Thymesia Recensione: combattimenti frenetici in un universo sfocato

Thymesia

Thymesia è uno di quei tipici titoli che finisce con lo spaccare il pubblico del settore in due macrocategorie: quella che segue assiduamente ogni passo del suo sviluppo e quella che probabilmente non ha mai sentito parlare della sua esistenza. Difficile che si possa cadere in mezzo ai due poli. Si tratta d’altronde di un gioco indipendente, il primo partorito dallo staff taiwanese di OverBorder Studio, di un esemplare dal basso profilo che bazzica ambienti lontani dagli occhi delle masse, ma anche di una creatura videoludica che si è aperta a più riprese alla sfera degli affezionati del genere action, presentandosi con molteplici demo pubbliche al fine di smussare con precisione i suoi molti spigoli.

Le estetiche pseudo-rinascimentale, la propensione per i combattimenti frenetici e le atmosfere goticheggianti occhieggiano senza troppe ambiguità ai prodotti generati da From Software, creando una commistura di elementi che sembrano fondere in un’unica realtà elementi tratti da Dark Souls, Bloodborne e Sekiro. Un presupposto ambizioso, ma che impone anche un criterio di paragone tanto virtuoso quanto inclemente, il quale favorisce e danneggia allo stesso tempo la fruibilità del titolo stesso.

Thymesia: sembra Bloodborne, ma non è

L’intero mondo è stato colpito da una piaga virulenta che infetta animali e creature per trasformarli in esseri semi-senzienti flagellati da costanti fitte di dolore. L’ultimo dominio a cadere vittima della pericolosa pestilenza è il regno di Ermes, un regno che si erge sulla cima di imponenti alberi e che ha saputo sfruttare le sue arti alchemiche per contrastare parzialmente la malattia, ovvero per mutare il sangue infetto in una cura sperimentale. “Ma ovunque ci sia luce, ci sarà anche ombra”, recita sibillinamente la narrazione introduttiva.

Qualcosa dev’essere infatti andato storto. Il mondo vissuto dal protagonista Corvus è un mondo fatto di rovine, pile di cadaveri ammassate sui cigli delle strade e mostri deformi che attaccano a vista chiunque non sia un loro simile. Difficile dire cosa sia successo, anche perché il tetro combattente è incappato nel più classico degli stereotipi videoludici cadendo vittima di una potente amnesia. Anzi, a ben vedere l’intero gioco non è altro che il tentativo di Corvus di rievocare nella propria memoria gli avvenimenti che lo hanno condotto a un presente apparentemente inspiegabile, tuttavia i suoi ricordi sembrano quanto mai offuscati e confusi, se non addirittura inattendibili.

Vari documenti e sporadici confronti dialettici – non sempre doppiati – contribuiscono a fare chiarezza sul come fosse la “normalità” di Ermes prima che tutto andasse a rotoli, tuttavia è chiaro che che dietro a una facciata di rispettabilità covasse qualcosa di profondamente marcio. Alberi che sorreggono il mondo, accademie che fanno mostruosi esperimenti per creare panacee magiche, regnanti corrotti da moti di superbia che li portano a rinunciare alla propria umanità: tutto strilla “From Software”, tuttavia le similitudini sono puramente superficiali, anche perché Thymesia non si attarda troppo nello strutturare una trama, confidando piuttosto che l’attenzione dei gamer sia catalizzata sul sistema di gioco.

Un ninja appestato che non ha memoria delle sue azioni

La trama di Thymesia non brilla per ispirazione, tuttavia è evidente che gli sforzi di OverBoarder Studio si siano concentrati integralmente sul dinamico sistema di combattimento. Corvus ha a sua disposizione un arsenale estremamente semplice – una sciabola, dei coltelli da lancio e un artiglio pestifero –, tuttavia la combinazione dei pochi elementi dell’arsenale si traduce in un sistema di combo frenetico e gratificante

A differenza di titoli omologhi, il protagonista di Thymesia non è gravato da un bacino contenuto di resistenza che ne limita azioni, tutte le sue manovre sono solo ed esclusivamente confinate alle tempistiche d’esecuzione delle animazioni, una peculiarità che enfatizza il ritmo dell’azione, ma che crea anche una danza letale in cui i giocatori dovranno considerare i rischi e i benefici di ogni movimento. Corvus può fare affidamento su di un reattivo sistema di schivate e parate, tuttavia questi meccanismi d’evasione non sono in grado di cancellare gli attacchi già in corso, con il risultato che spesso il giocatore è costretto ad assistere inerme al proprio annichilimento.

Inutile negarlo: la curva d’apprendimento può essere molto ostica. All’inizio di una nuova partita, le abilità di Corvus sono quantomeno limitate, trovare le giuste tempistiche con cui parare un colpo è difficoltoso, spesso non ne vale la pena, mentre l’attacco con artiglio impone fatali momenti di vulnerabilità, sia perché molto lento, sia perché assolutamente inadatto a sostenere una concatenazione di sferzate. Non che sia possibile farne a meno, visto che il titolo impone inclementemente di alternare le strategie di combattimento.

