Strange World – Un Mondo Misterioso Recensione: Il mondo sommerso dei legami

Strange World - Un Mondo Misterioso

Searcher Clade (voce di Marco Bocci nella versione italiana e Jake Gyllenhaal in quella originale) è un agricoltore provetto che, assieme alla sua amorevole famiglia – il giudizioso figlio Ethan, la tenace moglie Meridian, e il super-cagnolone a tre zampe Legend – gestisce e fa prosperare la sua terra così come anche l’intero mondo di Avalonia grazie alla miracolosa pianta del Pando in grado di generare energia, e scoperta molti anni addietro proprio da Searcher durante la missione in cui suo padre Jaeger Clade (Francesco Pannofino per la voce italiana e Dennis Quaid per quella originale), deciso a esplorare la vita su quel mondo oltre le altissime vette, scomparve nel nulla. Eppure, al netto del suo passato, la vita presente di Searcher sembra un idillio famigliare pieno di grande attitudine e buoni sentimenti. E, proprio come lui, anche Ethan è destinato a diventare agricoltore e percorrere le orme del genitore. O, forse, no? Improvvisa, la notizia di una probabile infestazione della pianta del Pando e delle disastrose potenziali conseguenze su Avalonia porterà Clade a vestire ancora una volta i panni dell’esploratore e a creare un ponte con un ignoto mondo sotterraneo luccicante e misterioso, e con un passato che sembrava oramai remoto, un vero e proprio mondo sommerso dei legami. Il mondo di Strange World – Un Mondo Misterioso!

Strange World - Un Mondo MisteriosoStrange World – Un Mondo Misterioso: In armonia con l’ambiente

Per il suo 61esimo Classico, la Disney sforna un’opera perfettamente plasmata nel mondo contemporaneo che include tutti i temi più caldi dell’attualità, dalla cura per l’ambiente all’inclusività a tutto tondo passando per l’identità di genere e le questioni più ever-green come i controversi rapporti genitori-figli e il difficile processo di cambiamento legato allo stato d’adolescenza e dintorni. Per la regia di Don Hall, premio oscar per Big Hero 6, e su sceneggiatura di Qui Nguyen (già autrice di Raya e l’ultimo drago), l’ultimo lavoro di casa Disney è un affresco colorato e variegato che s’immerge, tra fantasy, avventura, e sci-fi, per andare dritto al cuore delle cose, degli organismi, delle persone, mobilitarne il confronto e, possibilmente, riportare in emersione il concetto di vivere in armonia con l’ambiente circostante (che siano piante, animali o persone, poco importa), come insegna l’avanguardista gioco di carte del film e protagonista di una delle scene più divertenti. Messaggio quindi forte che passa attraverso la solita sfilza di tensioni/scontri funzionali all’elaborazione e alla presa di coscienza, quella di Strange World è una missiva che viaggia implicitamente attraverso il cambio di prospettiva (sociale, generazionale, situazionale) virando attraverso mondi diversi ma attigui che sono prima ordinati e funzionali poi scombinati, bizzarri e bellissimi, e contrapponendo dunque, all’interno del suo grande percorso di scoperta e riscoperta, anche i concetti opposti ma complementari di calma e caos.

Strange World - Un Mondo MisteriosoEredità e sostenibilità

Prendendo spunto dall’iconico gioco di carte che appassiona Ethan e la sua comitiva, Strange world si fa analogamente portavoce di un mondo nuovo e “pacifico” dove il cambio di prospettiva ci induce a vedere ogni cosa da un lato, ma necessariamente anche dall’altro. Searcher, come poi suo figlio all’interno di un processo esistenziale quasi fisiologico, cercheranno di imporre la propria volontà di differenziazione rispetto ai rispettivi ideali paterni scoprendo poi che, in realtà, una qualche vocazione e connessione ci riporta sempre alle radici, alle nostre origini, e che inglobare con cognizione di causa è (forse) più utile del tagliare fuori a prescindere. Similmente, questo strano mondo ci mostra anche come quella che può sembrare una pianta infestata, può rivelarsi a sua volta agente infestante se vista all’interno del ben più esteso organismo di cui fa parte. Più che territori inesplorati, dunque, il nuovo film Disney ci parla di territori già noti ma da osservare con occhi diversi; ci parla di mondi luccicanti e gelatinosi (rappresentati dal simbolico Splat) che fanno da sfondo alle missioni di scoperta, rivoluzione adolescenziale e ai conflitti generazionali, per poi mutare in luoghi nuovi senza “cattivi”, dove ognuno collabora attivamente per la serena esistenza del prossimo. Mondi forse un po’ troppo idilliaci che facciamo fatica a scorgere e immaginare nelle nostre comunità reali, ma che l’universo strano e fantastico di strange world ci illustra e ci pone come unici mondi possibili in un probabile futuro “Eredità è costruire un presente che sia un regalo per il nostro futuro”.

Giunta al traguardo del suo 61° classico, la Disney presenta la sua ultima fatica Strange World, puro e godibile mix di fantasy, avventura, e sci-fi che cavalca molti temi caldi e universali tra cui accettazione, inclusività, identità di genere, conflitti generazionali, sostenibilità, e non solo. C’è quindi molta carne al fuoco in questo nuovo classico per bambini firmato dal regista premio oscar Don Hall e firmato dalla penna di Qui Nguyen. Si parla di un mondo stratificato (realmente e concettualmente) dove ogni tematica trova un suo livello di elaborazione ma non sempre la sua giusta profondità d’espressione. Perché se da un lato questo nuovo e originale classico disneyano porta alla ribalta tutta una serie di doverose argomentazioni del mondo presente (e futuro) è pur vero che, considerato anche il target di riferimento, c’è un contrasto forte tra l’eccessiva complessità e congettura di alcune elaborazioni (mondi metaforici e riflessioni esistenziali che tengono a inseguirsi in un sottile gioco di scatole cinesi) e l’aspetto didascalico, talvolta frettoloso, di alcune conclusioni operate dal film in direzione del grande messaggio finale. Resta in ogni caso un’opera godibile, dall’immaginario potente e pieno di wonder (meraviglie in senso stretto e lato), che avrebbe forse potuto inserire meno e osare di più per raggiungere, complessivamente, la forza di un grande classico davvero indimenticabile.

Voto: 6.5