Star Trek: Lower Decks Recensione Umorismo a massima curvatura!

Star Trek: Lower Decks è una delle più interessanti sorprese del periodo di seconda giovinezza che sta vivendo il leggendario franchise fantascientifico. Tra produzioni innovative come Star Trek: Discovery, altre conservatrici come l’imminente Star Trek: Strange New Worlds o la monografica Star Trek: Picard ecco che, quando meno te lo aspetti, la longeva saga vede arrivare una serie animata di stampo umoristico. Ed il risultato, anticipiamolo subito, è davvero ben riuscito, se siete fan storici di Star Trek, ve lo assicuriamo, riderete fino alle lacrime!

Tutti sbagliano, sono umani! E vulcaniani, e orioniani, bhe, c’è un benzite nella sala tattica…

Infinite Diversità in Infinite Combinazioni

I fan più attempati e fedeli, quelli che hanno l’adesivo di Spock in bella evidenza sullo chassis del loro computer,  ricorderanno sicuramente che la saga di Star Trek aveva già tentato la via dell’animazione, con peraltro un ottimo risultato. Risale infatti al lontano biennio 1973-1974 Star Trek: The Animated Series, TAS per gli amici, che offriva due stagioni composte da ventidue nuovi episodi, che si andavano ad unire ai leggendari settantanove episodi di Star Trek: La Serie Classica, e narravano la conclusione della famosa missione quinquennale, mai realmente conclusa. Come sappiamo infatti la serie originale era stata chiusa dopo solo tre stagioni per bassi ascolti, e Paramount ha preferito, all’epoca, non rischiare troppo producendo una serie animata, piuttosto che una vera e propria nuova serie, la celebre Star Trek: Phase 2, mai girata, ma per cui erano già stati scritti alcuni episodi, come avrebbero voluto invece i tantissimi fan, nel frattempo aumentati grazie alla visione degli episodi in syndication nelle varie emittenti minori consorziate, che sono proprio quelle che hanno consacrato per sempre il mito di Star Trek. Da allora non è mai stato fatto più nulla in animazione, nonostante questa tecnica permettesse effetti speciali incredibili a costo zero, o personaggi parecchio inusitati, grazie alla magia del disegno. Dal 1964, anno del primo pilot mai andato in onda, The Cage, in italiano Lo Zoo di Talos, ad oggi abbiamo visto diverse nuove serie televisive, tra cui spicca Star Trek: The Next Generation, che fra l’altro ha lo stesso periodo di ambientazione di Star Trek: Lower Decks, ed è di fatto il materiale di partenza primario per mettere in scena questa divertentissima parodia. La differenza tra ogni serie, inclusa l’ultima, controversa e più adatta all’attuale pubblico televisivo, Star Trek: Discovery, di cui parliamo in questa pagina, rientra perfettamente nella filosofia vulcaniana dell’ IDIC, ovvero, Infinite Diversità in Infinite Combinazioni. Non esiste infatti un solo modo per raccontare l’universo di Star Trek, abbiamo ad esempio la via tradizionale del viaggio esplorativo a bordo di una nave, con il fine ultimo di esplorare i rapporti tra i membri dell’equipaggio e la forza che scaturisce dalle loro diversità compensative, come hanno raccontato TNG ma anche Star Trek: Voyager. Ma allo stesso modo abbiamo serie che osano di più e cercano di affrontare i temi della Space Opera in maniera antitetica, pensiamo a Star Trek: Deep Space Nine, dove il geniale Ira Steven Behr, tra i maggiori autori della serie, ha raggiunto picchi di narrazione mai sperimentati prima, grazie anche all’escamotage della Stazione Spaziale, che permetteva di affrontare spesso temi nuovi, con buona pace di Babylon 5, altra serie contemporanea, ed oggi di culto, ideata dal fumettista Joseph Michael Straczynski, che ha molti punti in comune con DS9. Arrivato ad un certo punto poi il franchise ha provato anche la via del prequel, con l’interessante serie Star Trek: Enterprise, che raccontava gli anni mai narrati della nascita della Federazione, purtroppo interrotta bruscamente e conclusa in modo indegno, sempre per colpa dei famigerati ascolti. Il finale inglorioso di Enterprise è citato in maniera diabolicamente geniale da Lower Decks! Anche nel cinema è successo lo stesso, dopo sei film dedicati alla Serie Classica, dal 1979 al 1991, e quattro a TNG, dal 1994 al 2002, si è tentata la via del prequel, ma stavolta con una timeline alternativa per Kirk e compagni, con una trilogia molto criticata dai fan, ma allo stesso tempo di successo presso il grande pubblico, chiamata Kelvinverse. Solo di recente però, dopo la paura di provare di nuovo il terreno televisivo, finita Enterprise, il franchise è tornato in grande stile, dal 2017 ad oggi, con la messa in cantiere di ben cinque serie e mezzo contemporaneamente! Un record mai visto, che è appunto una vera e propria seconda giovinezza per la saga. A Discovery, trasmessa dal 2017, si aggiunge infatti nel 2020 Picard, più tradizionalista, ed ecco ora giungere Lower Decks, a cui seguiranno l’imminente serie sulle avventure del capitano Pike, ed una annunciata serie sulla misteriosa Sezione Trentuno, che è legata al tema ancora poco sviluppato delle Guerre Fredde Temporali. Ma non solo, sta arrivando anche una terza serie animata, stavolta di impostazione per bambini, Star Trek: Prodigy. E il mezzo? Si tratta di una serie di Cortometraggi tratti dalle serie in corso, intitolati Short Treks. Del resto ogni autore vede Star Trek a modo suo. Ne abbiamo davvero per tutti i gusti, ammettiamolo, ormai manca solo una serie culinaria dedicata al talassiano Neelix. Ma non ditelo al produttore esecutivo Alex Kurtzman, e ad Eugene Roddenberry, figlio del creatore della saga, altrimenti potrebbe realizzarla davvero!

