Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX Recensione: viaggio nel mondo dell’alchimia

Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX

Quella di Atelier è una saga storica e molto popolare in Giappone, cominciata nel 1997 e giunta fino ai giorni nostri attraverso ben 22 titoli principali che trovano la loro collocazione in 7 archi tematico-narrativi. Pur mutando di volta in volta le storie e i personaggi, così come gli ambienti e il modo di interagire con essi, i noti J-RPG di GUST Studios hanno saputo trovare un punto di forza nel costante comune denominatore dell’alchimia. Una scelta molto interessante quella di porre al centro dell’attenzione il mescolare gli ingredienti in un calderone, e che si è rivelata vincente nella sua capacità di instillare la giusta dose particolarità per differenziarla da tutti gli altri giochi appartenenti allo stesso genere. Ed è proprio davanti a un calderone che (ri)comincia, come vi avevamo preannunciato tempo fa, la nostra avventura in Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX, che racchiude i tre giochi della serie Mysterious usciti in passato, inclusi i DLC, con l’aggiunta di altrettanti artbook digitali: Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book DXAtelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey DX, e Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings DX. Perciò armatevi di pentoloni, ampolle e ingredienti: la “Sintesi” sta per avere inizio!

Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX

Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX: tre giochi per tre coppie di eroine

In questo nuovo pacchetto pubblicato da Koei Tecmo assisteremo alle vicende delle giovani alchimiste kawaii, protagoniste di varie avventure nel corso della loro ricerca di materiali e del percorso per ottenere la licenza professionale, tra combattimenti durante i peregrinaggi e combinazioni di ingredienti all’interno dei rispettivi atelier, veri e propri laboratori.

Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book DX apre il suo scenario nella piccola città di Kirchen Bell, nella cui periferia campestre è situato l’atelier (ereditato dalla nonna) della giovane e sbadata Sophie, una ragazza con l’abilità di combinare insieme vari oggetti per crearne di nuovi e diversi. I suoi tentativi, però, non sempre vanno a buon fine, proprio perché priva di un mentore. La situazione cambia quando un giorno si imbatte in un misterioso libro in grado di parlare e fluttuare, Plachta, che sembra invece conoscere molto bene il funzionamento dell’alchimia. Grazie alla sua guida, Sophie avrà modo di scoprire nuove ricette e creazioni, con l’obiettivo di riesumare il passato di Plachta e riportarla alla sua forma umana.

La trama di Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey DX, invece, segue le vicende di Firis, una giovane ragazza reclusa in un villaggio di minatori situato nel cuore di una montagna che passa le sue giornate a sognare di poter uscire alla scoperta del mondo esterno. Ad ostacolarla, però, è la sua stessa famiglia: i genitori e la sorella maggiore Liane, infatti, ritengono che la figlia sia troppo fragile e debole per i pericoli che possono attenderla fuori, pertanto la trattengono in tutti i modi nel luogo natio, con grande malessere della ragazza. Ma tutto cambia nel momento in cui in città fanno la loro comparsa proprio Plachta e Sophie, impegnate nell’ottenimento della licenza da parte di quest’ultima. Questo incontro aprirà a Firis le porte dell’alchimia, spingendola a intraprendere un anno di viaggio per padroneggiare l’arte insieme alla protettiva e impavida Liane.

Con Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings DX giungiamo alla chiusura del ciclo Mysterious: ambientato otto anni dopo gli eventi del primo episodio e quattro del secondo, stavolta vestiamo i panni delle povere gemelle Lydie e Suelle, le quali faticano nell’impresa di mandare avanti l’atelier di famiglia, visto che la madre purtroppo è venuta a mancare e il padre è un tipo svampito e piuttosto inaffidabile, nonché decisamente un disastro davanti al calderone. Tra una difficoltà e l’altra, le due sorelle un giorno finiscono con l’imbattersi in uno strano dipinto che sembra nascondere un mistero: mentre indagano sull’oggetto, le ragazze vengono catapultate in un mondo ricco di materiali preziosi, perfetti per le combinazioni alchemiche. Per Lydue e Suelle può dunque avere inizio la scalata verso il successo, e non si fermeranno fin quando il loro non diverrà l’atelier più prestigioso di tutti.

Entrare nel vivo della quest principale, però, ha richiesto più tempo di quanto mi aspettassi, soprattutto per quanto riguarda Atelier Firis: la vera svolta avviene, infatti, solamente dopo un “prologo” piuttosto lento e piatto, nel quale succede poco e niente se non il dispiegarsi davanti agli occhi della monotona ordinarietà della protagonista. E invece di amplificare l’irrompere della novità nel momento in cui fa la sua comparsa, ci si ritrova quasi sfiniti da tutta quell’attesa.

Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX

L’atmosfera generale dei tre titoli, d’altra parte, è priva di qualunque epicità o sentimento drammatico: i personaggi, infatti, affrontano tanto la quotidianità quanto l’imprevisto con pacata spensieratezza, senza mai perdere davvero il sorriso. Il contenuto leggero e simpatico di dialoghi e cut-scene (che possono essere sempre skippate) è arricchito da componenti tipiche degli anime e delle light visual novel come la gestualità e le esclamazioni platealmente accentuate. E certamente il design grazioso e infantile delle protagoniste (ma anche di alcuni mob se penso ai Puni!), reso tale anche grazie alla tecnica del cel-shading, può solo che contribuire a rimarcare questa perenne allegria di fondo, allegria che tuttavia può assumere anche una vena comica se si pensa ai combattimenti: andare incontro ai boss con l’aria di chi sta per andare a una festa non è certo il massimo, ma rientra comunque nella volontà di calare noi giocatori in un ambiente dal tocco fantasy (e anche un po’ esotico) dolce e confortevole. E in questo la serie riesce pienamente, perché nonostante tutto mi è capitato di rimanere incantata da questo contesto.

Ricerca, raccolta, sintesi: quest e alchimia

L’elemento centrale del gameplay è senza alcun dubbio l’alchimia. I nostri compiti consisteranno maggiormente nell’attivare quest, che in realtà sono richieste di oggetti oppure di rimedi che noi stessi dovremo creare mescolando diversi reagenti insieme, o meglio, per “sintetizzarli”, così da ricevere una ricompensa dai commissionanti. Ma per fare ciò occorrono le giuste combinazioni. Ed è qui che emerge un particolare a mio parere brillante: le ricette alchemiche, numerose e divise per categorie, possono scaturire da un’idea che può sopraggiungere in svariati modi, magari durante un dialogo con un NPC, oppure avanzando di livello o ancora partecipando a un evento. In Atelier Lydie & Suelle è addirittura possibile sbloccarle creando oggetti con dei “Trait” (cioè caratteristiche specifiche) che devono prima però essere trasferiti sugli ingredienti base. Ad ogni modo, una volta trovata l’ispirazione, occorrerà andare alla ricerca degli ingredienti mancanti, che troveremo setacciando gli ambienti oppure sconfiggendo i vari mostri. Dopodiché potremo recarci nel nostro atelier e fermarci davanti al calderone nero per iniziare la Sintesi dei materiali recuperati – e che tra un titolo e l’altro non subisce grandi cambiamenti nelle dinamiche. Selezionato l’occorrente richiesto dalla ricetta, si apre la schermata del Pannello, una sorta di griglia in cui dovremo posizionare i reagenti, incastrandoli tra loro per riempire correttamente le caselle con il simbolo e il colore che consentiranno di incrementare determinate qualità e/o effetti del prodotto finale.

Ordine e luogo dei materiali, insieme ai loro colori possono dunque largamente influenzare in positivo i risultati della Sintesi, poiché se si riesce nell’impresa di coprire l’intero Pannello, verremo ricompensati da bonus di qualità che andranno a beneficio del processo di combinazione, motivo per cui ho finito con lo spendere molto tempo in questa attività piuttosto interessante e coinvolgente: ricoprire l’intera griglia diventa una vera e propria sfida, perché non è così facile come sembra, anzi, per farlo bisogna testare diversi materiali e posizionamenti. In ogni caso non si viene penalizzati, qualora non si riesce in quest’intento: anche lasciando degli spazi vuoti, la Sintesi avrà luogo senza problemi, ma l’oggetto finale sarà privo di qualsiasi potenziamento.

Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX

Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX: niente rimedi contro il tempo: il sistema di cronometraggio

Alchimia a parte, c’è un altro elemento che caratterizza l’intera serie di Atelier: il tempo. La maggior parte dei titoli, infatti, presenta un limite di tempo entro il quale portare al termine missioni o azioni principali: in questi casi, il mancato completamento entro i termini stabiliti può portare alla fine improvvisa del gioco o a un non proprio lieto – ma sempre abbastanza indulgente – finale. Atelier Sophie è il primo a prendere le distanze, eliminando del tutto il sistema del limite di tempo. Orologio e calendario non scompariranno: saranno sempre ben visibili nell’angolo in alto a sinistra dello schermo per scandire il ritmo di viaggi, azioni e combattimenti. Nel mondo di gioco, un mese è composto da 30 giorni, mentre una settimana ne consta di 4: Germoglio, Bocciolo, Fiore, Frutto e Seme. Questi ultimi due corrispondono al nostro weekend, giorni in cui gli abitanti delle varie città faranno cose diverse rispetto alle altre giornate.

