ed anni un piccolissimo particolare e cioè che, a tutt’oggi, nessuno sia ancora a conoscenza del famigerato Segreto di Monkey Island. Più volte interrogato a riguardo, Ron Gilbert non ha mai voluto svelarlo, rifiutandosi anche di accennare ai motivi che lo spinsero a non fornire alcun lume a riguardo nel corso dell’intera avventura. Malgrado il segreto rimanga ancora nascosto chissà dove, in molti giurano che esso avesse a che fare con i celeberrimi anacronismi che caratterizzavano l’ambientazione del gioco: elementi di scena, oggetti ed espressioni risalenti ad epoche ben più recenti rispetto ai fasti della Pirateria Caraibica. A fronte di questa tesi, altri sostengono invece che il segreto sia legato al reale significato del titolo del gioco: pare che Monkey Island sia il termine usato in gergo marinaresco per descrivere un’area di carico situata sul ponte dei moderni carghi navali…

#2 – Delitto perfetto

I Punta & Clicca targati Lucasfilm e LucasArts si distinguevano dalle opere dei grandi rivali della Sierra Online per l’assenza di sequenze che potessero determinare la morte del protagonista. Quello che può essere considerato a tutti gli effetti un vero e proprio marchio di fabbrica del brand, se non addirittura un dogma, veniva tuttavia infranto eccezionalmente proprio in The Secret of Monkey Island: lasciando il povero Guybrush sul fondo del mare per più dei 10 minuti previsti nella sequenza in cui veniva gettato in acqua con tanto di “palla al piede” nei pressi del molo di Meleè Island questi sarebbe in effetti affogato. Non a caso, affermando con orgoglio di essere in grado di trattenere il respiro per ben 10 minuti, il buon Threepwood era stato fin troppo chiaro sui propri limiti!

#1 – Guy… chi?!

Di tutti gli aneddoti legati a The Secret of Monkey Island, quello inerente al bizzarro nome del suo protagonista rimane senz’altro il più celebre. Come confermato da Ron Gilbert, “Guybrush” fu coniato da Steve Purcell (all’epoca coinvolto in veste di Graphic Designer, NdR) unendo il termine “Guy” (Tizio, NdR) con cui avevamo salvato il file di programma inerente al suo Sprite e la parola  “Brush” che indicava il la particolare palette cromatica usata per l’occasione dai grafici che armeggiavano in DPaint. Quanto al cognome “Threepwood“, il tutto dovrebbe essere invece riconducibile ad una particolarissima competizione tra non meglio identificate… unità di misura in forza ai vari membri del team. E pensare che, almeno in principio, Guybrush Threepwood un nome neanche doveva avercelo! In più di un occasione Gilbert ha difatti svelato che, nei suoi piani, quest’ultimo doveva giungere su Meleè Island in preda ad una micidiale e irreversibile amnesia!

Nato e cresciuto sulle pagine di Game Republic dove ha diretto per generazioni la sezione Time Warp, Gianpaolo Iglio ama il retrogaming e lo considera una seconda vita. O una seconda amante. Ha scritto un libro sulle avventure Sierra e insegna Game Journalism e Storia del Videogame alla VIGAMUS Academy con Metalmark.