Mike McMahan è prima di tutto un vero super appassionato di Star Trek, ed ha realizzato la serie parodica che ogni super fan vorrebbe vedere!

 

Star Trek: Lower Decks, l’autore dietro alla serie

Abbiamo avuto il piacere di sentire a lungo parlare l’autore della serie Star Trek: Lower Decks in occasione del recente Star Trek Day, lunghissima maratona streaming che abbiamo seguito per voi con ciotolone di Pop-Corn e abbiamo raccontato in questa pagina. Ma chi si nasconde dietro l’irriverente serie animata? Una vecchia conoscenza del settore dell’animazione per adulti, ovvero il simpatico Mike McMahan, un nome molto conosciuto, quindi. L’autore ha debuttato nel mondo dello spettacolo come musicista, collaborando giovanissimo alla colonna sonora del film cult demenziale Fusi Di Testa 2, nel lontano 1993,  salvo poi scoprire una vena autoriale umoristica, che sarebbe esplosa esattamente venti anni dopo, con la sua serie più nota, ovvero Rick And Morty. L’autore ha iniziato a farsi conoscere grazie alla sua partecipazione a serie animate come South Park e Drawn Together tra il 2006 ed il 2008, seguite da Out There nel 2013. Ma non solo, Mike ha anche realizzato una fan-opera a cartoni animati che narra una ipotetica ottava stagione di TNG, in chiave umoristica, che trovate sull’account Twitter dedicato alla serie, poi divenuta nel 2015 un libro con tanto di licenza ufficiale della saga. Proprio l’eccezionale lavoro su Rick And Morty e questa assurda parodia hanno convinto Alex Kurtzman a fargli realizzare Star Trek: Lower Decks, anche in vista del fatto che Mike McMahan è un grandissimo fan della saga, ed in particolare di The Next Generation, esattamente come Seth MacFarlane, autore della serie fantascientifica The Orville, altro interessante omaggio alla saga. Il fatto che di recente siano state prodotte due serie fan-oriented, realizzate da fan, che sono comunque grossi professionisti del settore, è un chiaro segno che la saga sia ormai talmente importante che può permettersi di prendersi in giro da sola. L’autoironia è solo per i più grandi.

Il divertentissimo cane realizzato in laboratorio tramite ingegneria genetica da D’Vana Tendi e chiamato, con molta fantasia, Il Cane.

 

