The Elder Scrolls V: Skyrim per Nintendo Switch – Recensione

Skyrim Special Edition Xbox One X

Persino un capolavoro rischia di essere intaccato dal trascorrere del tempo. Sei anni, in ambito videoludico, non sono per forza tantissimi, non in termini assoluti. Nel caso di specie, il lasso trascorso tra la release originale e questa nuova pubblicazione su Nintendo Switch non riesce neppure ad intaccare la grandezza di un capolavoro riconosciuto come Skyrim, il mastodontico RPG di Bethesda che approda, con giustificato ritardo, anche su console Nintendo. Si tratta, meglio precisarlo al netto dell’ovvia critica, di un approdo quasi indolore, per quanto non esente da difetti soggettivi. Soggetti al tempo, ma soprattutto allo spazio.

Fantasy Portatile

Per certi versi, l’attaccamento di Bethesda alla sua creatura è quasi encomiabile. Piuttosto che limitarsi, negli anni, a semplici porting o sterili riedizioni, il publisher ha sempre cercato di svecchiare in qualche modo l’offerta proposta ai giocatori, tra espansioni, mod ed edizioni più o meno complete. Sull’ibrida giapponese, il titolo arriva quasi fuori tempo massimo, è vero. Ma anche in questo caso, non si può certo negare come gli sviluppatori abbiano cercato di rendere appetibile questa versione ad un pubblico più vasto possibile. Per certi aspetti, anche a chi, tra le suggestive lande dell’ultimo capitolo della serie The Elder Scrolls, ha già passato centinaia di ore di gioco e di vita virtuale. In questo caso, però, i meriti devono essere realisticamente divisi a metà. Perché sì, anche Nintendo, per l’appunto, ha fatto la sua parte, semplicemente fornendo, via hardware, un particolare metodo di fruizione del media che, proprio con Skyrim, sembra sposarsi alla perfezione. Prima di cogliere il punto di questo concetto, giova ricordare cosa sia Skyrim e il perché della sua grandezza. Pubblicato nel 2011, il quinto capitolo della saga di action RPG in salsa fantasy ha davvero conquistato un po’ tutti. Tra pubblico e critica, l’apprezzamento universale per l’ambientazione, il sistema di crescita del personaggio e l’esplorazione di un mondo così vasto e affascinante è un dato oggettivo, di cui è doveroso prendere atto anche questa volta. A maggior ragione con l’inclusione delle tre espansioni rilasciate. Quel che cambia, se mai, sono proprio le modalità di fruizione dell’esperienza, legate a doppio filo alle possibilità della macchina su cui questa versione gira. Saltando il programma classico, si parte proprio dagli aspetti tecnici. Skyrim, su Switch, non raggiunge la qualità visiva della Special Edition dello scorso anno, assomigliando visivamente più alla realease originale per PC del 2011.

Tradotto in soldoni, vuol dire che la qualità delle texture non è sempre ottimale tradendo, proprio come la modellazione dei personaggi e gli shader, una tecnologia un po’ vetusta. D’altro canto, su Switch l’esperienza è sicuramente più gradevole rispetto a quanto ammirato, meglio: sopportato nelle pubblicazioni su console old gen. Il frame rate, tanto per dire, è sicuramente più solido, ancorato ai 30 fps anche nelle situazioni più concitate, tanto in modalità portatile quanto “home”. Soddisfacente anche la risoluzione. In portabilità, Skyrim sembra reggere senza problemi la risoluzione nativa di 720p che, evidentemente, sale a 900p (andiamo “ad occhio”) quando la console è adagiata nella sua dock. Nonostante gli egregi risultati ottenuti con Doom, le qualità di questa conversione per Switch non erano poi così scontate. Anche perché il piccolo hardware di Nintendo “nuclearizza” senza fatica anche i noti problemi di stuttering e aliasing che, invece, affliggevano a titolo diverso le altre versioni console. A beneficiare di questi aspetti sono esplorazione e combattimenti su cui, però, dovremo concederci una piccola digressione.

Dai la cera, togli la cera

Protagonista, forse inconsapevole, del primissimo spot con cui Nintendo rivelò al mondo intero la filosofa del progetto NX, l’edizione Switch di Skyrim ha sempre fatto leva, sin dall’annuncio ufficiale, del nuovo e opzionale sistema di controllo. Si badi, la deambulazione del personaggio, in ogni caso, resta sempre legata alla levetta analogica sinistra, con quella destra deputata alla visuale. Quel che cambia e che può cambiare è, invece, la mappatura del controller durante i combattimenti. Piuttosto che limitare parata ed attacco ai tasti dorsali, Bethesda offre al giocatore la possibilità di sferrare colpi veloci e potenti muovendo il Joy-Con destro come fosse una spada, mentre con il sinistro, quando impugnato, è possibile alzare lo scudo per la parata. Piuttosto che lanciarci in complessi e arditi metodi descrittivi sull’utilizzo del tutto, preferiamo sintetizzare in estremo: è proprio come lo immaginereste. Molto intuitivo, naturale e persino preciso. Eppure, nonostante la possibilità di traslare il particolare sistema di controllo anche nello “scasso” delle serrature, è facile pronosticare come anche il più incallito fan del giroscopio sarà costretto a fare veloce marcia indietro quando, già dopo pochi minuti di gioco, saranno chiari i limiti del sistema. Non tanto per la tecnologia in sé, quanto, piuttosto, proprio per la tipologia di gioco, pensata per una fruizione molto più “comoda” e “rilassata” a fronte dei millemila combattimenti richiesti. Insomma, tirare fendenti in aria può essere pure simpatico, ma giusto per un’oretta. Poi, il mondo di Skyrim vi chiederà, necessariamente, di tornare a fare i seri e di impugnare il controller, qualsiasi sia la configurazione scelta, in maniera classica o, come direbbe mia madre, semplicemente “cristiana”.

Il libro della buonanotte

Le problematiche legate al nuovo sistema di controllo – che ripetiamo: è del tutto opzionale – si moltiplicano quando, teoricamente, si decida di approcciare Skyrim in modalità portatile, magari “in pubblico”. Si rischierebbe grosso in termini di credibilità. Almeno, sopra i 12 anni di età. Eppure, è proprio la mobilità il vero punto di forza di questa versione. Se i meriti di Bethesda, prima ancora che nei controlli, sono evidenti nella conversione di un engine piuttosto pesante su un hardware sulla carta poco performante, quelli di Nintendo, ancora di più, risaltano quando, sfilata la console dalla dock, ci si approccia al mondo fantasy in “finta” mobilità. Magari, data la stagione, sprofondati sul dondolo di fianco al camino acceso. Oppure, pensiamo al prossimo futuro, sotto il cielo stellato di un’estate ancora lontana. O, meglio ancora, stesi sul letto di casa, avvolti tra le coperte con la nostra piccola console stretta tra le mani. Ecco, è proprio in quel momento che Skyrim condivide con The Breath of the Wild quella magia sognata per anni: ovvero, sostituire un libro fantasy con un videogioco fantasy, prima di fare la nanna e prima di sognare mondi ancora più belli. È questo, dopo tutto, il più grande merito di The Elder Scrolls V: Skyrim su Switch. Perché il tempo passa per tutti, è vero, ma quando si è a letto passa molto più piacevolmente.