HALO 3: ODST HD – Recensione

Con il lancio di Halo: The Master Chief Collection e le disastrose performance del suo comparto online Microsoft ha letteralmente imboccato l’irta via della redenzione mediatica, offrendo ai giocatori più fedeli un mese gratuito di Xbox Live Gold fino a giungere all’inclusione, in via del tutto eccezionale, di Halo 3: ODST nell’enorme collection di remaster HD. Purtroppo il pacchetto non include l’appassionante modalità online Sparatoria che fece la fortuna dell’edizione originale, ma si limita ad introdurre la sola campagna a giocatore singolo, con buona pace di chi si aspettava di poter tornare a mietere orde di covenant in compagnia di amici. Questa decisione è di per sé piuttosto significativa, poiché di Halo 3: ODST tutto si può dire tranne che fosse imprescindibile sotto il profilo narrativo. Ambientato durante gli eventi di Halo 2 e con protagonisti degli stereotipati soldati membri delle truppe d’assalto a lancio orbitale, questa breve avventura tenta di giocare con lo storytelling della serie spostando l’attenzione su diversi membri della squadra e componendo un racconto corale in cui, tuttavia, nessuno dei volti principali riesce a spiccare per carisma.
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L’avventura inizia nei panni di un membro della squadra detto “la Recluta”, il quale è chiamato a esplorare in lungo e in largo la desolante città assediata di Nuova Mombasa alla ricerca di tracce che possano ricostruire la storia e gli spostamenti dei propri compagni, scomparsi successivamente a un lancio orbitale finito piuttosto male. In tal senso stupisce come Bungie sia riuscita a donare all’ambientazione metropolitana fatta di freddo metallo e asfalto sporco di sangue un inedito fascino desolante e intriso di malinconia. La Recluta è, a conti fatti, un medium che vaga per le vie della città entrando in contatto con i fantasmi di vite ormai esauste, tranciate via dal conflitto spaziale, ma comunque presenti sotto forma di audiolog, graffiti e segni di una quotidianità ormai scomparsa. La pioggia incessante che accompagna il silente soldato fra un flashback e l’altro (dove la prospettiva è un susseguirsi di passaggi fra i componenti della squadra ODST) è l’unico vero filo conduttore dell’intera campagna. Così, di ricordo in ricordo, le vie della metropoli diventano irrimediabilmente l’unico vero co-protagonista dell’intera vicenda, in cui storie di morte incontrano gli sforzi di vite in pericolo e dove il racconto si fa sempre più fitto di retroscena, nel caso ci si dedichi alla scoperta di tutti gli audiolog sparsi qua e là.

Si sta comunque parlando di un episodio della serie Halo, per di più un’espansione dell’ottimo Halo 3 pubblicata in forma stand-alone, perciò la qualità del gunplay non si discosta poi molto dall’eccellente formula già sperimentata nell’edizione HD del terzo episodio, incluso già in Halo: The Master Chief Collection. Non mancano comunque leggere differenze che riescono a donare una propria identità ai protagonisti. [quotedx] La serie, dopo Spartan e Covenant, finalmente proietta i giocatori nelle armature di “semplici” space marine[/quotedx] La serie, dopo Spartan e Covenant, finalmente proietta i giocatori nelle armature di “semplici” space marine. Rispetto a Master Chief, i membri dell’ODST sono più deboli e devono affidarsi continuamente a medikit per arrivare tutti interi alla fine della missione. Gli scudi sono sostituiti da una barra della resistenza che, una volta esaurita, svela immediatamente la fragilità dei soldati, decisamente meno coriacei dei protagonisti delle altre iterazioni della serie. In definitiva ci si sente più deboli, proprio per enfatizzare l’aspetto “umano” della vicenda. Nonostante ciò, paradossalmente, la sceneggiatura finisce per contemplare fra i personaggi principali un eroe muto e una serie di stereotipi bipedi nemmeno tanto ben scritti. Tutto il resto rimane delineato dai soli audiolog e dai dettagli dell’ambientazione, aspetti che dovrebbero essere affrontati e sviluppati attraverso una storia che ha la pretesa di toccare le corde di una narrazione più vicina alla prospettiva “umana”, piuttosto che a quella dell’eroe potenziato protagonista dell’intera serie. Ma Master Chief, sotto il casco e nel suo petto di super soldato, cela un animo ben più umano e complesso di quello mostrato dai membri dell’ODST in questo breve episodio, che finisce irrimediabilmente per avere il sapore del superfluo.
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Forse l’assenza della modalità Sparatoria potrebbe non essere ben accolta da chi, di Halo 3: ODST, ricorda positivamente l’esperienza in rete, ma 343 Industries ha affermato di aver preferito concentrare il proprio lavoro di remaster sull’esperienza a giocatore singolo. I risultati sono comunque evidenti: FPS ancorato alla fatidica cifra di 60, risoluzione a 1080p garantita e un sistema di illuminazione rivisto che schiarisce notevolmente l’immagine e rende l’azione più leggibile. Chi ama la splendida colonna sonora potrebbe affermare che i vicoli bui e l’assenza generale di illuminazione dell’edizione Xbox 360 contribuivano a ricreare un’atmosfera di matrice “noir”, apparentemente la compagnia migliore per gli struggenti brani che raccontano, con archi e pianoforte, la ricerca della verità da parte della Recluta. Ciò nonostante personalmente preferisco vedere ciò che mi deambula a qualche metro di distanza senza dover subire scelte autoriali cosmetiche (a mio avviso sbagliate) che inficiano la qualità del divertimento.