Iron Harvest: le ceneri della Grande Guerra

Iron Harvest

Nel 2016, gli amanti dei giochi da tavolo hanno accolto con entusiasmo l’arrivo di Scythe, un nuovo titolo ideato da Jamey Stegmaier e dalla sua Stonemaier Games, elargendo al relativo Kickstarter ben 1,8 milioni di dollari: già celebre per altri boardgame di successo come Euphoria e Viticulture, per questa nuova avventura Stegmaier decise di infondere nuova vita al mondo scaturito dalla fervida immaginazione di Jakub Różalski, un 1920 alternativo nel quale immaginò che la guerra polacco-bolscevica, un conflitto nato al termine della Grande Guerra che vide la Polonia contendersi con la Russia sovietica i territori di Lituania, Bielorussia e Ucraina, si fosse combattuta a bordo di giganteschi robot di metallo dall’intrigante sapore dieselpunk. Le splendide illustrazioni di Różalski sono il cuore pulsante di questo universo narrativo e hanno giocato un ruolo essenziale nel grande successo di Scythe, che si è poi evoluto con diverse espansioni ed ha gradualmente trasceso i confini di plastica e cartoncino avviandosi lungo canali mediatici diversi, come per l’appunto quello videoludico: Iron Harvest infatti non è altri che uno strategico in tempo reale ambientato nel medesimo contesto retrofuturistico, sul quale gli sviluppatori teutonici di King Art Games stanno alacremente lavorando per rispettare la data di uscita fissata al prossimo settembre e, grazie alla beta più recente messa a disposizione dei sostenitori del crowfunding con cui questo progetto ha visto la luce, possiamo farci già un’idea del risoluto carattere che gli autori di The Book of Unwritten Tales e The Raven hanno saputo riversare in questa nuova sfida.

Iron Harvest

Iron Harvest: la guerra non l’abbiamo vista arrivare

La storia di Iron Harvest vede tre distinte fazioni contrapposte, che si rifanno agli equivalenti storici dell’epoca: la Repubblica di Polania, un grande paese agricolo che sta cercando di mantenere salda la situazione bellica, politica ed economica mentre tiene a bada le aggressive nazioni confinanti; l’Impero Sassone, uno degli stati più potenti del continente che può contare su fabbriche moderne e rigogliose nonché su una forte tradizione militare, in fase di lenta ripresa dalle pesanti sconfitte subìte in passato; e l’Unione Rusviet, una confederazione vastissima con un potenziale industriale senza pari, ma la cui popolazione, ridotta alla fame dalla Grande Guerra, è sull’orlo di scatenare un cruento dissidio intestino. Una volta giurata fedeltà alla causa prescelta, ci ritroveremo al comando di un manipolo ben strutturato di milizie, dalla semplice fanteria di terra a combattenti specializzati a seconda delle armi e dell’equipaggiamento che trasportano, che guadagnano esperienza e livelli man mano che sopravvivono agli scontri: la maturità delle truppe aiuta anche ad operare un distinguo in fase offensiva, cosicché quelle meno esperte possano aprire la strada fiaccando gli schieramenti a noi opposti per poi lasciare il passo ai veterani che sferreranno loro il colpo di grazia. E’ una sfumatura apprezzabile che non tutti i giochi di questo tipo prediligono, favorendo piuttosto la produzione massiccia di unità per rimpiazzare quelle cadute, senza che il loro tempo di utilizzo effettivo ne influenzi in alcun modo le statistiche.

Tutti i soldati possono impadronirsi ed utilizzare le armi da fuoco e l’attrezzatura lasciate o abbandonate dai nemici, perciò un semplice drappello di fucilieri potrebbe rinvenire l’equipaggiamento giusto per ingegneri, granatieri o manovratori di lanciafiamme ed acquisire in tal modo abilità specializzate. Abbiamo anche l’opportunità di preparare avamposti all’interno di edifici e trovare riparo dietro sbarramenti naturali, steccati, recinzioni e quant’altro: durante il movimento, l’interfaccia mostra il tipo di formazione che i nostri uomini adotteranno non appena raggiungeranno la copertura, giusto per darci un’idea precisa di come saranno posizionati rispetto alle possibili traiettorie del fuoco ostile. Tuttavia, anche gli avversari sono in grado di adottare le medesime strategie, pertanto ci troveremo spesso alle prese con pericolosi fuochi di sbarramento dei battaglioni asserragliati all’interno di caseggiati o magazzini che, se affrontati dai reparti appiedati, potrebbero causare ingenti perdite. Ecco quindi che entrano in gioco le grandi macchine da guerra, capaci di resistere a consistenti gragnuole di colpi e di distruggere tutto ciò che trovano a portata dei loro arti meccanizzati, disponibili in una moltitudine di forme per meglio adattarsi alle situazioni cui ci troveremo invischiati: il loro impiego diventa vitale per distruggere fortificazioni e barricate o per tenere testa a quelle che, di conseguenza, vengono manovrate dagli oppositori.

