I Predatori dell’Arca Perduta – Recensione

I Predatori dell’Arca Perduta rappresenta, oggi come 35 anni fa, uno dei più innovativi e seminali tentativi di cinema d’avventura di tutti i tempi. Non solo per il fatto che la pellicola di Steven Spielberg presentava al mondo uno dei personaggi più iconici di tutti i tempi (il ben noto Indiana Jones) ma anche e soprattutto perché si tratta di una delle avventure più sorprendenti di tutti i tempi, solo un gradino sotto al capitolo più bello della serie, vale a dire quella Ultima Crociata che ad oggi rappresenta a rigor di logica la summa massima del cinema Spielberghiano d’azione. Il primo film della serie sull’archeologo più famoso di tutti i tempi è tornato nelle nostre sale dal 26 al 27 aprile, in lingua originale e sottotitolato in italiano.

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La storia del film molti di voi la conosceranno a menadito: siamo nel 1936, in Perù. Henry “Indiana” Jones Junior, professore di archeologia e tombarolo di professione, è sulle tracce di un antico idolo conservato in un misterioso tempio perduto nella giungla. Dopo esserselo visto soffiare dalle mani da un suo acerrimo rivale, assieme al collega ed amico Marcus Brody sarà chiamato dai servizi segreti per recuperare nientemeno che l’Arca dell’Alleanza, la mitica reliquia che costituisce il segno visibile della presenza di Dio sulla Terra. Tutto questo prima che i nazisti facciano altrettanto, per via dei suoi presunti poteri sovrannaturali. Armato di frusta e cappello, Indy, dovrà battere sul tempo gli emnissari del Reich, accompagnato da una bella avventuriera di nome Marion, dalle vette del Nepal al deserto d’Egitto.

[quotedx]Oggi come 35 anni fa, uno dei più innovativi film d’avventura di tutti i tempi[/quotedx]

I Predatori dell’Arca Perduta, in tutta la quadrilogia di Indiana Jones, sa ancora distinguersi per la sua sobrietà e per il ritmo contenuto, non eccedendo né esagerando con cadute di stile (come invece accadde col suo seguito diretto o con il terribile Il Regno del Teschio di Cristallo). Come e più di Han Solo, Indy cade, si rialza, arriva al limite della resistenza fisica e psicologica, ma sempre e comunque col sorriso sulle labbra e con la battuta pronta. Harrison Ford entra nell’Olimpo nei personaggi più imitati di tutti i tempi, un ruolo che segnerà per sempre la sua carriera. I meriti non sono tuttavia solo del personaggio ideato da George Lucas, messo su pellicola dal talento registico di Spielberg: la sceneggiatura di Lawrence Kasdan e la colonna sonora di John Williams dimostrarono a tutti come un film a basso budget (o di serie B se preferite) era ugualmente in grado di rivelarsi una pietra miliare del genere. Un po’ come accadde con il primo Star Wars nel 1977, del resto.

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Se quindi Steven Spielberg ed Harrison Ford torneranno nel 2019 con un nuovo capitolo di Indiana Jones (mi chiedo francamente se ce ne fosse davvero il bisogno), il ritorno al cinema de I Predatori dell’Arca Perduta è un’occasione da non perdere per vedere (o rivedere) uno dei film che ha fatto la storia del cinema, forte di un Harrison Ford all’apice del suo carisma e di alcune trovate narrative e registiche ancora fresche anche ai giorni nostri, anni in cui il panorama cinematografico è popolato costantemente da film sui fumetti e reboot di serie storiche. E poi, siate sinceri: quante volte avete desiderato ammirare sul grande schermo la storica sequenza del masso rotolante?

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