Dragon Ball Super Broly Recensione, il riscatto del leggendario Super Saiyan

Dragon Ball Super Broly

Chi è il Saiyan della leggenda nel mondo di Dragon Ball? Qualcuno dirà sicuramente Goku, forte del suo ruolo da protagonista e della sua indimenticabile trasformazione durante l’arco narrativo su Namek, mentre altri citeranno Vegeta, magari riesumando alcune scene dal recente Torneo del Potere per giustificare la nuova forza combattiva dell’orgoglioso Principe. Eppure, sino a qualche anno fa, il Saiyan della leggenda era indubbiamente uno solo: Broly. Il suo era un nome che faceva saltare di gioia gli appassionati e che incuriosiva chi non aveva mai visto fino a quel momento un singolo episodio di Dragon Ball; che rendeva frenetica e selvaggia anche la forma del SSJ e che forniva dei nuovi spunti sui poteri inesplorati della razza guerriera. Almeno, questi sarebbero stati gli intenti se i tre film dedicati al Super Saiyan della leggenda non fossero stati relegati a banali spin-off del franchise. La nomea di Broly si diffuse tuttavia negli anni, anche grazie al passaparola tra gli amanti della serie, finché negli altri medium non fu necessaria l’inclusione del formidabile guerriero. Broly, insomma, divenne un’istituzione, un personaggio intoccabile fra le community di Dragon Ball; etereo nella narrazione, certo, ma mai così vivo nella memoria dei fan. Non a caso, fu grazie a questi pensieri che per festeggiare il 20° lungometraggio della serie animata si pensò subito a lui, al Super Saiyan della leggenda. Broly meritava un volto canonico e una storia finalmente tutta sua, in grado di rendere giustizia non solo al mito che si celava dietro alla nuova forma della razza guerriera, ma anche alla sua stessa figura, finora confinata al ruolo della macchietta. Nonostante ciò, con la volontà di inserire un combattente così importante nella storia di Dragon Ball, sarebbe servito uno scrittore strettamente legato al titolo del manga, uno magari in grado di riesumare la natura classica della serie e un conoscitore decennale della serie. Fu così che Toei Animation decise di ingaggiare nuovamente Akira Toriyama, geniale creatore del manga originale, per dirigere sia il soggetto che la sceneggiatura di questo Dragon Ball Super Broly. Sarà riuscito però un film così importante, che spazia tra passato e presente della serie animata, a valorizzare degnamente il personaggio di Broly?

Dragon Ball Super Broly

L’anima (ritrovata) di Dragon Ball

Partiamo anzitutto da un assunto essenziale, ovvero che Dragon Ball Super Broly vuole essere con chiarezza un film a sé stante, distaccandosi non solo dai lungometraggi dedicati al Super Saiyan della leggenda ma anche e soprattutto dal film originale del 1993 per riscrivere la natura dei suoi personaggi. Ed è anche grazie a certi accorgimenti che il film si divide in due sezioni nettamente divise durante l’intero proseguo della storia, raccontando da una parte le nobili origini dei tre Saiyan – in un passato già evocato nel manga di Dragon Ball Minus, incentrato sulle figure di Bardack e Gine – e dall’altra il culmine di tutte le loro esperienze accumulate nei decenni, ovvero delle terrificanti botte da orbi. I trailer avevano già mostrato dei leggeri sprazzi narrativi di Dragon Ball Super Broly, ma vedere in azione il film è tutta un’altra storia. Non solo perché la storia che viene raccontata è effettivamente degna delle aspettative accumulatesi nei mesi, ma anche e soprattutto perché in questo lungometraggio si nota, si ammira un incredibile amore per l’universo narrativo di Dragon Ball. Il lato artistico realizzato da Toei Animation per l’occasione è emblematico. Oltre 70 tavole sono state realizzate in corso d’opera, con descrizioni dettagliate sia sui personaggi coinvolti che sulle minuzie di pianeti, regioni, ambientazioni e semplici sfondi. Usando il manga originale come unico punto di riferimento, d’altronde, Naohiro Shintami (direttore dell’animazione) e Kazuo Ogura (art director) hanno effettivamente creato i nuovi design sui bozzetti dello stesso Akira Toriyama, disegnando i personaggi con una silhouette più longilinea rispetto al passato e avvicinandosi ora come non mai ai vecchi disegni del tanto amato Dragon Ball Z. Certo, l’influenza di Toei Animation da una parte e lo stile artistico di Super dall’altra si notano chiaramente anche nel film di Broly, ma l’amalgama che si viene a creare è tutto ciò a cui Dragon Ball dovrebbe ambire nel suo futuro. Anche perché, nel suo essere così curato nei dettagli, anche il singolo momento di narrazione finisce per immergere e commuovere; è l’anima del bambino che gioisce, è una storia di Dragon Ball che finalmente viene raccontata con tutti i crismi del caso. Forse, in questo caso isolato, l’unica nota dolente può risultare in un utilizzo a volte improprio della computer grafica che, nonostante il suo inserimento sagace tra i combattimenti, finisce inevitabilmente per cozzare con la direzione generale di Kazuo Ogura.