Ma il sistema di cronometraggio del tempo ricompare nei due titoli successivi, assumendo una certa rilevanza in Atelier Firis: avendo a disposizione circa un anno nel gioco per completare la quest principale, mi è sorto spontaneo assicurarmi di non far sprecare a Firis nemmeno un giorno, quasi come se l’eventuale fallimento del suo sogno fosse anche il mio. Il countdown su schermo, posto nell’angolo dell’orologio, è un meccanismo che gioca un ruolo decisamente chiave nell’immedesimazione con il personaggio, e ha fatto passare in secondo piano l’ansia che le missioni a tempo generano solitamente in me: si tratta, infatti, di un lasso temporale abbastanza ampio, che permette di avanzare nell’avventura senza sfociare in speed run o privarsi di tutte le quest secondarie.

Esplorazione e combattimenti: tra ambienti di gioco e meccanismi ripetitivi

Poiché il crafting rappresenta uno degli elementi principali della trilogia, è doveroso fare qualche osservazione sull’ambiente da esplorare nella ricerca dei materiali. In nessun caso avremo a disposizione un ambiente open-world: Atelier Sophie e Atelier Lydie & Suelle presentano una mappa di gioco che offre diverse locazioni che verranno sbloccate in progressione, senza mai raggiungere un numero o una diversità davvero elevati, nonostante l’espediente dei “dipinti misteriosi” da attraversare per accedere a nuovi spazi presente nell’ultimo capitolo aggiunga un po’ di varietà. Con Atelier Firis, invece, si ha a disposizione un mondo di gioco d’ampio respiro – il migliore, a mio parere – dove la componente avventuristica riesce a prendere a tratti il sopravvento e in cui sarà necessario disporre delle risorse per gli spostamenti: quando Firis, con tanto di zaino in spalla, si ritrova a percorrere le vaste pianure durante i suoi peregrinaggi bisognerà prestare attenzione a non far scendere i punti LP (visibili su schermo al di sotto della mappa), perché più essi diminuiscono meno materiali potranno essere scovati nei dintorni. Gli LP possono ristabilirsi solo accampandoci in un punto sicuro e dormendo qualche ora, oppure facendo una Sintesi. Il fatto poi che si possa anche personalizzare l’arredamento della nostra tenda-atelier dà poi un tocco in più al nostro viaggio.

Ovviamente le strade non saranno così sicure e prive di pericoli: mostri di varia natura e dimensioni (alcuni dei quali ricorreranno fin troppo spesso nei tre titoli) saranno sempre pronti ad ostacolare il nostro cammino, pertanto sarà opportuno controllare il proprio equipaggiamento prima di uscire in cerca di materiali, perché capiterà che lo scontro sarà inevitabile. E qui giungiamo a quello che ritengo essere un po’ il punto dolente dell’intero gameplay: il sistema di combattimento a turni. Per gli scontri vengono schierati in campo i membri del nostro party (per un massimo di 3 personaggi controllabili): ad ogni comando inserito è possibile selezionare l’opzione di attacco o difesa, determinando la tipologia delle azioni automatiche compiute dai personaggi al momento del loro turno, il tutto arricchito ovviamente da combo e animazioni di mosse speciali. In Atelier Lydie & Suelle, ad esempio, il party può essere costituito anche da sei personaggi, ma possiamo avere il diretto controllo solamente di tre, pertanto i restanti membri verranno posti nelle retrovie per intervenire automaticamente in nostro aiuto tramite il meccanismo di follow-up: i due gruppi del party, in pratica, agiranno in sinergia. Alla fine, però, non ci si trova mai davanti a vere e proprie sfide: basta prendere un po’ la mano con il coordinamento delle azioni e con il sistema di forza e debolezza dei mob per riuscire a portare a termine con successo il combattimento, spesso anche in maniera meccanica, visto la difficoltà per nulla elevata degli scontri (anche quelli contro i boss). Ciò può risultare spesso ripetitivo, fatto mi ha spinto più volte ad evitare di affrontare nemici quando possibile. D’altro canto, come abbiamo visto, Atelier Mysterious Trylogy Deluxe Pack DX punta con leggerezza e positività a ben altro.

PIATTAFORME: PS4, Nintendo Switch, PC
SVILUPPATORE: Gust
PUBLISHER: Koei Tecmo

In conclusione, se siete alla ricerca di un J-RPG facilmente fruibile e per nulla impegnativo, Atelier Mysterious Trilogy Deluxe Pack DX fa al caso vostro: i 3 titoli quasi idilliaci della serie Mysterious sono in grado di garantire molte ore di gioco in ambientazioni dal tocco fantasy, dove il crafting e la Sintesi fanno da padroni, in compagnia di personaggi abbastanza simpatici che sapranno allietare con divertenti scenette il gameplay un po’ ridondante e meccanico, in cui si avverte l’assenza di una vera e propria sfida, soprattutto nel battle system.

VOTO: 7.6