Star Trek Lower Decks, dieci gustosissimi episodi

Star Trek: Lower Decks giunge finalmente in questi giorni sui nostri schermi, in Italia come esclusiva Amazon Prime Video, andandosi ad affiancare a Picard, mentre negli Stati Uniti sul canale tematico dedicato a tutte le produzioni CBS e Paramount, ovvero CBS All Access, portando decisamente una ventata di freschezza e folle umorismo nella saga! Risalta ancora di più questa caratteristica soprattutto se la confrontiamo con Star Trek: Discovery, che si prende decisamente troppo sul serio. Diverse visioni, diverse impostazioni. L’idea geniale alla base della serie è quella di raccontare le cose da un punto di vista completamente ribaltato, non più eroici capitani ed ufficiali di alto grado dal ponte della plancia, ma gli ultimi ed insignificanti guardiamarina, che alloggiano nei famigerati Ponti Bassi, che danno il titolo alla serie. Questi novellini trascorrono le giornate svolgendo incarichi tutt’altro che gloriosi, ma spesso ripulendo il nucleo di curvatura dalla sporcizia, lucidando i ponti e sognando di diventare un giorno lontano capitani di una nave tutta loro, dormendo in camerate nei corridoi, piuttosto che in comodi alloggi dotati di ogni confort. I protagonisti della storia sono la ragazza orioniana D’Vana Tendi, che si trova anche al suo primo giorno di servizio sulla nave stellare USS Cerritos, classe California con numero di registro NCC-75567, i  guardiamarina Brad Boimler, Sam Rutherford e soprattutto la ribelle Beckett Mariner, il cui nome è un gioco di parole spassoso, visto che in inglese vuol dire proprio marinaio! Beckett peraltro nasconde un misterioso segreto che nessuno a bordo dovrebbe mai scoprire… D’Vana è spesso accompagnata nelle sue gag da un bizzarro cane mutante realizzato in laboratorio tramite manipolazione genetica chiamato The Dog (Il Cane), che ovviamente fa azioni assurde, assolutamente non canine e cita, in una scena, La Cosa di John Carpenter. Preparatevi, amanti del citazionismo, perché il geniale Mike McMahan ha letteralmente infarcito questi primi dieci episodi di citazioni finissime tratte da sessanta anni di Star Trek e dalla fantascienza in generale, incluso persino in recente film Marvel Thor: Ragnarock. L’equilibrio tra i quattro protagonisti è perfetto, l’ossessiva precisione di Brad si scontra con il modo di fare sopra le righe di Beckett, mentre D’Vana e Sam hanno un rapporto di amicizia fortissimo, che, secondo molti, potrebbe scoccare in una vera e propria storia d’amore spaziale nelle prossime stagioni, ricordando la tenera storia tra William Riker e Deanna Troi sull’Enterprise.

Ci licenzieranno sicuramente!

(Guardiamarina Brad Boimler)

Un citazionismo degno di una fan-serie

Non si tratta solo di avere gli adorati FONT ufficiali di TNG nei titoli di testa. La serie è un vero concentrato di trovate geniali e citazioni continue, troveremo klingon ubriachi, andoriani vestiti con chiodi borchiati, specie inventate extra-canone, ma divertenti, come del resto è strano trovare una orioniana nella flotta stellare. Vengono citati personaggi chiave della saga presi da tutte le serie, tra cui Miles O’ Brien, Janeway, peraltro anche con l’assurdo ibrido anfibio in cui si erano trasformati Janeway e Tom Paris in uno degli episodi più inquietanti di Star Trek: Voyager, malati federali che citano il capitano Pike  dopo l’incidente coi talosiani, nella sua specialissima sedia a rotelle ad impulsi cerebrali, iconica della TOS e già citata da molti altri, tra cui I Simpson, ad esempio, il capitano Jellico, paragonato a un baby-sitter, Wesley Crusher che lavorava con la madre sull’Enterprise, e capirete perché seguendo la serie, ma su tutti prevale il bersagliatissimo Kirk. Non mancano momenti di ironia semplice ma parecchio efficace, come il fatto di trovare diverse multe su una navetta federale parcheggiata in maniera non corretta su un pianeta alieno, o il fatto di doversi occupare del Secondo Contatto con i popoli alieni, battuta che farà cadere dal divano i trekker accaniti. Vengono citati spesso caposaldi della narrazione di tutte le serie, come ad esempio la citazione di Landru dell’episodio cult della TOS Il ritorno degli Arconti, o le Guerre Del Dominio in DS9. Spesso però prevale il genio sopra la citazione stessa, vedere ufficiali superiori che rimorchiano, inconsapevolmente, le sexy ma letali vampire del sale, che si nascondono e appaiono quando non viste, alla Fantozzi durante la dieta nella scenetta delle polpette del Professor Dottor Birkenmaier, o finire per caso nel bel mezzo di un matrimonio tra GORN, mentre un invitato fa le foto col telefono, non ha letteralmente prezzo!! Ma qui si pone anche il problema più grande, quanto la serie potrà essere fruita da un non-trekker? In realtà molto poco, perché l’umorismo citazionistico prevale su quello dell’azione, e richiede spesso necessariamente la conoscenza quasi enciclopedica della saga, siete avvertiti. Una piccola chicca per i fan di Picard e compagni, il titolo della serie Star Treks: Lower Decks è ispirato direttamente dall’episodio TNG 7×15 intitolato in italiano “giovani carriere” ed in inglese esattamente “lower decks”, quindi da considerarsi quasi un episodio zero solo della serie animata.