Dragon Ball Super Broly

Adattare una leggenda

Ma tra la storia delle origini e i momenti più intimi del film, ovviamente la scena che tutti stanno attendendo con ansia è il confronto finale con Broly, misterioso anche nel suo potenziale combattivo. Ed è lì che la direzione di Shintami esplode con vigore dinanzi alla sala cinematografica, con delle coreografie talmente folli da trascendere gli scontri visti nel Torneo del Potere o nei migliori film della serie animata. In oltre 30 anni di storia, Dragon Ball non è mai stato così bello da vedere. Ogni movimento è distinguibile, ogni colpo è palpabile, ogni esplosione è spettacolare. Il combattimento finale con Broly è una corsa sulle montagne russe che semplicemente non si ferma mai, esprimendosi attraverso un linguaggio cinematografico che raramente è stato sfoggiato da un film della Toei Animation. Nonostante ciò, il difetto più grande del film rimane proprio la sua frettolosità nell’affrontare alcune vicende, che in un paio di situazioni cedono il passo a dei buchi di trama piuttosto deludenti. E le stesse scene, già di per sé elettrizzanti e furenti, acquisiscono quel tocco di magia in più tramite l’intervento di Norihito Sumimoto alla composizione, donando al film una visione non solo più corale, ma anche più sentimentale ed emotiva. Certo, il suo nome non sarà sugli stessi livelli di un Ennio Morricone, ma non è ovviamente quello l’intento di Toei Animation. D’altro canto, le sonorità del film non andranno mai a sovrastare le urla da combattimento di Broly o degli altri lottatori – unendosi invece a loro con solerzia – e se il film riesce a raggiungere delle vette emotive degne della migliore storia di Dragon Ball il merito va dato anche allo straordinario lavoro compositivo di Sumimoto. E il doppiaggio? Nel nostro caso, va detto, il lavoro di direzione svolto da Andrea Ward è diretto ed efficace. Accortezze all’apparenza insignificanti – come il nome di Kakaroth o la pronuncia della razza Saiyan – sono solo due dettagli che cambiano totalmente la visione di un adattamento, ora ancor più vicino ai nomi dell’anime originale. E se ciò non dovesse bastare, si aggiungono anche le voci storiche del cast ad arricchire l’ascolto di Dragon Ball Super Broly; da Gianluca Iacono a Emanuela Pacotto, passando per il grande ritorno di Mario Bombardieri, che reinterpreta il ruolo del leggendario Super Saiyan con una voce talmente azzeccata con la nuova figura di Broly da spiccare anche rispetto al doppiaggio originale in lingua giapponese. Senza inoltre contare le voci di Son Goku (Claudio Moneta), Freezer (Federico Zanandrea) o Piccolo (Luca Ghignone), che nei loro ruoli da vicari riescono egregiamente nel loro mestiere; omaggiando non solo le voci del passato ma valorizzando anche le proprie con delle nuove tonalità per i personaggi. In un lavoro già ottimale per gli standard ai quali il vecchio Dragon Ball ci aveva abituati, anche le chicche sorte negli anni su Dragon Ball Z sono state rimescolate con fantasia nel nuovo adattamento, richiamando con una simpatica nostalgia il passato decennale della serie animata.

In conclusione, Dragon Ball Super Broly aveva l’onore e l’onere di reinventare non solo la figura del Super Saiyan leggendario, ma anche le origini della stessa razza guerriera e dei suoi protagonisti, eppure il successo del film non può essere legato unicamente al suo regista (Tatsuya Nagamine) o al lavoro sceneggiativo di Akira Toriyama. Con questo 20° lungometraggio, Toei Animation è riuscita a formare un dream team semplicemente unico nel panorama dell’animazione, creando un prodotto che già possiamo inserire senza dubbio alcuno sul podio dei migliori film di Dragon Ball. E se Freezer viene nuovamente inserito nelle vicende, un po’ succede anche per giustificare la presenza di Broly, protagonista assoluto delle vicende e figura dotata di un carisma in grado di andare oltre il furioso Super Saiyan delle leggende. In attesa di un proseguo di Dragon Ball Super, ormai confermato dal manga di Toyotaro, questo è un film che non va assolutamente ignorato; né dai fan di vecchia data, né da chi vorrebbe addentrarsi nella storia della serie con una gemma perfettamente bilanciata tra passato e presente.

Dopo un rito di iniziazione tenuto dalle alte cariche di GamesVillage, Valerio è stato accettato come redattore. È il più giovane del gruppo e, nonostante le apparenze, nasconde un grande talento. Ma lo nasconde molto bene! Non vi consigliamo di partire con lui: leggende narrano che chi l'abbia seguito si sia perso nei meandri della misteriosa Pomezia.