Iron Harvest

Ma questa volta saremo pronti e vigili

Gli scontri a fuoco non pianificati sono all’ordine del giorno e il nostro istinto da comandante viene messo costantemente alla prova per rispondere nel migliore dei modi agli assalti repentini o alle imboscate. Il modo in cui sono impostate le missioni singole o quelle che compongono la storia pone sempre il giocatore sul filo del rasoio, trasmettendo una falsa sensazione di sicurezza pochi istanti prima di infrangerla senza pietà. Inoltre, com’è lecito aspettarsi, mentre le vicende delle tre fazioni si concentrano su una narrativa in perpetuo movimento, le campagne personalizzate che è possibile organizzare pongono l’enfasi sulla cattura di punti di controllo come pompe di petrolio e miniere di ferro, come pure sul recupero di casse di rifornimenti e bandiere che forniscono punti fondamentali per la vittoria, dato che il primo generale a raggiungere un determinato quantitativo è quello che trionferà sugli altri. Soldati e unità vengono prodotti dagli edifici costruiti dagli ingegneri nella nostra base, che possono evolversi e migliorare con gli opportuni investimenti: insomma, se avete un minimo di familiarità con strategici del calibro di Company of Heroes, Men of War e l’immortale Age of Empires, con Iron Harvest vi ritroverete subito a casa.

Gli eroi svolgono una parte sostanziale nel titolo, potendo disporre di particolari abilità speciali cui nessun’altra truppa può accedere: nella prima campagna disponibile, l’unica prevista nella build attuale, interpretiamo il ​​ruolo di Anna Kos, una polacca la cui famiglia è stata separata dalla guerra ed ulteriormente allontanata a causa della conseguente lotta fra Polania, Rusviet e Sassonia nell’Europa orientale. Le sue peripezie, così come quelle dei protagonisti delle altre due consorterie, vengono raccontate mediante una serie di intermezzi che mescolano filmati d’epoca e CGI, opportunamente integrata per aggiungere gli onnipresenti esoscheletri metallici sui fondali. Con l’evolversi delle cronache di guerra, spicca anche la cura riversata nella costruzione di eventi e comprimari: King Art Games è riuscita a creare un microcosmo vivo e pulsante di personaggi ed a farci affezionare al destino di Anna e di quanti le gravitano attorno, ma si tratta di un compito relativamente facile quando veniamo calati nei panni di uno degli “sfavoriti” del conflitto… sono curioso di sapere se riusciranno a fare altrettanto con Sassoni e Rusviet, e se le loro vicissitudini si intersecheranno in qualche modo.

Come detto in apertura, Iron Harvest possiede già una personalità ben distinta e risulta davvero divertente da giocare. I mesi che ci separano dal rilascio ufficiale serviranno probabilmente a limare qualcuno degli aspetti più spigolosi, come i movimenti delle unità alle quali chiediamo di spostarsi da un punto all’altro che non sempre seguono l’itinerario più breve, oppure il bilanciamento fra robot differenti perché gli scontri tra questi ultimi tendono a trasformarsi in tediose guerre d’attrito nelle quali vince il mezzo che viene riparato più in fretta dai suoi commilitoni. Il motore grafico utilizzato è Unity, e non ha mostrato incertezze né su un Ryzen 7 con NVIDIA GTX 1660 (vorrei ben vedere) né su un Ryzen 5 accompagnato da una NVIDIA RTX 2060, dunque presumo che i requisiti minimi saranno decisamente più bassi e consentiranno ai possessori di PC di qualunque fascia di godersi il gioco senza particolari problemi. Insomma, se siete appassionati di RTS fareste meglio a tenere un occhio di riguardo su Iron Harvest perché, da quanto visto finora, promette di essere una delle sorprese migliori di questo autunno.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.