Diario della peste secondo Thymesia

Gli appestati di Ermes potranno anche essere sofferenti, ma la cura deviata che scorre nel loro sangue ha fornito loro immensi poteri di rigenerazione. Sfilettare i propri nemici a spadate contribuisce a vincere uno scontro, tuttavia l’unico modo per assicurarsi che i propri avversari non ripristino la loro salute è quello di “cauterizzare” le loro ferite attingendo al potere della peste. Si tratta di un evidente escamotage tecnico per rendere più dinamica l’esperienza di gioco, ma è inutile negare che gli effetti finali possano essere frustranti, soprattutto quando si è immersi in una battaglia che coinvolge molteplici bersagli.

A parziale riscatto dell’artiglio subentra il fatto che questi possa essere sfruttato per eseguire attacchi speciali rubati ai propri nemici o sviluppati per vie traverse raccogliendo componenti dalle spoglie avversarie. Si tratta di colpi ad uso singolo o a consumo energetico che possono manifestare armi pestilenziali al fine di eseguire un singolo assalto. Stiamo parlando di magli, lance, alabarde, fruste, spadoni e molti altri strumenti di morte che, pur non essendo estremamente utili, possono garantire una certa dose di versatilità nelle proprie prospettive belliche.

Sebbene i primi minuti di gioco siano spietati, la gravità della situazione va a stemperarsi man mano che si investono gli immancabili punti esperienza nei vari rami della schermata d’avanzamento. Così facendo è possibile prolungare le proprie combo, accumulare potenziamenti e affinare i talenti consolidati, con l’effetto desiderabile di trasformarsi strada facendo in una macchina da guerra che assume le sembianze di una spirale di sciabolate.

Progredendo con l’esplorazione dei livelli i gamer hanno dunque l’occasione di sbloccare tre differenti sistemi di cura, ognuno dei quali può vedere la propria efficacia incrementata dal dispendio di punti dedicati o dall’aggiunta di ingredienti da speziale recuperati direttamente sul campo. La gestione di simili intrugli non impatta sulla giocabilità in maniera significativa, tuttavia vale comunque la pena farne menzione, se non altro perché è l’elemento più vicino all’alchimia a cui si dedica il cupo protagonista.

Un prodotto non nuovo, un prodotto ingenuo

Pur senza malizia, bisogna riconoscere che Thymesia sia un prodotto in cui il sistema di combattimento – divertente, ma imperfetto – si consuma in un universo dotato di un immaginario derivativo e poco coerente. Il regno di Ermes non è un paese vivo e sfaccettato, ma una serie concatenata di “ring” smisurati e sconclusionati in cui far cagnara. I livelli sono pieni di vicoli di ciechi e di zone morte, di aree troppo grandi per il tipo di architettura a cui gli autori hanno fatto riferimento, di scorciatoie che non servono a nulla. Si tratta per di più di scelte consapevoli, condizionate dal fatto che il sistema di telecamere non sia troppo competente nel seguire l’azione e che le mappe delle missioni principali vengano riciclate per eventi secondari caratterizzati da leggere alterazioni urbanistiche.

La “regia” viene dunque resa sciatta da alcune carenze tecniche, tuttavia il problema maggiore scaturisce dalla colonna sonora, la quale poco si sposa con il sistema di combattimento progettato. Se questo vi sembra un dettaglio minore è perché avete avuto la fortuna di sperimentare sulla vostra pelle dei videogame che hanno integrato bene le musiche ai gameplay. Che si tratti di Sekiro (qui la nostra recensione) o di Bloodborne, gli scontri epici intessuti da From Software si vestono di sottofondi orchestrali il cui ritmo mima la cadenza degli attacchi dei nemici da affrontare, una sottigliezza che crea un profondo senso di immersione e amplifica subdolamente la reattività del giocatore. OverBorder Studio non è stato in grado di emulare una simile raffinatezza, quindi le battaglie più impegnative trasudano un senso di imprecisione e caos che aumenta a dismisura la frustrazione subita nei momenti più ostici. Aggiungeteci il fatto che i boss sono sempre accompagnati da un video introduttivo – che può essere saltato – ed avrete la ricetta perfetta per il rage quit.

Piattaforme: PC, PS5, Xbox Series X|S
Sviluppatore: OverBorder Studio
Publisher: Team17
Data d’uscita: 18 agosto 2022

Thymesia è un’esperienza dolceamara. Per essere un titolo di debutto programmato da un gruppo di sviluppo neofita è assolutamente degno di nota, ma come prodotto videoludico difficilmente riesce ad emergere dalla folla. Non offre nulla che lo renda superiore ai competitor del settore, in più il suo debutto cade in un periodo in cui deve contendersi lo spazio con videogame dal profilo decisamente superiore. OverBorder Studio si è dimostrato molto competente nel rispettare i riscontri ottenuti dai giocatori che si sono prestati alle demo, la giocabilità del titolo finale è migliorata notevolmente rispetto alle versioni precedentemente divulgate, tuttavia manca la presenza di un genio creativo capace di offrire una visione artistica e contenutistica che sia consapevole. Thymesia emula molti contenuti di valore, ma sembra non comprendere il senso profondo degli elementi che inscena, con il risultato che l’avventura proposta, per quanto piena di alchimia, sia priva di magia.

VOTO: 6.4