Tra incarichi di Secondo Contatto, missioni su pianeti ostili e matrimoni Gorn, la vita non è facile per un guardiamarina della Federazione!

 

Bashir: Non avete messo le uniformi con i colori sbagliati?
O’Brien: Ma non sa niente di questo periodo di tempo?
Bashir: Io sono un medico, non uno storico!
Sisko: Ai vecchi tempi gli ufficiali operativi vestivano in rosso, il plotone comando in giallo oro…
Dax: …e le donne praticamente non vestivano.
Bashir: Credo che mi piacerà quest’epoca!

Negli Anni Sessanta a bordo si portavano le minigonne!

Esattamente, l’umorismo di fondo è simile, ma ancora più arguto, allo scambio di battute appena citato, tratto dal celebre episodio Trials and tribble-ations di Star Trek: Deep Space Nine,  in cui Sisko e la sua squadra tornano indietro nel tempo per rivivere un celebre momento del passato in cui Kirk ha a che fare con spie klingoniane travestite e i letali triboli, citando Animaletti Pericolosi. La battuta su un “tribolo per uso personale” da parte di un membro dell’equipaggio della Cerritos, ad esempio, è da antologia. L’anno di ambientazione di Star Trek: Lower Decks è il 2380, Data Stellare 57436.2, se preferite, ma non mancano ovviamente le battute impossibili legate agli “anni sessanta” del secolo, con ovvie frecciatine alla Serie Classica. Nel momento in cui un personaggio si trova circondato dalle lance degli alieni su un pianeta ostile, un grande classico narrativo del periodo TOS, subito si chiede: “ma chi sono Kirk? Siamo negli anni sessanta del 2200???” Allo stesso modo vengono presi in giro anche gli anni ottanta, con frasi ad effetto che ammiccano come “siamo negli anni ottanta (!!!) non abbiamo bisogno di terapia!” Ed il non-sense spesso prevale, vedendo ad esempio alieni che guidano modernissime astronavi ma… brandiscono primitive lance! Il setting è il medesimo di The Next Generation, e quindi eventuali personaggi contemporanei compaiono in genere come si sono visti in quel periodo storico. La prima stagione della serie ha almeno tre comparsate eccellenti, diciamolo subito, di cui una sola svelata nei trailer, che già si conosce, ovvero il ritorno dell’Entità Q, a cui vengono ovviamente fatte battute in stile “noi non siamo Picard, vai a tormentare lui” come già si era sentito in Deep Space Nine nell’episodio Q-Less. Q torna fra l’altro con la voce originale di John De Lancie in inglese, e del doppiatore italiano in Italia! Parlando di doppiatori vale la pena ricordare i nomi delle voci del Belpaese, che corrispondono a quelle di Gianluca Cardinali, Marta Oppecini, Asia Giulia Quarta, Alessandra Brisotti e Stefano Paoletti. Non vi diremo gli altri due personaggi citati, che saranno anch’essi doppiati dagli attori originali, senza fare troppi spoiler, altrimenti i lettori verrebbero, giustamente, con torce, forconi e phaser sotto la redazione di GamesVillage, vi possiamo anticipare che l’ultimo episodio vi farà quasi commuovere. Affezionarsi ai personaggi è decisamente facile, come se li conoscessimo da una vita, anche grazie alla loro ottima caratterizzazione.

La serie ha debuttato ad Agosto negli Stati Uniti e da Gennaio in Italia su Prime Video ed è già stata commissionata una seconda stagione, attesissima. Non vediamo l’ora di sapere cosa succederà ancora di assurdo a bordo dell’ormai leggendaria USS Cerritos.

Star Trek: Lower Decks è un esperimento decisamente riuscito, che riesce a portare una ventata d’aria fresca nella saga, che in sessanta anni di carriera ha sempre offerto prodotti di qualità molto elevata. Allo stesso modo la seconda serie animata del franchise racconta storie divertenti ed al passo coi tempi, dipingendo un affresco parodico ma allo stesso modo rispettoso sia del canone che del nome che porta. Dietro alla serie si nasconde peraltro un grande fan della saga, il talentuoso Mike McMahan, autore anche dell’irresistibile Rick And Morty. Se amate Star Trek, l’umorismo e l’animazione di qualità, Lower Decks diventerà uno dei vostri punti di riferimento.

Voto: 7

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.